Bisogna rimanere in silenzio per sopravvivere. Con questa premessa John Krasinski invitava lo spettatore a entrare nel mondo di A Quiet Place, l'horror del 2018 con protagonista Emily Blunt. Passato in sordina in Italia, il film si dimostrò un grande successo tanto da dare il via libera a un immancabile seguito. Che finalmente, dopo essere stato uno dei primi film a venire posticipati per cause di forza maggiore nel 2020, ha visto la luce in sala. Una vera e propria seconda parte che inizia esattamente da dove finiva il primo capitolo e che ne prosegue la storia e le tematiche. Perché, nella regia incredibile di Krasinski, permane uno sguardo che richiama il cinema di Steven Spielberg e che mette in scena il vero cuore del film. Là dove il genere horror richiamerebbe semplicemente l'attenzione verso i mostri, A Quiet Place 2 svela definitivamente le sue carte, rendendo palese ed espandendo ciò che aveva raccontato già nel primo capitolo: la storia di una famiglia e il rapporto tra padri e figli. Dopo un'ora e mezza di tensione e intrattenimento il significato del finale di A Quiet Place 2 appare, quindi, più profondo e meno banale.
Dare la luce: il compito dei genitori
Protagonista assoluta dei due film è la famiglia Abbott, composta dal padre Lee (John Krasinski), la madre Evelyn (Emily Blunt), i figli Regan (Millicent Simmonds) e Marcus (Noah Jupe). Il più piccolo Beau è morto all'inizio del primo capitolo e il padre Lee si è sacrificato per salvare la famiglia. Il primo A Quiet Place si concentrava sui genitori e su ciò che li rende tali: proteggono i figli, si fanno carico del loro dolore, cercano di costruire un mondo sicuro nel quale possano vivere. Addirittura, nonostante le creature abbiano decimato l'umanità a una manciata di sopravvissuti, scelgono di dare alla luce un nuovo bambino. Lee ed Evelyn racchiudono la luce della speranza. Non è un caso che il primo film si concentri per gran parte della storia sulla gravidanza e sul parto imminente di Evelyn. Lo stesso John Krasinski ha dichiarato che A Quiet Place - Un posto tranquillo va interpretato come una lettera d'amore da parte di un genitore ai propri figli. Il finale del film rimane indimenticabile: Evelyn protegge un'ultima volta i suoi figli, ponendosi di fronte a loro e sparando con un fucile contro l'alieno, uccidendolo. Trovato il punto debole (il feedback che si sente quando l'impianto cocleare di Regan si pone davanti a un microfono), Evelyn ricarica il fucile. Vince la madre.
A Quiet Place 2, la recensione: Un sequel che è una corsa mozzafiato per la sopravvivenza
Fuori dall'utero
Il sequel, dopo un breve prologo (che approfondiremo nel prossimo paragrafo), riparte esattamente da qui. Da una breve vittoria contro una creatura che, però, ha delle conseguenze importanti: il fienile e la casa in cui la famiglia Abbott si era sistemata e aveva trovato riparo è da lasciare, ormai insicura e distrutta. I restanti membri della famiglia dovranno quindi abbandonare l'utero materno (il luogo in cui è nata parte della nuova generazione) per cercare nuovi sopravvissuti e condividere la scoperta del punto debole degli alieni. Viaggiare in questo mondo silenzioso significa tornare a rischiare la propria vita e ad abbracciare l'ignoto, perdere le mura domestiche per perdersi nelle insidie inaspettate e negli imprevisti della natura. Il microcosmo familiare, così unito, deve fare i conti con il mondo esterno e con le storie di altre famiglie, di altri individui. È un film in cui, silenziosamente, nel corso dell'avventura, si riesce a espandere la lore e il world building. Anche noi spettatori siamo costretti ad assimilare più informazioni (non più di quante siano necessarie, in ogni caso) e a rimanere ammaliati dal gruppo di sopravvissuti riuscito a costruirsi una nuova vita così come spaventarci mentre ci si imbatte in un clan al porto. Il mondo racchiuso in cui trovare protezione è ormai fuori dalla portata: si è definitivamente nati ed è il momento di scoprire, fallire, provare. Crescere.
