Il prossimo 14 agosto arriverà anche nelle sale italiane Ant-Man and the Wasp, il sequel di Ant-Man sempre diretto dal bravo Peyton Reed, precedentemente dietro la macchina da presa di pellicole come Yes, Man e Abbasso l'amore. Il film, già uscito in America all'inizio di luglio, si colloca temporalmente subito dopo Captain America: Civil War e ci racconta come Scott Lang (Paul Rudd) è evaso dal Raft, rispondendo a una domanda che si sono posti un po' tutti, e cioè: dove diavolo era Ant-Man mentre gli Avenger combattevano le forze di Thanos in Avengers: Infinity War? Ant-Man 2, infatti, si svolge poco prima e parallelamente al mega crossover Marvel. Nonostante ciò, il produttore Kevin Feige ha affermato che questa storia avrà ripercussioni molto importanti sul futuro del Marvel Cinematic Universe.
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Ad affiancare Ant-Man in questa avventura ci saranno ancora una volta il mentore Hank Pym (Michael Douglas) e sua figlia Hope (Evangeline Lilly). Sarà proprio Hope a indossare il costume di Wasp e a diventare una supereroina come sua madre, Janet van Dyne (Michelle Pfeiffer), rimasta intrappolata nel Regno Quantico molti anni prima. Anche in questo caso, Disney e Marvel hanno riadattato pesantemente il materiale originale per riscrivere la storia di questi eroi secondo canoni nuovi, moderni e cinematografici. Trasporre cinquant'anni di fumetti non è certo un'impresa facile per tanti motivi, ma nel caso di Ant-Man deve essere stato ancora più difficile: la storia di questo alias è davvero molto complicata e si porta dietro una pesante eredità...
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Ant-Man nei fumetti: nome per tre eroi
Prima di tutto, è importante capire che nella lunga storia editoriale degli Avengers - quelli della cosiddetta Terra-616, cioè la realtà di riferimento nell'universo fumettistico Marvel - di Ant-Man ce ne sono stati almeno tre.
Il primo, naturalmente, è stato Hank Pym proprio come nei film. La sua prima apparizione risale addirittura al numero 27 di Tales of Astonish, uscito nel 1962: in questa breve storia in sette pagine, Stan Lee, Jack Kirby e Larry Lieber raccontavano l'avventura di uno scienziato capace di rimpicciolirsi. Ant-Man divenne un eroe ricorrente nella collana e nel 1963 fu affiancato dalla sua assistente Janet van Dyne, l'eroina Wasp.
Nel 1963 Marvel pubblicò il primo numero della collana The Avengers: Hank e Janet erano tra i fondatori. Nel corso della sua carriera di Avenger, Hank ha cambiato identità tantissime volte, diventando Giant-Man dopo aver imparato a ingigantirsi, quindi Golia e poi ancora Calabrone.
Ricorrendo a sempre più esperimenti e artifici per sentirsi all'altezza delle divinità e dei superumani nella squadra, Hank cominciò a soffrire un lungo esaurimento nervoso che culminò nello storico numero 213 di The Avengers del 1981, quando Hank schiaffeggiò violentemente Janet. All'epoca, infatti, Hank stava costruendo il robot Ultron (nei film è Tony Stark a costruirlo insieme a Bruce Banner, ricordate?) con l'intenzione di fargli attaccare i Vendicatori, salvo poi sconfiggerlo da solo perché conosceva il suo unico punto debole. In quel modo, i suoi compagni avrebbero perdonato i suoi errori e lo avrebbero riaccolto a braccia aperte. Quando Janet lo scoprì, Hank la allontanò con una sberla. Lo scrittore Jim Shooter, in seguito, dichiarò che il disegnatore Bob Hall aveva frainteso la sua sceneggiatura: Hank avrebbe dovuto colpire Janet per sbaglio. Nonostante ciò, quella vignetta segnò per sempre la storia editoriale del personaggio. A distanza di quarant'anni, il primo Ant-Man è ancora ricordato come "il supereroe che picchiò sua moglie", benché nel frattempo abbia avuto mille occasioni di redimersi.
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Forse è anche per questo che Disney ha scelto di concentrarsi su Scott Lang nel Marvel Cinematic Universe. Il personaggio compare per la prima volta nel numero 181 di The Avengers, firmato da David Michelinie e John Byrne nel 1979. Scott era un ex ingegnere esperto in elettronica nonché uno scassinatore col cuore d'oro: dopo aver scontato qualche anno in prigione, fu assunto da Tony Stark per progettare i sistemi di sicurezza della base dei Vendicatori. Nel frattempo sua figlia Cassie si era ammalata e l'unico medico in grado di aiutarla era stata rapita dagli scagnozzi di Darren Cross. Scott decise quindi di rubare l'uniforme di Ant-Man e prendere la situazione in pugno: dopo aver salvato la dottoressa Sondheim e aver guarito Cassie, Scott restituì la tuta a Hank Pym e promise di costituirsi, ma il primo Ant-Man gli concesse di tenerla e di usarla soltanto per il bene. Scott diventò quindi il secondo Ant-Man e si unì agli Avengers, vivendo numerose avventure, nonché morendo e resuscitando nel giro di qualche anno come ogni supereroe che si rispetti.
È chiaro che l'alias di Ant-Man o di Giant-Man, col tempo, ha finito col rappresentare personaggi moralmente ambigui o discutibili, come se il titolo fosse destinato a supereroi sul confine tra il bene e il male. Non è un caso, infatti, che Marvel abbia lanciato, nel 2006, una nuova testata intitolata The Irredeemable Ant-Man: in questa serie, cancellata dopo soltanto una dozzina di numeri, è Eric O'Grady, un agente dello S.H.I.E.L.D. creato da Robert Kirkman e Phil Ester, a indossare la tuta di Pym. O'Grady ci si imbatte quasi per caso e, mosso da vili ambizioni personali, la sfrutta per commettere furti o sedurre giovani donne. Questa incarnazione di Ant-Man voleva essere irriverente, certo, ma anche dimostrare che si può essere persone migliori di quel che si è. Eroi, per così dire.
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Il futuro di Ant-Man nel Marvel Cinematic Universe
Le foto di scena rubate sui set del prossimo film dedicato agli Avengers - lo vedremo soltanto il prossimo maggio, dopo Ant-Man and the Wasp e poi Captain Marvel - rivelano che l'Ant-Man cinematografico avrà un ruolo importante, se non addirittura determinante, nell'ultimo capitolo di quella che ormai viene comunemente considerata la prima generazione del Marvel Cinematic Universe. Il film di Peyton Reed ha avuto un buon successo, incassando più di 500 milioni di dollari in tutto il mondo: il sequel che arriverà nelle nostre sale tra pochi giorni servirà a stemperare un po' i toni tetri con cui ci ha lasciato Avengers: Infinity War qualche mese fa. Più orientato verso la commedia, Ant-Man and the Wasp promette di stabilire alcuni concetti chiave che avranno importanti ripercussioni sul futuro degli Avengers e dei supereroi cinematografici Marvel. Occhi aperti e orecchie tese, insomma, perché il segreto per salvare l'universo che Thanos ha lasciato in rovina potrebbe anche nascondersi nel Regno Quantico...