L'universo di Alias, creato da J.J. Abrams è un magnifico groviglio, una matassa da sbrogliare nella quale ci si perde nel tentativo di trovare un appiglio, una sporgenza alla quale aggrapparsi per stabilire il sotto e il sopra, il principio e la fine. O quantomeno chi gioca nella squadra dei buoni e chi sono i cattivi da temere e maledire.
L'impresa è a dir poco ardua. I giocatori sono tanti, la partita è sempre aperta e il punteggio è un'altalena costante. Chi si accosta ad Alias per la prima volta parte convinto, sicuro di sé "ok, è una spy story, ci sarà sicuramente il doppiogiochista, il villain assetato di potere e una trama complicata con il colpo di scena finale". Poveri illusi: nell'arena spietata delle agenzie segrete di Alias, TUTTI fanno il doppio gioco, anche chi non sa di farlo. Alcuni fanno addirittura il triplo gioco.
Invece di avere un unico villain, ce n'è un'intera flotta; per lo più giocano in proprio, ma spesso formano alleanze malefiche per ottenere i propri scopi. La trama si presenta fin da subito come una versione infernale del cubo di Rubik e i colpi di scena ci travolgono a un ritmo vertiginoso. Verrebbe da chiedersi perché? Perché farsi venire una crisi d'ansia per una serie tv? Beh, la risposta è molto semplice: perché ne vale la pena.
Il labirinto tridimensionale in cui giocano a nascondino i personaggi di Alias, è costruito ad arte dal papà di Lost e una volta entrati non si può fare a meno di godersi la partita e cercare di indovinare come si risolverà il prossimo cliff-hanger. Dopo un po' il cervello riesce a entrare nel ritmo e a seguire il gioco, cominciando a fare il tifo per i propri favoriti e a fare le proprie scommesse; se siete uno di quelli che si schierano con i "buoni", allora puntate su due membri della famiglia Bristow, Sydney e Jack, interpretati rispettivamente da Jennifer Garner e Victor Garber.
Sydney è la nostra eroina, una spia certo, ma una spia idealista, che ha scelto questo lavoro convinta di servire il suo Paese. Scoperto l'inganno subìto da Arvin Sloane, che ha il volto di Ron Rifkin, Syd è costretta a lavorare con lui per assicurarlo alla giustizia, facendo il doppio gioco per la CIA.
Syd è un'agente piena di risorse e con un talento naturale per cavarsela nelle situazioni più imprevedibili. La sua vita è cambiata drasticamente dopo che Sloane ha ordinato l'assassinio di Danny, il suo promesso sposo. Da quel momento tutto diventa un susseguirsi di missioni impossibili: che si tratti di eludere complicati sistemi di sicurezza, disarmare testate nucleari o lanciarsi nel vuoto per aggrapparsi a un elicottero, Sydney riesce sempre a trovare una soluzione all'ultimo secondo, scattando come una centometrista sui tacchi a spillo e sorridendo amabilmente mentre mette k.o. una mezza dozzina di avversari armati fino ai denti.
Se preferite un approccio un po' meno diretto, allora non vi resta che affidarvi alle mani letali e alla mente geniale di Jack Bristow. Stratega impeccabile, subdolo e talvolta inquietante, Jack è l'uomo a cui rivolgersi nei momenti più disperati. Le sue macchinazioni sono le uniche a poter competere con i piani di Sloane e Irina Derevko (ex moglie e madre di Sydney), ma mentre Syd non ha ancora imparato bene la lezione di non lasciarsi coinvolgere affettivamente dagli altri giocatori, Jack ha fatto del distacco il suo motto: riesce tranquillamente a navigare nelle acque grigie delle "alleanze temporanee", senza farsi venire crisi di coscienza o patemi d'animo. Jack non si sofferma su questioni di etica o morale quando c'è in ballo la vita di Syd, l'unica e sola persona a cui tiene davvero. Lo fa e basta. Le conseguenze sono irrilevanti. La lealtà nei confronti di sua figlia è talmente feroce che a volte lo acceca, arrivando a mettere in pericolo la vita di Sydney stessa. Ed è proprio grazie a lei che Jack riesce a riemergere dal cupo abisso di diffidenza e anarchia in cui lo ha sprofondato Irina, che lo ha tradito e usato come fonte di informazioni per il KGB.
Sydney risveglia la coscienza sopita di suo padre e riesce a restituirgli il sorriso che da tempo aveva disertato il suo volto.
