Ciò che colpisce de L'altro ispettore, il nuovo procedurale targato Rai1, non è tanto l'essere un giallo diverso dagli altri. Colpisce la grande empatia di Domenico 'Mimmo' Dodaro, che vede i lavoratori come persone con una storia dietro, e non come numeri.
Ambientata tra Lucca e la "Toscana industriale", la fiction porta in tv un protagonista inedito: un ispettore del lavoro che indaga sugli incidenti, sulle omissioni e sulle verità nascoste dietro e dentro le fabbriche. Lo interpreta Alessio Vassallo, che dà vita a un uomo imperfetto e ostinato.
Accanto a lui Cesare Bocci che è Alessandro, colui che lo ha preso sotto la sua ala dopo la morte del padre, proprio in un incidente sul lavoro. Alessandro è stato solo un po' più "fortunato": è finito sulla sedia a rotelle e fa il mental coach.
Entrambi hanno trovato il modo di aiutare gli altri dopo aver subìto un trauma e una grave perdita. Forse è questo il più bel messaggio della serie, come ci dice Bocci del suo personaggio: "È una persona che ha attraversato il dolore, ha perso il suo migliore amico, è sprofondato nella depressione. Ma ha avuto la forza di guardare 'dietro l'angolo'. Chiedere aiuto non è una debolezza: è un atto di generosità verso chi ti tenderà la mano. Quando vivi certe esperienze, la cosa più bella è offrire una guida a chi quel percorso lo sta appena iniziando".
L'altro ispettore (del lavoro): la parte più dura del mestiere
Alessio Vassallo ci racconta che il primo impatto con questo mondo è stato scioccante: "La parte più difficile è stata confrontarmi con la drammatica verità che si può perdere la vita mentre si lavora. All'inizio non riuscivo neanche a concepirlo. Poi ho scoperto quanto sia fondamentale la figura dell'ispettore: è un amico dei lavoratori e degli imprenditori, garantisce che la sicurezza sia al primo posto".
E a chi ha dei dubbi sull'effettivo operato di questa figura professionale dice: "Gli ispettori del lavoro si spendono, eccome. Prima delle riprese ne ho incontrati alcuni. Quando arrivano sul posto la prima cosa che dicono sempre è: 'Siamo qui per voi'. È una frase bellissima. Del resto la parola chiave della serie è cura: prendersi cura di qualcosa o qualcuno". Proprio come fanno Mimmo e Alessandro.
Una serie tratta da una storia vera
I sei casi degli episodi de L'altro ispettore sono ispirati a storie vere. Uno degli obiettivi non dichiarati della serie è proprio mostrare quanto (troppo) spesso la realtà superi la fiction e avvicinare il pubblico a una figura che spesso viene vista anche in maniera ostile.
A proposito di realismo, Cesare Bocci si è dovuto misurare con l'accento toscano e la sedia a rotelle. "Il primo l'avevo già usato in La vita di Margherita" - ci racconta - "L'accento di Alessandro mi ha aiutato a trovare ritmo e tenerezza".
Era invece la prima volta che si muoveva interamente da invalido: "Avevo provato la sedia a rotelle anni fa per motivi personali, quindi sapevo come funzionava. Ma interpretare un personaggio che ci convive è un'altra cosa: ci sono caduto un paio di volte per la troppa foga, ma questo mi ha fatto capire ancora meglio il suo mondo. Si è sempre rialzato nonostante le tante cadute, è questa la sua grandezza".
Un eroe analogico in un mondo digitale
Mimmo è allergico alla tecnologia, che usa la bicicletta più dell'auto e una vecchia macchina fotografica più dello smartphone. Vassallo confessa di non essere troppo diverso da lui: "Uso il digitale quando devo, ma il mezzo analogico ti dà una sensazione fisica che altrimenti si perde. E secondo me tornerà in auge".
Lucca stessa, la location scelta per la fiction Rai, è analogica: girano tutti in bici o passeggiano. Come il protagonista, che ha un nome talmente musicale da sembrare quello di supereroe.
Dietro la dedizione assoluta di Domenico Dodaro sul lavoro, però, c'è un uomo che inciampa spesso nella propria vita privata: "È un eroe che non ce l'ha fatta nella sfera personale. Combina un sacco di guai. La serie, pur trattando temi molto seri, ha una grande chiave ironica. Il pubblico sorriderà con noi. Almeno ce lo auguriamo".
A proposito di siparietti comici, molti hanno per protagonisti proprio Vassallo e Bocci, come ci confessano i due interpreti: "Abbiamo un rapporto di lunga data, abbiamo già lavorato insieme, e Cesare è abituato a fare da "mentore" ad Alessio, come Alessandro è una bussola per Mimmo. Ci divertiamo moltissimo: siamo come Mimì e Cocò".
Cultura, industria e... bisogno di ordine
Chiudiamo l'intervista ad entrambi con una provocazione: servirebbe un "Mimmo Dodaro" anche nel cinema italiano, oggi in crisi per i tax credit (e non solo)?
Vassallo ci dice che secondo lui "la cultura non deve essere mutilata, ma va incentivata. Non è solo qualcosa che nutre l'anima: è un'industria che porta lavoro e ricchezza ai territori. Bisogna proteggerla".
Secondo Bocci, infatti, servirebbe maggior sensibilità, più che un controllore: "Bisognerebbe capire che la cultura non è un costo, bensì un investimento nel futuro del Paese. Porta benessere. Tagliarla significa togliere opportunità".