Ancora più bello, la recensione: La favola continua

La recensione di Ancora più bello, secondo capitolo della saga adolescenziale iniziata con Sul più bello. La regia passa da Alice Filippi a Claudio Norza, che ne raccoglie l'eredità rispettandone l'impostazione pop e le spinte innovative.

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Ancora più bello: Ludovica Francesconi e Giancarlo Commare in una scena

Stravagante, colorato, pop. È il mondo di Marta, la protagonista imperfetta, svagata e surreale, affetta da una malattia rara, che abbiamo imparato a conoscere in Sul più bello, la prima parte di una trilogia scritta da Roberto Proia e destinata, almeno a giudicare dall'apprezzamento di critica e pubblico, a segnare un nuovo passo nel teen drama di casa nostra. Ironico, brillante e con una regia, quella dell'esordiente Alice Filippi, che ne valorizzava le atmosfere a metà tra fumetto e favola. Un'eredità che, nel sequel (quello di cui vi parleremo in questa recensione di Ancora più bello in sala dal 16 settembre) viene abilmente raccolta da Claudio Norza, scelto per dirigere anche l'ultimo capitolo del franchising.

Il regista entra nel progetto rispettando quel mix di pop, favola e gag da cartoon che hanno fatto il successo di Sul più bello. Il film nel complesso è la riconferma di una ricetta vincente, tra continuità con la tradizione del genere e spinte innovative, operazione che agli americani riesce particolarmente bene da anni (basti pensare a Quel fantastico peggior anno della mia vita).

Il ritorno di Marta tra pop, romanticismo e cartoon

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Ancora più bello: Giancarlo Commare in una scena del film

La storia di Ancora più bello riparte esattamente dodici mesi dopo la conclusione del primo episodio, che come ogni favola si concludeva con un "vissero felici e contenti" con tanto di matrimonio a coronare l'amore tra Marta (Ludovica Francesconi) e Arturo. Ma "sul più bello" la magia è finita, perché "in amore gli opposti si attraggono ma alla fine si lasciano", dice all'inizio del film la voce fuori campo della protagonista con il disincanto e la schiettezza che la contraddistinguono. È passato un anno che le è sembrato "interminabile e dannatamente uguale", se non fosse stato per la fine della relazione con Arturo, con il quale non ha funzionato, anzi ci tiene a ribadire che "l'ho mollato io!". La mucoviscidosi che sembrava averle dato una tregua, torna a essere centrale: Marta continua a conviverci con il solito ottimismo, ma per la prima volta la vedremo sempre in compagnia del sondino che la aiuta a respirare e della bombola di ossigeno a tracolla, diventata ormai un accessorio indispensabile. Mentre il capitolo uomini è tutt'altro che chiuso: a farle dimenticare il bell'Arturo, ci penserà Gabriele (Giancarlo Commare), riccioli ribelli, alto, magro, "senza neanche l'ombra di un muscolo", un ragazzo "meravigliosamente normale", un po' clown ma con l'aria da bohémien. Diplomato all'Accademia Albertina di Belle Arti è un aspirante scenografo; quando lo vediamo per la prima volta insieme alla protagonista, lui e Marta sono già una coppia che presto dovrà fare i conti con una relazione a distanza, dopo che a Gabriele è stato offerto un lavoro a Parigi dove si trasferirà per dieci mesi.

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Ancora più bello: Ludovica Francesconi in una scena del film

Ad affiancarla tornano gli amici di sempre Federica (Gaja Masciale) e Jacopo (Jozef Gjura), che in questa seconda parte della trilogia avranno più spazio: lei abbandonerà momentaneamente i tavoli da poker per un nuovo ingaggio in un'azienda di informatica, lui si iscriverà a una chat di incontri Sbavo e prenderà una sbandata per un rider calabrese trapiantato a Torino. Tra le varie sottotrame trova spazio anche quella di una bionda influencer, Rebecca, protagonista di una storia clandestina - pena la sua credibilità social - con lo sfigato di turno.
Intanto mentre Marta viene messa a dura prova dalla lontananza da Gabriele, a sparigliare le carte arriverà la notizia di un donatore compatibile.

