Dalla pagina al grande schermo: per il suo esordio dietro la macchina da presa, Igort, nome d'arte di Igor Tuveri, ha deciso di adattare la graphic novel 5 è il numero perfetto, convinto anche dal suo protagonista, Toni Servillo, che interpreta il sicario Peppino Lo Cicero, uomo di insani principi.
Nelle sale italiane dal 29 agosto, il film - di cui abbiamo parlato nella recensione di 5 è il numero perfetto - è stato presentato alla Venezia 76, come apertura della sezione Orizzonti: proprio al Lido abbiamo incontrato Toni Servillo, conquistato dall'idea a tutto tondo di cinema del regista: "Anche in passato mi è capitato di lavorare con dei registi che hanno una visione completa di quello che vogliono mettere in scena" ci ha detto, preseguendo: "Nel caso di Igort questa sua capacità di essere molto cinematografico nel momento in cui disegna, nel taglio di inquadratura che dà alle storie che disegna e nella qualità drammaturgica, nei contorni precisi che dà all'interiorità e alle relazioni tra i personaggi, è una qualità che mi ha affascinato e mi ha fatto dire subito di sì a questa nuova avventura."
Come si vede anche nel trailer, Toni Servillo è protagonista di diverse scene d'azione, coreografate come se fosse un musical: "Mi sono molto divertito: le sparatorie coreografie sono state sicuramente uno dei momenti più difficili da realizzare ma anche più divertenti."
La video intervista a Toni Servillo
Toni Servillo è Peppino Lo Cicero: un personaggio profondamente napoletano
In 5 è il numero perfetto si vive di forti contrasti: Lo Cicero ha a che fare tutti i giorni con la morte, è il suo mestiere, ma ha anche un forte attaccamento alla vita, una vitalità difficile da spegnere. Questo ossimoro caratterizza anche la città di Napoli, bellissima, piena di vita, ma con la morte pronta letteralmente a eruttare.
L'attore ha messo molto del suo DNA napoletano nel personaggio: "Essendo un personaggio profondamente napoletano non poteva non esserci un portato che viene dal mio essere napoletano ma anche dalla frequentazione con tanta letteratura drammatica napoletana, con tanti spettacoli, con tanti film anche che ho fatto con personaggi napoletani. È vero, c'è una relazione bella con l'uccidere e con la morte nel film, ma la cosa più affascinante è il racconto di una redenzione: il mio personaggio ha creduto, negli ultimi anni della sua vita, di avere la coscienza a posto ma si rende conto che questa è un'illusione ed è costretto a rimettere in discussione tutto quello che è stato fino a quel momento e si accorge che il cammino che deve fare per affrontare questa messa in discussione è un cammino che va affrontato avendo a disposizione soltanto due gambe, due braccia e una faccia."