Alien: Romulus, tutto quello che sappiamo sul film di Fede Alvarez

Il direct sequel del franchise dedicato agli Xenomorphi si preannuncia essere un ritorno alle origini più horror e d'atmosfera della saga, guardando molto al panorama videoludico moderno che più del cinema ha evoluto i survival di genere.

Alien: Romulus, tutto quello che sappiamo sul film di Fede Alvarez

Curioso quanto l'ispirazione sia ciclica, arrivando a confondere origini e derivazioni. In chiave di genere, soprattutto, l'arte prende la forma ideale di un uroboro, tornando sempre a se stessa e ripetendosi senza fine, in un continuo richiamo al passato che poi diventa presente. Il primo e storico Alien di Ridley Scott ha cambiato per sempre il modo d'intendere e sperimentare il genere del survival horror fantascientifico cinematografico, ispirando negli anni tanti medium differenti, quali ad esempio il videogioco, a fare lo stesso.

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Alien: Romulus, un primo piano di uno degli alieni

Nella sci-fi videoludica, ad esempio, Dead Space di Viscaral Games (recuperate il ramake per PS5 se potete) si è dimostrato un prodotto vincente e seminale, guardando al rinnovamento portato da Resident Evil 4 prima ma soprattutto proprio alle atmosfere orrorifiche, spaziali e inquietanti di Alien. Questo è a sua volta arrivato a intaccare l'efficace Aline: Isolation, un altro survivor fantascientifico pensato in soggettiva e direttamente connesso al franchise di Scott. Dal cinema al videogioco, quindi, e adesso di nuovo al cinema con Alien: Romulus, direct sequel della saga che sembra tornare alle origini della serie, all'orrore più concreto ma sempre di genere, guardando certamente - e finalmente - all'evoluzione multimediatica dello stesso. L'uscita del primo ed evocativo trailer di Alien: Romulus è l'occasione perfetta per capire cosa aspettarci del progetto.

Un anello di congiunzione

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Alien: Romulus - una foto del film horror

Mentre con Promethues e Alien: Covenant Ridley Scott (leggi la recensione) ha tentato di spiegare la natura degli Xenomorphi, arrovellandosi anche in domande esistenziali decisamente complesse e in un tessuto narrativo troppo sfilacciato e disordinato per dei film costretti a unire troppe cose insieme, Alien: Romulus va oltre. L'operazione è simile a quella di Halloween di David Gordon Green ma senza la volontà di riscrivere la timeline del franchise, semplicemente di riempirla e ampliarla. Il titolo è infatti ambientato tra il primo Alien e Aliens di James Cameron, fungendo quindi da anello di congiunzione tra orrore e azione fantascientifica. Che l'idea venga da Alien: Isolation è testimoniato anche da questo, dato che il videogioco prende piede 15 anni dopo Alien e 42 anni prima di Aliens, anche se in quel caso la protagonista è Amanda Ripley, figlia della leggendaria Ellen Ripley interpretata da Sigourney Weaver.

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Alien: Romulus - una foto

In Romulus (che probabilmente prende il titolo dall'astronave dei personaggi o dalla base in cui attraccano, come ormai usanza della saga) i protagonisti sono invece un gruppo di "spazzini" che si ritrova a dover affrontare gli Xenomorphi in una struttura spaziale apparentemente fuori servizio e in orbita attorno a un pianeta lontano. I membri principali sono Rain Carradine (Cailee Spaeny), Andy (David Jonsson) e Kay (Isabela Merced), che giunti sul posto saranno costretti a lottare per la loro sopravvivenza e scoprire la verità dietro allo shutdown della base. Si dice che dovrebbe comparire la Sostanza Nera vista in Prometheus e Covenant, e che anzi dovrebbe proprio essere al centro della trama, portata in questa gigantesca struttura di ricerca - presumibilmente della Weyland-Yutani - centinaia di anni prima per essere studiata e sintetizzata in una miracolosa cura contro ogni malattia.

La paura è negli spazi

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Alien: Romulus - un'immagine

La storia si presenta in apparenza come un more of the same delle precedenti, dovendo per forza di cose creare un pretesto d'innesco e intrappolare poi i protagonisti. Quello che sembra diverso è la rinuncia ad espedienti blockbuster più action e disarticolati rispetto al genere d'appartenenza, il che spiegherebbe anche la chiamata alle armi di Fede Alvarez e del fedelissimo Rodrigo Sayagues alla regia e alla sceneggiatura del progetto. Un duo che ha saputo convincere con il remake de La Casa (più splatter, gore, moderno ma fedele) nel 2013 e poi con Man in the Dark nel 2016, entrambi horror ma con aspirazioni, contaminazioni e intuizioni differenti. Tutto torna, dicevamo, e non può essere un caso che Alvarez fosse stato legato dieci anni fa a un'eventuale e poi sfumata trasposizione cinematografica di Dante's Inferno, altro videogioco curiosamente sviluppato dagli stessi creatori di Dead Space, a cui siamo sicuri Alvarez un'occhiatina l'ha data, così come a Isolation.

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Alien: Romulus - una foto

Anche lì c'era una nave mineraria alla deriva, l'Ishimura, e un gruppo di malcapitati completamente ignari della lugubre tragedia splatter avvenuta a bordo. Un gioco di luci, spazi e silenzi che proveniva direttamente dal capolavoro di Scott ma ovviamente interattivo che ha davvero segnato la storia del medium e da cui il regista sembra aver recuperato più di un elemento d'atmosfera e contenutistico (le scene a gravità 0), il che per noi è un bene. Soprattutto, pensando proprio alla ciclicità dell'arte e dell'ispirazione di genere, è persino interessante assistere a questa presunta contaminazione tra media differenti, perché capiamo quanto essenziali siano le basi prima delle diramazioni.