Che Leos Carax sia un regista folle e visionario lo sappiamo da tempo. Il suo precedente film, Holy Motors (2012), è oggi giustamente considerato uno dei film più importanti e rivoluzionari dello scorso decennio, ma all'epoca divise e lasciò interdetto il pubblico internazionale del Festival di Cannes. La stessa cosa che sta avvenendo anche per questo Annette, film che arriva a ben nove anni di distanza dal precedente e che ha avuto l'onore di aprire il festival di Cannes più atteso e discusso di sempre. Il motivo è sempre lo stesso, il cinema di Carax è coraggioso e sorprendente, ricchissimo di idee ma spesso scarno di risposte e spiegazioni; proprio per questo rappresenta una merce sempre più rara, quel "cinema vero" a cui spesso si fa riferimento in contrapposizione all'offerta di oggi sempre più standardizzata. Quel cinema in grado di strabiliarci e destabilizzarci più e più volte nel corso di due ore. Come vedremo nella recensione di Annette, il suo ultimo film è tutto questo. Magari non un grande film, non quello che ci saremmo aspettati visti i prestigiosi nomi sul cartellone, ma è comunque uno di quei film da vedere in sala e continuare a rimuginare/commentare per giorni, magari anche incazzandoci per le sue tante imperfezioni.
Un musical, anzi un'opera che vuole lasciare senza respiro
La Annette del titolo arriva solo a metà film, ed è la figlia dei due protagonisti, una bambina davvero speciale. Prima facciamo la conoscenza di Henry McHenry (Adam Driver), un comico dal temperamento aggressivo che si che si fa chiamare The Ape of God ("Scimmia di Dio"), e Ann Defrasnoux (Marion Cotillard), dolce soprano amatissima dal pubblico e dai media. Insieme formano una coppia bizzarra e da copertina, tormentata dai paparazzi, ma sinceramente innamorata. Questo finché non arriva appunto la bambina del titolo ed Henry comincia a sentire il peso della propria (in)felicità e a sfogare la sua frustrazione prima sul pubblico e poi sulla famiglia.
Come si può evincere facilmente già dalla trama o da pochi minuti della pellicola, Annette non è un musical come tanti altri, di certo non di quelli gioiosi, ricchi di sequenze che ti fanno venire voglia di cantare o ballare. A dirla tutto non è nemmeno un musical nel senso stretto del termine, visto che balli o coreografie quasi non ce ne sono. Si tratta, più che altro, di un'opera a metà tra il rock e la lirica, da seguire in religioso silenzio. Se non addirittura, come ci chiede lo stesso regista all'inizio del film, trattenendo il respiro dall'inizio alla fine. Perché i temi che tratta sono propri del cinema d'autore ancor più di quelli di genere: fama, depressione, malessere esistenziale, tormento e rabbia. Ed è proprio in questo ricercato contrasto che Annette fallisce, ma al tempo stesso ci regala i suoi momenti migliori.
Cannes 2021: Annette, film di Leos Carax con Marion Cotillard e Adam Driver, in apertura
Un direttore d'orchestra bizzarro e "distratto"
Una delle scene che più ci ha colpito in questo Annette, e che siamo certi ci porteremo a lungo dentro, ha come protagonista Simon Helberg, l'Howard Wolowitz di The Big Bang Theory: qui interpreta un conduttore d'orchestra e a metà film, nel bel mezzo di un concerto, ha l'onere e l'onore di raccontare a noi spettatori quanto è accaduto ai personaggi in seguito ad un drammatico incidente. Mentre parla la macchina da presa gli gira attorno, in maniera sempre più veloce e vorticosa, tutto in piano sequenza. Mentre parla, per ben tre volte chiede scusa ai suoi interlocutori (noi spettatori) perché deve concentrarsi sui musicisti che ha davanti ed è così che la musica prende il sopravvento e il discorso si interrompe. Tutto questo mentre la macchina da presa continua a roteare.
Si tratta di una scena di raccordo tra la prima e la seconda metà del film, girata e interpretata magistralmente, che però sembra in qualche modo rappresentare l'intero film. Perché guardando Annette si ha spesso la sensazione che lo stesso Carax abbia troppe cose da gestire contemporaneamente e si faccia ogni tanto distrarre da un singolo elemento, perdendone di vista altri. Al contrario del personaggio interpretato da Helberg, Carax non sembra mai riuscire a trovare il giusto equilibrio ed è proprio per questo motivo che il film pare vivere di tantissimi grandi momenti, in parte merito delle interpretazioni degli attori, ma spesso figli di intuizioni registiche davvero brillanti.
Nel suo insieme, però, Annette delude a causa della troppa ambizione e di quell'anima musical che non sembra decollare mai. A partire dalle musiche e dai testi a cura degli Sparks, poco convincenti e soprattutto troppo ripetitivi, poco valorizzati anche dal canto non troppo convinto dei protagonisti e dal continuo passaggio, in presa diretta, tra recitazione e canzoni. Anche in questo caso è la visionarietà di Carax a fare la differenza, come per quanto riguarda la scena di sesso che vede Driver la Cotillard impegnati in un cunnilungus (senza smettere di cantare però) o nella brillante overture metacinematografica in cui tutti i personaggi, compreso il regista stesso, si preparano alle riprese del film cantando per strada insieme all'intera troupe. Tutto questo, insieme all'emozionante finale che non vi sveliamo, è quello che ci rimarrà di Annette e quello che ci aspettiamo da un genio folle quale è Carax. Se basterà per consegnarlo alla storia del cinema com'è stato per Holy Motors nove anni fa è tutto da scoprire, ma d'altronde è proprio questa imprevedibilità a rendere particolarmente eccitante il cinema dei visionari.
Conclusioni
Nella recensione di Annette abbiamo espresso molte perplessità sul nuovo film di Leos Carax e sul suo essere un'opera rock piuttosto debole da un punto di vista musicale. Speriamo però che vi sia arrivata anche l'ammirazione per questo grande regista e l'entusiasmo di aver potuto comunque assistere ad un film bizzarro e coraggioso, che rischia tantissimo e costringe anche i suoi interpreti a fare altrettanto. Perché se è vero che Annette è un film profondamente imperfetto e sbilanciato, è anche uno di quelle opere in grado di farti sognare dalla prima all'ultima scena e ricordare così l'essenza stessa del cinema.
Perché ci piace
- Il cinema di Leos Carax è visionario, immaginifico e ricco di trovate geniali: diverse sequenze sono davvero difficili da dimenticare.
- Le interpretazioni dei protagonisti sono a tratti molto convincenti...
Cosa non va
- ... ma in alcuni casi soffrono per la scarsa profondità della sceneggiatura e della caratterizzazione dei personaggi.
- Musiche e testi ripetivi e deludenti, nonostante il coinvolgimento del duo di culto degli Sparks.