"La qualità ha rotto il cazzo".
Come per tante cose, Boris ci aveva anticipato una dura e amara lezione. Una lezione che ci è stata ricordata nell'ultimo paio di mesi guardando l'andamento di Andor, la più recente serie tv del franchise di Star Wars su Disney+, nel confrontare il livello qualitativo, crescente e apprezzato alla quasi unanimità da noi addetti ai lavori, con l'effettiva risposta da parte del pubblico della piattaforma di casa Disney. Per questo ci viene da dire, mettendoci anche noi nel mucchio e includendoci in un plurale ampio e generalizzato, che "meritiamo Jar-Jar Binks!" e quelle derive più semplicistiche o superficiali del mondo Star Wars.
Ma sia chiaro, non ce l'abbiamo col buffo personaggio creato a fine anni '90 da George Lucas (o forse sì, un po' ce l'abbiamo con lui, perché era una primissima avvisaglia di qualcosa che poteva degenerare), anche perché la componente più leggera è insita nel modo Star Wars, ma può essere inserita e rappresentata con diversi gradi di compiutezza e ce lo insegna quell'instant cult che è stato Baby Yoda. Quello che dispiace è vedere che la qualità di scrittura e l'approccio maturo di una serie come Andor non siano bastati a darle l'importanza e visibilità che avrebbe meritato... almeno nell'immediato.
Opportunità che potrebbero sfumare
La speranza è che altro pubblico scopra Andor a seguire, ora che è terminata e disponibile su Disney+, anche in vista della seconda stagione. Una speranza che va al di là del mero apprezzamento e riconoscimento per questa produzione, perché il timore è che questa risposta tiepida da parte degli utenti della piattaforma possa tradursi in una mancanza di coraggio futura. D'altra parte non sarebbe così insensato, perché è naturale inseguire il guadagno e la soddisfazione nel senso più ampio e astratto possibile: lo fanno gli animali, lo facciamo noi esseri umani in generale, lo fanno imprenditori e produttori nel ripercorrere le vie più sicure e fruttuose. Si (in)seguono le risposte positive da ogni punto di vista e non ne faremmo una colpa se in futuro, a fronte di una risposta positiva per determinati film e serie, si decidesse di evitare le vie che hanno portato a risultati più scadenti in termini di attenzione e feedback da parte degli utenti.
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Inseguire un fandom tossico
L'importante, però, è saper valutare e capire con attenzione quali sono i segnali che ci stanno dando gli spettatori, perché una possibile deriva è ritrovarsi a inseguire i dettami rabbiosi e insensati di un fandom tossico. Ma la speranza è che il caso di Episodio IX sia servito da lezione in tal senso, con un capitolo finale della nuova trilogia modificato in corsa dopo la reazione eccessiva a quanto messo in campo da Rian Johnson nel capitolo precedente. Un film forse imperfetto, ma coraggioso e sfidante, che ha diviso al punto da far fare marcia indietro ai vertici LucasFilm, finendo per fare ancora più danni nel cambiare piani e cercare un rifugio apparentemente sicuro in quel J.J. Abrams che aveva rilanciato la saga con Il risveglio della Forza. Quello è un caso da non ripetere, quella una mancanza di coraggio che un brand importante come Star Wars non può permettersi di avere per il futuro.
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Star Wars può raccontare storie mature?
Andor non ha subito una levata di scudi pari a Gli ultimi Jedi, è però passata fin troppo sotto silenzio per essere un tassello di qualcosa di ampio e glorioso come la saga creata da George Lucas. Troppo per la qualità messa in campo, troppo rispetto al confronto con quanto venuto prima, a cominciare dalle delusioni e critiche per The Book of Boba Fett e Kenobi. O forse proprio per quelle? La disattenzione e disaffezione per Andor possono essere figlie di questi ultimi titoli meno riusciti? O forse è la maggior maturità di temi e situazioni della nuova serie ad aver scoraggiato gli spettatori? Star Wars è un universo, una galassia lontana lontana che può far da sfondo a vicenda di ogni tipo, capaci di coinvolgere spettatori di fasce d'età ed esigenze diverse, come anche l'esperimento animato di Star Wars: Visions ha dimostrato. Ci rifiutiamo di accettare che possa essere una maggior maturità di temi ad aver frenato l'ottimo lavoro di Tony Gilroy, perché se così fosse non potemmo far altro che ribadire il concetto espresso nel titolo: meritiamo Jar-Jar Binks e tutta la superficialità e banalità che questi elementi più leggersi si portano dietro.