A White, White Day – Segreti nella nebbia, la recensione: l'elaborazione del lutto in Islanda

La recensione di A White, White Day - Segreti nella nebbia, opera seconda del regista islandese Hlynur Pálmason che approda nei cinema dopo la vittoria al Festival di Torino nel 2019.

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A White, White Day - Segreti nella nebbia: Ingvar Sigurdsson in una scena

Come sottolinea la nostra recensione di A White, White Day - Segreti nella nebbia, il cinema islandese dimostra ancora una volta di avere un passo diverso. Sarà il lento avvicendarsi delle stagioni, saranno le caratteristiche della location che invitano l'essere umano a stare più a contatto con la natura che con i suoi simili, ma il dramma con venature thriller di Hlynur Pálmason si distingue per la dilatazione del ritmo narrativo che possiamo apprezzare fin dal misterioso incipit. Un'auto percorre una strada immersa nella nebbia per poi precipitare in una scarpata. Subito dopo un long take ci mostra un edificio circondato dall'erba in fase di ristrutturazione. Mentre i lavori in corso avanzano col passare delle stagioni, la camera resta fissa. Il tutto dura una decina di minuti, senza l'intervento di figure umane che al massimo compaiono in lontananza, figurine in movimento in un quadro più ampio.

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A White, White Day - Segreti nella nebbia: Ingvar Sigurdsson in un'immagine

A White, White Day - Segreti nella nebbia racconta l'elaborazione del lutto dell'ex poliziotto Ingimundur (Ingvar Eggert Sigurðsson) per la perdita della moglie. Ad alleviare il dolore dell'uomo, chiuso e taciturno, solo la compagnia della nipotina di otto anni e i lavori per la casa che l'uomo sta realizzando per la figlia e la sua famiglia. Quando però viene rinvenuta una scatola con gli effetti personali della moglie, Ingimundur realizza che lei lo tradiva con un altro uomo del luogo e la ricerca del rivale inizia a logorargli la mente.

Un film che supera il concetto di genere

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A White, White Day - Segreti nella nebbia: una sequenza del film

Oscillando tra toni drammatici, grotteschi e improvvisi scoppi di violenza, A White, White Day - Segreti nella nebbia si configura come un oggetto difficilmente catalogabile. Un film che piega i generi allo scopo di raccontare l'interiorità di un uomo di mezza età, il tutto riducendo al massimo i dialoghi. Cinema visivo allo stato puro, il lavoro di Hlynur Palmason si caratterizza per l'uso di inquadrature geometriche, di primi piani insistiti e di campi fissi. In un lavoro così puntuale in cui l'immagine veicola la densità del contenuto è ovvio che ogni singolo movimento di macchina acquisti enrome peso espressivo.

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A White, White Day - Segreti nella nebbia: una scena

Hlynur Pálmason sfrutta lo strumento che ha a disposizione per raccontare una storia che oscilla tra dramma e thriller psicologico, dove l'indagine ufficiosa che Ingimundur porta avanti con metodi discutibili è un espediente per scavare nel suo dolore sordo. Pur aderendo al suo punto di vista, con una narrazione di questo spesso lo spettatore si trova impossibilitato a capire fino in fondo l'umore e le motivazioni di Ingimundur, che spesso ha reazioni tanto violente quanto imprevedibili. Il film non è altro che la tragedia di un uomo perbene, una figura stimata dalla piccola comunità in cui vive, che all'improvviso si trova privato delle certezze su cui aveva costruito la propria esistenza tanto che la sua mente vacilla. Pur nella sua tragicità e nei suoi eccessi, lo sguardo del regista non risparmia una sottile ironia nel mostrare gli scoppi d'ira di Ingimundur derivati dalla scoperta del tradimento, aggiungendo un ulteriore livello alla narrazione.

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Dialogo della natura e di un islandese

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A White, White Day - Segreti nella nebbia: una scena momento del film

Pur caratterizzato da ritmi lenti e meditativi, A White, White Day - Segreti nella nebbia è un film ipnotico che si prende tutto il tempo necessario per mostrare i personaggi, i rituali e gli oggetti che fanno parte della storia (le inquadrature insistite sui monitor delle telecamere di sorveglianza della strada) e chiede allo spettatore di fare lo stesso. Ingvar Sigurdsson è un interprete perfetto nel fornire quel mix di ruvidezza, mascolinità e fragilità nel suo vedovo dolente, che prova a mascherare il dolore dietro un apparente distacco. Da manuale i due incontri con lo psicanalista imposti dal dipartimento di polizia che ci svelano molto sul personaggio e sul suo carattere.

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A White, White Day - Segreti nella nebbia: Ingvar Sigurdsson in una scena del film

Ma c'è un altro protagonista in A White, White Day, ed è il paesaggio islandese. Il film si svolge lontano dalle città, Reykjavík viene evocata fugacemente in un dialogo come uno spauracchio. I piani insistiti sulla strada che collega la casa di Ingimundur con quella della figlia e la centrale di polizia, quella stessa strada desolata e avvolta nella nebbia in cui la moglie dell'uomo è uscita di strada senza una spiegazione, torna costantemente ed è teatro della scena più drammatica e surreale della pellicola. Gli stessi prati che circondano la casa del protagonista, fungendo da pascolo per i cavalli e da campo da calcetto, e la bruma che avvolge ogni inquadratura creano un mood davvero speciale che riflette l'umore del protagonista e ci raccontano molto sulla vita a certe latitudini.

Conclusioni

Con i suoi ritmi meditativi e il suo suggestivo paesaggio islandese, l'opera seconda di Hlynur Pálmason si configura come un prodotto intenso e originale. Come evidenziato nella nostra recensione di A White, White Day – Segreti nella nebbia, nel raccontare il dramma di un poliziotto vedovo il quale scopre il tradimento della moglie, il film travalica i generi grazie alla sapienza registica e al talento dell'efficace protagonista Ingvar Sigurdsson.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • L'eleganza geometrica della regia.
  • Il ritmo narrativo meditativo che sottolinea la profondità dei sentimenti descritti.
  • L'interpretazione impeccabile del protagonista.

Cosa non va

  • Quanto mistero e quanti nodi che restano volutamente irrisolti stuzzicando la fantasia dello spettatore.