Perché la saga di A Quiet Place è la miglior erede di Alien
Tagliare il cordone ombelicale
Un breve prologo, ambientato nel primo giorno dell'invasione delle misteriose creature aliene, apre il film. Lo spettatore ha modo di scoprire un po' di più sulla mitologia più ampia della storia e, con una sequenza davvero coinvolgente (che più che richiamare il videogioco The Last of Us sembra rifarsi al sottovalutato La guerra dei mondi di Steven Spielberg) gioca subito a carte scoperte. Il prologo è sia il punto di partenza della storia generale, che espressione dello stile del film, di come questo si svolgerà e delle tematiche che verranno affrontate. A Quiet Place 2 è la storia del passaggio di testimone, dell'eredità che inizia dai padri (Lee è il primo personaggio che compare in scena) e arriva sino ai figli (successivamente il film si concentrerà sui personaggi di Regan e su Marcus). Ne presenta i caratteri, definendoli con pochi gesti e poche azioni: Regan vive stimando e prendendo come modello di vita suo padre Lee; Marcus è un giovane ragazzino che si agita facilmente e deve imparare a gestire l'ansia. Li divide come poi accadrà nel corso del film: la figlia seguirà il padre e starà con lui per mettersi in salvo, a volte precedendolo nella corsa (e successivamente Regan saprà guidare Emmett, interpretato da Cillian Murphy, anch'egli padre che, però, a differenza di Lee non ha saputo salvare la propria famiglia); Marcus, invece, resterà con la madre la cui forza è necessaria per continuare a proteggerlo. A Quiet Place 2 parte da questi due assunti per rappresentare la forza di volontà di Regan, già adulta e volenterosa di comportarsi come suo padre, cercando di salvare altri sopravvissuti e, nonostante sia senza l'udito, di lanciarsi nell'ignoto pericoloso pur di portare a termine il suo desiderio, e la crescita di Marcus che dovrà imparare a cavarsela da solo anche senza la madre al suo fianco. Se il primo film era la storia di una coppia di genitori che proteggevano i figli, A Quiet Place 2 è la storia dei figli che diventano pronti a tagliare il cordone ombelicale, dopo essere stati messi al mondo.
La voce dei figli
Di conseguenza permane uno sguardo spielberghiano all'interno di tutto il progetto. Abbracciando il punto di vista dei bambini (o dei giovani adulti) Krasinski prosegue un legame con il cinema di Steven Spielberg che, se nel primo capitolo richiamava la dimensione del terrore de Lo squalo, qui si rifà soprattutto a Jurassic Park. Guardare A Quiet Place 2 significa partecipare attivamente a una vera e propria esperienza cinematografica dove, al di là della suspense (degna del miglior Hitchcock in cui diverse situazioni si accavallano e non si ha idea di come si possano risolvere), si affronta un cuore che pulsa di famiglia e di umanità. I personaggi non sono semplici macchiette passabili di qualsiasi film dell'orrore, ma persone vere e proprie che il film cerca in tutti i modi di valorizzare per poter arrivare al pubblico. Definire A Quiet Place 2 un semplice film dell'orrore (che il più delle volte è relegato sullo sfondo e sul fuori campo) lo depotenzierebbe del vero significato che il film riserva nel finale. In due film Krasinski ha messo in scena la storia di una famiglia e del passaggio di testimone tra genitori e figli. Ha raccontato il mondo dei padri venire distrutto. Ha raccontato di come i figli sono costretti al silenzio e, quindi, all'impossibilità di potersi esprimere. Fino a concepire l'evoluzione della storia come la storia di crescita: la gestazione, la nascita, i primi passi. E le prime parole. A Quiet Place 2 racconta proprio le nuove generazioni che intendono cambiare il mondo. Se il primo film si concludeva con le ultime inquadrature dedicate a Evelyn, la madre protettrice dei figli, il sequel specchia e ribalta il punto di vista. Ora sono i figli che acquistano la capacità di sconfiggere le creature. Fratello e sorella (nel semplice racconto legati dal sangue, ma metaforicamente l'invito è quello alla comunione tra estranei, separati, uniti da un obiettivo comune) che avanzano verso l'alieno che ha messo fine al mondo per sconfiggerlo e ridare vita a quello stesso mondo. Si conclude con un montaggio parallelo emozionante relegando l'ultima inquadratura all'impianto di Regan appeso al microfono: la voce dei figli sarà fastidiosa, ma ha la forza di un urlo. E si sente forte e chiara.