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Ancora più bello: Ludovica Francesconi e Giancarlo Commare in un momento del film

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Il cast tra new entry e riconferme

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Ancora più bello: Ludovica Francesconi in un momento del film

Si ricompone in gran parte il cast di Sul più bello: Ludovica Francesconi si conferma una rivelazione e con la sua semplicità, il caschetto alla Amelie e gli occhi sognanti, riesce a rendere meravigliosamente naturale ogni parola; i suoi due angeli custodi, l'anima queer del film, continuano ad avere il volto di Jozef Gjura e Gaja Masciale. Perfettamente a loro agio nei panni di Gabriele e Rebecca anche le new entry Giancarlo Commare e Jenny De Nucci che il pubblico adolescenziale conosce ormai bene: il primo per aver interpretato Edoardo Incanti in Skam Italia, la seconda per aver debuttato ne Il collegio ed essersi poi fatta strada tra teatro, cinema e tv, con un seguito di un milione e trecentomila followers su Instagram.

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Ancora più bello: un'immagine del film

Dalla favola alla scoperta della realtà

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Ancora più bello: Ludovica Francesconi durante una scena

Ancora più bello mantiene con la prima parte della trilogia una continuità: nei colori, nei toni leggeri e insieme favolistici, in alcune suggestioni estetiche che ricordano Jeunet o certe geometrie alla Wes Anderson. Claudio Norza prosegue la destrutturazione del genere, se ne prende gioco smontandone i cliché e declinandoli in chiave ironica, ma non sono pochi i passaggi in cui cede un po' troppo ad una regia convenzionale. Un sequel forse meno pop, che apre alle storie secondarie (la questione di genere, le molestie sul luogo di lavoro, il lato più oscuro dei social) rischiando di perderle per strada e in cui la realtà inizia a prendere il sopravvento: una risata non basterà da sola ad allungare la vita e Marta che fino a questo momento ne ha fatto scorta ("Ogni volta che saliva una botta di realtà la rimandavo giù con una risata"), adesso per la prima volta imparerà che avere paura è sano. Fine della favola? Lo scopriremo nel prossimo capitolo, come lascia presagire la conclusione di questo secondo episodio: to be continued...

Conclusioni

Concludiamo la recensione di Ancora più bello ribadendo nel complesso la buona riuscita di un’operazione che rischiava di deludere le aspettative create con un primo brillante capitolo. Il cambio in cabina di regia si avverte, ma non al punto da inficiare i risultati fino ad ora raggiunti, ridando linfa al genere del teen drama nel panorama italiano. L’intuizione di Claudio Norza, che raccoglie l’eredità dell’esordiente Alice Filippi, è quella di inserirsi nel progetto in punta di piedi garantendo una continuità di toni e scelte estetiche. Ludovica Francesconi torna nei panni dell’eroina protagonista e ancora una volta si conferma un concentrato di raffinatezza e senso artistico. Tenetela d’occhio.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Il passaggio di testimone da Alice Filippi a Claudio Norza alla regia non tradisce lo spirito della saga mantenendo quel mix di pop, favola e cartoon che hanno fatto il successo del primo film.
  • Continua il gioco con la destrutturazione del genere e la declinazione dei suoi codici in chiave ironica.
  • Ludovica Francesconi si conferma la vera rivelazione del film, capace con il suo incedere fumettistico, gli occhi sognanti e il caschetto alla Amelie di regalarci i momenti più genuini del film.

Cosa non va

  • Lo spazio concesso alle storie secondarie rischia di mettere a fuoco troppe tematiche insieme rischiando di non riuscire ad affrontarle adeguatamente.
  • La regia si appiattisce spesso su scelte convenzionali.