Se invece subite il fascino del lato oscuro, allora potete puntare su vari personaggi, ma nella rosa dei campioni svetta sulla cima Arvin Sloane, il capo dell'SD-6, colui che rappresenta senza ombra di dubbio l'incarnazione di ogni male, il figlio illegittimo di Belzebù e Crudelia De Mon. Al pari dei suoi colleghi, Sloane ha le mani in pasta un po' dappertutto. E' il mandante di svariati omicidi e il capo di Sydney in numerose circostanze, sia durante i primi anni all'SD-6 che in seguito all'A.P.O.
Ma chi è che dà gli ordini a Sloane? L'Alleanza? La Convenzione, il Quinto Profeta o la CIA? Non si sa. Probabilmente nessuno. Tutti pensano di poter fare affari con lui, ma la verità è che non si può mettere un guinzaglio ad Arvin Sloane e di certo non si può comprare la sua volontà. Preferisce giocare per conto suo, anche se come Jack non disdegna partnerships occasionali per raggiungere i propri obiettivi. I suoi fini riguardano esclusivamente i manufatti di Milo Rambaldi, un profeta visionario del '400, che ha sparso in giro per il mondo una serie di marchingegni che costituiscono le tessere di un mosaico intricato e ai limiti della fantascienza.
Sotto svariati strati di avidità e cupidigia, Sloane cela qualche scintilla di umanità e in alcuni momenti si può perfino dubitare della sua innata malvagità.
A tratti ci fa addirittura pena, ma si tratta di momenti fugaci, che svaniscono nello scintillio diabolico di quegli occhi scuri e imperscrutabili.
Per i fan del gentil sesso la scelta è ricca, ma anche qui c'è una fuoriclasse che si distacca di parecchie lunghezze dalle altre pretendenti al trono di regina: Irina Derevko, nei cui panni troviamo la splendida Lena Olin.
Irina è l'unica donna, anzi l'unico essere vivente, ad aver ingannato con successo Jack Bristow e Arvin Sloane. Già questo basterebbe a rendere imbattibile il suo curriculum, ma Irina ha continuato a mietere vittime e successi. Dopo aver tradito suo marito in tutti i sensi possibili e immaginabili, dopo aver avuto una figlia illegittima da Sloane, dopo aver strumentalizzato la fiducia di Sydney e manipolato il suo ex marito ancora una volta, Irina riesce a farsi beffe dell'intera Central Intelligence Agency. La Derevko si costituisce spontaneamente per 'collaborare' con la CIA quel tanto che basta per rubare un manoscritto di Rambaldi, per poi evadere dalla cella di massima sicurezza, con la massima tranquillità.
Ogni volta che Syd e Jack s'imbattono nella Mamma, aggiungono altri cinque anni di sedute analitiche dallo psichiatra. Ma si sa, la famiglia è famiglia, anche quando uno dei membri cerca di ammazzarti a più riprese, è l'unica che c'è e non si può fare altro che adattarsi.
Se Irina spara a Sydney, Jack cerca di farla condannare a morte, Syd esita a premere il grilletto e per colpa sua Irina è di nuovo uccel di bosco. Jack scopre che la sua ex ha emesso un contratto sulla vita di sua figlia, e le spappola il cervello. Syd lo scopre e come ringraziamento minaccia di denunciare suo padre, Nadia (sorellastra di Syd, interpretata da Mìa Maestro) arriva in scena e le cose si complicano ulteriormente quando giura di uccidere il bastardo che ha fatto fuori la sua mamma. Insomma, verso la quarta stagione gli intrighi di Alias ricordano vagamente Beautiful, ma sempre confezionati con una miscela esplosiva di suspense e action.
Gli altri giocatori sono agenti o criminali che lavorano per questa o quella sezione ultrasegreta, per il Diavolo (Sloane) o contro di lui, ma i colpi di scena arrivano da tutte le parti, anzi a volte dai personaggi meno in vista, o di cui si è sicuri al 100%. Mentre siamo lì a goderci l'episodio, saldi nelle nostre certezze (Sloane è il MALE!) ZAC! Arriva un colpo basso da chi meno ce lo aspettiamo. Questo è uno dei motivi che ci obbliga a guardare e a ricadere nella febbre del 'chi è contro chi?'.
Alias è una vera spy story, dove l'unica cosa che conta è la partita e dove le scommesse sui giocatori cambiano di minuto in minuto. Preparate il pop corn e una scatola di Xanax e lasciatevi prendere dal gioco, chissà che non riusciate a indovinare chi segnerà il prossimo punto.