ACAB - La serie rivista da Adriano Giannini, Valentina Bellè, Pierluigi Gigante: la nostra intervista

"Nonostante gli allenamenti, il set è stato duro. I manganelli di gomma si sentono. Figuriamoci quelli veri". I protagonisti raccontano la serie in streaming su Netflix.

Adriano Giannini, Valentina Bellè, Pierluigi Gigante, tra i protagonisti di ACAB

Sei puntate dense, densissime, che tornano a raccontare la storia dei "celerini bastardi", come li chiama Carlo Bonini, autore del romanzo che ha ispirato prima il film di Stefano Sollima e, ora, ha ispirato lo show disponibile in streaming su Netflix. Non c'è dubbio che la serie di ACAB, diretta da Michele Alhaique, arrivi in un momento nevralgico, divenendo (di nuovo) riflesso di quella violenza spregiudicata e, tacitamente, avallata dalla forza di Stato (che difende, con paventati scudi, anche le "mele marce").

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Adriano Giannini in ACAB

Scritta da Bonini, insieme a Filippo Gravino, Elisa Dondi, Luca Giordano e Bernardo Pellegrini, la serie racconta il reparto mobile di Roma, sconvolto dall'arrivo di un nuovo capo, meno tradizionalista e meno avvezzo al manganello facile. Dall'altra parte, come nei migliori romanzi seriali, la storia si sofferma sulle vicende private dei protagonisti, interpretati da Adriano Giannini, Marco Giallini, Valentina Bellè, Pierluigi Gigante.

ACAB, intervista ad Adriano Giannini, Valentina Bellè, Pierluigi Gigante

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Giallini e Valentina Bellè in scena

Potente dal punto di vista narrativo, e valida tecnicamente (citiamo la fotografia di Vittorio Omodei Zorini), ACAB La serie sembra rifarsi al cinema di guerra, con riprese immersive e coinvolgenti. Un esempio? La sequenza di apertura, che accenderà poi la catena degli eventi. Gli agenti schierati, i caschi, i manganelli, gli scudi. Come hanno vissuto, sul set, una scena del genere? Risponde subito Valentina Bellè, che interpreta Marta, l'unica donna del nucleo operativo: "Tosta. È stata tosta. Abbiamo girato a meno dieci gradi. Una scena che ha impiegato una settimana di notti. A livello fisico è stato molto provante. Lo scontro era reale, per quanto avessimo manganelli in gomma piuma. Posso solo immaginare i manganelli veri... Lo scontro fisico era vero, e per quello che mi riguarda è stato spaventoso".

Le fa eco Pierluigi Giante, che in ACAB interpreta Salvatore: "Durante le riprese c'erano delle riprese dedicate ai personaggi in prima fila. Quando ho affrontato l'inquadratura, lo scontro fisico è stato forte e vero. Quando hanno chiamato lo stop non avevo più fiato. Mi sono seduto sulla sedie di Giallini, che era fuori scena. Avevo la vista appannata. È stato comunque reale. Eppure ci eravamo preparati fisicamente. Ci siamo allenati. Con il regista avevamo parlato di trasformare il personaggio in un uomo d'azione, di intensità fisica".

Personaggi in costante evoluzione

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La scena di apertura di ACAB

Con loro, in occasione della nostra intervista, anche Adriano Giannini, che veste la divisa di Michele, nuovo capo scelto della squadra mobile. Personaggio scritto in modo ineccepibile, e perfetto sinonimo di una conflittualità capace di rendere vibrante la serie. Senza rivelarvi troppo, la comprensione del personaggio passa attraverso la sua costante evoluzione, rivelandosi il colpo ad effetto di una serie che merita di essere vista (come vi abbiamo anticipato nella nostra recensione). Con Giannini ci confrontiamo quindi su quanto la verità sia la vera deterrenza, al contrario del manganello e dell'istinto. Per l'attore, "La ricerca della verità è il percorso che cerco di seguire, sempre, anche nello scambio con altre persone, altrimenti non mi va di sprecare il mio tempo".

Sull'argomento riflette poi la Bellè: "La telecamera in quel tipo di situazioni può essere un'arma potente, per chi non vuole essere identificato. In questa serie parliamo di personaggi che ricoprono un ruolo di difesa, che però fanno vincere gli istinti sulla lucidità".