Action! Tutti pronti per il Far East Film Festival 11

L'azione in tutte le sue forme - dalle prodezze dei campioni di arti marziali Tony Jaa e Donnie Yen alle scorribande di Yattaman di Miike - sarà protagonista assoluta della nuova edizione del festival udinese dedicato al cinema popolare asiatico.

Adrenalina, frenesia, dinamismo sembrano essere le parole d'ordine di questa undicesima edizione del Far East Film Festival, la kermesse udinese interamente dedicata al cinema popolare d'Estremo Oriente, che nel corso degli anni è riuscita a diventare un punto di riferimento per spettatori e studiosi in campo internazionale. Quest'anno si prevedono "botte da orbi", infatti una cospicua parte del programma è riservata alla sezione speciale Kicks of Fury - New Muya Thai Films con la quale si indagherà uno dei filoni di spicco del rinato cinema tailandese, quello di arti marziali, che è giunto alla ribalta globale grazie alle incontenibili prodezze atletiche di Tony Jaa. Ed è proprio con la coppia Tony Jaa - Panna Rittikrai alla regia, che si inaugura il Far East Film Festival. Ad aprire le danze, infatti, sarà l'attesissimo Ong Bak 2, opera ambiziosa e dalla genesi travagliata (Jaa, a cui era stata affidata inizialmente la regia, è scomparso per due mesi nella giungla senza che si sapesse più niente di lui), con la quale gli autori cercano di portare a ulteriore maturazione il genere, innestando questa volta le evoluzioni marziali in un contesto storico con elementi fantasy.
Altro indiscusso maestro d'azione tailandese è Prachya Pinkaew, che aveva diretto il beniamino Jaa nel primo capitolo di Ong Bak - Nato per combattere e nel sequel The Protector - La legge del Muay Thai e che torna alla regia con Chocolate, anche quest'ultimo in programma al festival. Il film ha fatto molto parlare di sé soprattutto per le incredibili doti della protagonista femminile JeeJa Yanin, su cui il regista costruisce attorno un melodramma-noir dalle tinte fosche ed esasperate. Entrambi i registi, Pinkaew e Rittikrai, saranno ospiti d'eccezione al festival e discuteranno sul futuro del cinema tailandese e su questa insolita new wave a base di Muya Thai, l'arte marziale locale, che ha rinvigorito un genere ormai assopito da decenni dopo le prodezze di Bruce Lee e di Jackie Chan. La sezione speciale prosegue presentando anche opere d'azione meno note al pubblico occidentale, come Somtun e Fireball che testimoniano, se ce ne fosse ancora bisogno, uno scenario sempre più attivo e prolifico.

Ma brulica d'azione anche la rassegna dei film di Hong Kong, tra cui spicca Ip Man di Wilson Yip, sontuoso film marziale vecchio stampo incentrato su un leggendario maestro di Wing Chun che lottò contro l'occupazione giapponese e insegnò anche a Bruce Lee. Il regista Yip è rimasto uno dei pochi autori hongkonghesi a perseguire uno stile classico e rispettoso della tradizione, avvalendosi in questo caso del campione d'arti marziali Donnie Yen (conosciuto in Occidente per film come Hero e Seven Swords). Ma non è finita qui: da Hong Kong si segnala anche il ritorno dietro la macchina da presa di vecchie conoscenze del cinema d'azione, a cominciare da Dante Lam che pare tornare al noir delle origini con The Beast Stalker, passando per Benny Chan, fedele socio di Jackie Chan, qui da solo alla regia di Connected, sorta di remake asiatico di Cellular. Altro indiscusso maestro del cinema action (ma non solo) è Tsui Hark (il regista di Seven Swords), che dimostra tutta la sua poliedricità e voglia di sperimentare cimentandosi questa volta in una commedia romantica, il curioso All About Women incentrato sulle tragicomiche disavventure amorose di tre ragazze.
Ma appartengono alla generica etichetta di "azione" anche ulteriori chicche provenienti da altri paesi asiatici. Tra i più attesi, senza dubbio, la versione live action dello storico cartoon Yattaman a opera del talento visionario di Takashi Miike, cui è affidato il compito di chiudere il festival. Da quel poco che ci è dato pregustare dal trailer straripante di computer graphic, l'adattamento pare rispettare l'atmosfera e il design unico dell'anime di culto e al tempo stesso concedere libero sfogo alla follia di Miike, probabilmente l'unico regista in grado di tradurre la vena surreale e grottesca della saga originale targata Tatsunoko. Dalla Corea del Sud, invece, giunge un altro film dedicato agli amanti delle eccentricità e delle stranezze, il "western del far east" The Good, The Bad, The Weird, fin dal titolo un omaggio post-moderno a Sergio Leone, presentato allo scorso festival di Cannes. Il regista Kim Ji-woon, probabilmente uno degli autori sudcoreani più conosciuti in Italia grazie al successo dei film Two Sisters e Bittersweet Life, sarà inoltre presente al festival per incontrare i fan.

Gli spettatori poco amanti dell'action stiano però tranquilli: il Far East Film Festival offre come di consueto un'ampia vetrina del miglior cinema popolare asiatico, coprendo un vasto spettro di generi che spaziano dalla commedia al thriller, dal film in costume all'erotico. Senza dimenticare l'imprescindibile "horror day", appuntamento ormai fisso con il cinema dell'orrore dagli occhi a mandorla, che quest'anno presenterà ben tre pellicole tailandesi e due indonesiane. Prosegue, infatti, il tentativo del festival di allargare la visibilità delle cinematografie asiatiche, sondando anche territori meno frequentemente battuti (come la produzione di genere proveniente dal continente cinese) e ospitando anche industrie emergenti, come quelle di Indonesia, Filippine, Singapore e Taiwan.

Ma quest'anno anche gli amanti del cinema d'impronta maggiormente "autoriale" rimarranno soddisfatti. È il caso di Departures di Yojiro Takita, il film giapponese vincitore della scorsa edizione dell'Oscar come miglior opera straniera, che affronta in maniera insolita un filone particolarmente caro al cinema nipponico, quello dei film ambientati nel mondo della musica classica. Ma forse per i cinefili duri e puri appassionati dell'"altra metà del cinema" uno dei momenti imprescindibili di questa edizione sarà la retrospettiva dedicata ad Ann Hui, regista di spicco della cosiddetta New Wave hongkonghese (una breve ma intensa corrente di autori che tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta rivoluzionò il cinema di questo paese). Dopo la rassegna di due anni fa dedicata a un altro maestro indiscusso della New Wave, Patrik Tam, il Far East Film Festival prosegue la propria opera di recupero del passato, proponendo, oltre al nuovo film della Hui The Way We Are, anche una selezione degli introvabili lavori televisivi con cui la regista esordì alla fine degli anni Settanta, dove si rintracciano già i temi cardine della successiva filmografia e la propensione al realismo sociale. Un'occasione unica anche per incontrare di persona una regista ancora ingiustamente trascurata dalla critica occidentale.

Insomma, ce n'è proprio per tutti i gusti: dai potenti calci volanti di Tony Jaa alle rocambolesche avventure degli Yattaman, passando per il western, l'horror e l'impegno sociale. Dal 24 aprile al 2 maggio, come di consueto la città di Udine per dieci giorni si tingerà di tutte le "sfumature del giallo".