Dopo Baby e Summertime, Netflix ci riprova e propone una nuova serie adolescenziale. A metà strada tra il teen drama e lo young adult, prendendo liberamente spunto dal romanzo omonimo di Alice Urciuolo ecco Adorazione. La trama? Semplice e lineare: una ragazza - ribelle e anticonformista e per questo mal vista da gran parte della comunità dell'Agro Pontino di cui fa parte - scompare. Una scomparsa che metterà in discussione tutto quello che il gruppo di amici sapeva su di lei.
Se nel libro la parte investigativa lasciava maggiormente spazio all'evoluzione dei personaggi e al romanzo di formazione che attraversa quell'età impossibile che è l'adolescenza, nel trasporla in tv la head writer Donatella Diamanti e il regista Stefano Mordini hanno puntato a pari merito sull'elemento giallo per provare ad accrescere la tensione narrativa.
Adorazione: no, non è Prisma
In Adorazione ci sono vari punti in comune con Prisma, co-creata dalla Urciuolo per la "piattaforma rivale" Prime Video. A partire dall'ambientazione, più che un personaggio, vedrete, è il motivo scatenante dell'evento. Elena e Vanessa (le debuttanti come protagoniste, come la maggior parte del cast, Alice Lupparelli e Noemi Magagnini) non potrebbero essere più diverse e forse proprio per questo sono migliori amiche da quando erano piccole. Elena è, come dicevamo, la "pecora nera" nel gruppo, che sente strettissima la provincia e non vede l'ora di andarsene per fare davvero qualcosa della propria vita. Vanessa, invece, sembra essere l'unica a stare bene in quel piccolo mondo, dove può essere la "reginetta" della scuola, senza mollare la nome della "brava ragazza".
Quando Elena sparisce misteriosamente, Vanessa si prodiga per trovarla e scoprire la verità e allo stesso tempo mette in discussione tutto quello che credeva di sapere. Infatti, Elena aveva una vita parallela di nessuno era a conoscenza. Ecco, qui il primo punto negativo: sono troppi i personaggi e troppe le storyline a cui stare dietro, tra l'altro presentate in modo troppo confuso e sbrigativo fin dai primi due episodi. Quello che manca è l'approfondimento dei personaggi, che arriva troppo tardi, e non completamente.
Le ispirazione della serie
Oltre al libro originario, candidato al Premio Strega Giovani, ci sono tante reference in Adorazione, sia a livello visivo che soprattutto a livello musicale. La colonna sonora in questo caso è sicuramente uno dei punti di forza del progetto (a firmare lo score originale c'è Giulia Tavaglia). Da Pretty Little Liars a _Twin Peaks, c'è allora un chiaro omaggio al teen drama americano, inteso come genere narrativo; parallelamente si cita la finzione che mescola la cronaca e che ha molti illustri predecessori nelle storie di ragazze scomparse che mettono in crisi le certezze di un gruppo di persone a lei vicine. Ciononostante, lo show rischia di non trovare un'identità tutta propria.
Allo stesso tempo si fa fatica a stare dietro ai personaggi, alle loro relazioni di parentela, tanto che alcuni sfuggono di mano, senza riuscire a sentirli abbastanza vicini, come una serie dovrebbe invece suggerire. Una serie corale che diventa ben presto incentrata soprattutto sulle due migliori amiche da cui parte tutto: l'adorazione del titolo è prima di tutto il loro affetto reciproco. Sarà forse anche per questo che a colpirci è stata soprattutto Noemi Magagnini, al centro di un cast giovane e acerbo (un po' troppo?), pur se alla prima esperienza recitativa per la maggior parte di loro.
Dinamica altalenante
Nel terzo e quarto episodio alcuni aspetti migliorano, ma purtroppo gli ultimi due ripropongono i problemi iniziali. Alcuni sviluppi ed epiloghi risultano un po' troppo prevedibili e sbrigativi; magari, per una volta, sarebbero serviti più dei sei episodi ordinati per equilibrare il racconto. Tra le tematiche affrontate, oltre a all'asfissiante provincia, c'è il rapporto tra le due generazioni coinvolte, dato che gli adulti spesso si rivelano più adolescenti dei figli. Chiaro: c'è un malessere di fondo che viene denunciato, e che non fa ovviamente parte esclusivamente della provincia (basti pensare alla provincia ispirante de Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La vera storia degli 883), eppure, secondo lo schema di Adorazione, è lì che trova (nuova) linfa per crescere.
E, a proposito di genitorialità, nello show i genitori riversano verso i propri figli una certa... tossicità. Gettano loro addosso tutte le proprie insicurezze ed i propri rimpianti, volendo che siano i più giovani a viverli al posto proprio. In questo frangente si annidano le figure maschili, soprattutto i fidanzati delle due protagoniste, che mostrano due modi diversi di "controllare" la situazione intorno a sé. E quando l'epilogo chiude le storie finisce pure per lasciare l'amaro in bocca per ciò che la serie sarebbe potuta essere. E non è stata.
Conclusioni
Adorazione è un teen drama figlio dei cult esteri, soprattutto statunitensi, e fatica a trovare una propria identità. Apprezziamo la colonna sonora, le tematiche affrontate dalla provincialità alla tossicità dei genitori sui figli. Apprezziamo l’evoluzione del rapporto tra le due protagoniste ma vengono lasciati troppo da parte tutti gli altri pur essendo un prodotto corale. Non ci vanno giù invece lo scarno approfondimento dei personaggi, la recitazione troppo acerba dei giovani interpreti, la frettolosità di arrivare ad un epilogo e allo stesso tempo il bisogno dover spiegare continuamente determinati elementi, attraverso un montaggio grossolano che non riesce a tenere alta la tensione, nonostante il caso investigativo dietro la scomparsa di Elena.
Perché ci piace
- L’omaggio al genere.
- La colonna sonora.
- Parlare di provincia per parlare di tossicità sotto vari aspetti.
- Siamo rimasti affascinati da Noemi Magagnini…
Cosa non va
- …in mezzo ad un cast giovane davvero troppo approssimativo.
- Troppi pochi episodi (per una volta) per le troppe storie e personaggi presentati: non c’è il tempo per metabolizzarli e affezionarsi.
- Il montaggio grossolano.