Alcatraz: anno nuovo, J.J. Abrams nuovo

Il 2012 americano apre con un altro intrigante show prodotto dal co-autore di Lost, trasmesso in contemporanea anche in Italia su Premium Crime dal 30 Gennaio.

Il 21 Marzo 1963 Alcatraz chiuse ufficialmente. Tutti i prigionieri furono portati via dall'isola. Ma non è quello che successe realmente. Niente affatto.
E' l'incipit della nuova serie del network americano Fox, in onda in contemporanea per l'Italia su Premium Crime di Mediaset Premium, un'introduzione essenziale nella sua capacità di richimare la realtà storica ed allo stesso tempo immergerci fin da subito nel mistero che fa da sfondo allo show e che riguarda la sorte dei pericolosi detenuti rinchiusi nel carcere di massima sicurezza, divenuto negli anni un simbolo, portato più volte anche sul grande schermo. Quella notte del marzo del '63, ipotizza la serie, i prigionieri non furono trasferiti, ma sparirono misteriosamente dalle loro celle, per riapparire ai giorni nostri, per nulla invecchiati e pronti a riprendere i crimini che li avevano fatti rinchiudere.
E' un'idea accattivante quella messa in campo dai creatori Elizabeth Sarnoff, Steven Lilien e Bryan Wynbrandt, il tipo di spunto che ci si aspetta da una serie che vanta la produzione di J.J. Abrams, ormai punto di riferimento fisso della televisione americana ed al secondo show stagionale dopo Person of Interest.


Una situazione fuori dagli schemi che necessita di essere gestita. A guidare le operazioni ai giorni nostri è Emerson Hauser (Sam Neill), che scopriremo presto essere legato alla notte della scoperta della sparizione dei prigionieri, coadiuvato dall'assistente Lucy Banerjee (Parminder Nagra). Ma il vero lavoro investigativo finisce nelle mani della detective della omicidi Rebecca Madsen (Sarah Jones), ritrovatasi coinvolta nella vicenda durante le indagini sui delitti compiuti da Jack Sylvane, il primo degli ex-detenuti di Alcatraz a tornare in attività. Si tratta di indagini fuori dal comune e quindi non sorprende che del gruppo faccia parte una persona fuori dagli schemi dei classici procedurali: la Madsen si può avvalere, infatti, della consulenza di "Doc" Soto (Jorge Garcia), nerd amante dei fumetti, ma soprattutto espertissimo della storia del carcere di Alcatraz, dei suoi prigionieri e dei loro crimini.
Si tratta di un gruppo variegato che, nella composizione, può richiamare quello alla base di un'altra serie che fa capo ad Abrams, Fringe, con una figura femminile nel ruolo di detective ed una spalla dai comportamenti bizzarri. Oltre agli immancabili misteri di fondo.

Perchè i primi episodi mettono subito in chiaro un aspetto: c'è più di un mistero su cui far luce. Limitando l'aspetto soprannaturale alla sola premessa, il rischio di un procedurale piuttosto classico - in fin dei conti ogni episodio si concentra sulla cattura di un detenuto, richiamato sin dal titolo - sarebbe stato più che concreto. Ma già il finale del secondo episodio, intelligentemente trasmesso in USA insieme al pilot, ci fa capire che l'aspetto mitologico della serie, la sua trama orizzontale, è tutt'altro che semplice ed assicura un livello di intrigo in grado di stimolare la curiosità dello spettatore ed aggiungere un ulteriore livello a chi non si accontenta del singolo detenuto della settimana.
Si tratta comunque di casi ben orchestrati, degni dei migliori procedurali in circolazione, girati, almeno a giudicare dai primi episodi, con una cura ed un'attenzione ai particolari più che discreta, mettendo a segno più di una sequenza riuscita e coraggiosa nella messa in scena.
Il livello di intrigo e mistero si riflette anche sul background dei singoli personaggi, dal misterioso nonno della Madsen, a quanto accaduto a Soto all'età di undici anni, un evento che ha provocato l'ossessione dell'uomo per Alcatraz. Proprio sui personaggi, però, risiedono i nostri inevitabili dubbi iniziali: se Jorge Garcia, alla sua prima vera prova post-Lost, assicura il giusto livello di simpatia, Sarah Jones non sembra avere il carisma necessario a fungere da perno intorno a cui far ruotare le storie e le indagini. Accanto a loro Sam Neill tende a peccare di eccessiva enfasi, ma è ben bilanciato dalla recitazione misurata di Parminder Nagra; tra i comprimari, appare interessante il lavoro di Jonny Coyne nel ruolo di Edwin James, il direttore del carcere nel 1963. E' chiaro, però, che in una serie i personaggi hanno bisogno di una manciata di episodi per essere messi a fuoco ed attendiamo di vedere come saranno sviluppati, sia dagli autori che dai loro interpreti.
Dopo il mezzo passo falso di Undercovers della scorsa stagione e con Fringe perennemente a rischio chiusura, Abrams non sembra intenzionato a fallire nuovamente. Seppur lontano dalla dirompente eccellenza degli esordi di Lost, Alcatraz si affianca alla soddisfacente Person of Interest per lasciare un segno sulla stagione corrente. Le premesse perchè ci riesca ci sono, ma bisogna valutare quanto saprà evitare la schematicità da procedurale, miscelando con sapienza ed equilibrio gli intriganti innesti fantastici.