5 è il numero perfetto, la recensione: vedi Napoli, spera, spara e poi muori

La recensione di 5 è il numero perfetto: Igort traduce sul grande schermo la sua graphic novel dedicata alla malinconica esistenza di un guappo ormai in pensione.

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5 è il numero perfetto: una scena del film con Toni Servillo

Piove a dirotto sopra una Napoli desolata e desolante. Nessuno per strada. Soltanto panni stesi, lampioni giallognoli e madonne chiuse nelle teche. L'unica figura che si aggira solitaria per i vicoli dai muri sgarrupati e fatiscenti è quella di Peppino Lo Cicero, padre amorevole che per il compleanno di suo figlio decide di regalargli una rivoltella dall'impugnatura assai comoda. Veniamo presi per mano dalla sua voce fuori campo, che ci confessa la sua vita passata sempre e soltanto all'ombra del Vesuvio. Apriamo questa recensione di 5 è il numero perfetto citando la sua sequenza iniziale perché è capace di mettere subito le cose in chiaro con lo spettatore: siamo immerso dentro un noir all'italiana, anzi fieramente partenopeo.

Perché nonostante non parli mai, priva com'è di gente, traffico e vociare, Napoli è la spalla silenziosa del film scritto e diretto da Igort, un'amante amata e odiata, ispirazione e condanna per i delinquenti incapaci di dirle addio. Presentato nella sezione Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia 2019, 5 è il numero perfetto è un azzardo bello e buono, il coraggioso tentativo di tradurre sul grande schermo uno dei fumetti italiani più raffinati e apprezzati degli ultimi anni. Perché, assieme a Zerocalcare e Gipi, Igort è uno degli autori che ha avuto il merito di trovare nuove vie alla nona arte, sdoganando il fumetto anche in libreria grazie a una ritrovata dignità letteraria. Il fatto che sia stato lo stesso Igort a dirigere il tutto vale come garanzia, la sensazione rassicurante di essere in buone mani.

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5 è il numero perfetto: Toni Servillo e Carlo Buccirosso in una scena

E infatti, almeno nello spirito, 5 è il numero perfetto rende onore al malinconico racconto di un ex guappo ormai in pensione, che torna in pista non solo per vendicare suo figlio, ma soprattutto per capire finalmente il senso del suo stare al mondo. Un mondo miserabile, balordo, violento, dominato da presunto onore e tradimenti. Un mondo in cui la perfezione può essere soltanto il titolo di un film.

La trama: Napoli come Sin City

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5 è il numero perfetto: Toni Servillo in una sequenza

Stanotte un figlio è stato ammazzato a Napoli. E un padre è pronto a scatenare l'inferno per vendicarlo. Parafrasare l'incipit di Watchmen non è blasfemia, perché 5 è il numero perfetto abbraccia con mestiere e consapevolezza il lato più disilluso e disincantato di ogni grande racconto noir. Il rapporto stretto con una città dannata, il radicato senso di solitudine, l'amarezza persistente di un protagonista costretto a una vita squallida. Con quel suo naso aquilino, enfatizzato da un'infinità di profili e silhouette, Peppino Lo Cicero sorvola Napoli per cercare i suoi stessi demoni. Perché nonostante il suo ritorno in pista sia mosso dal desiderio di vendetta, l'ex gregario della malavita napoletana capisce presto che tornare ad ammazzare, a sentirsi ancora utile e capace e respirare l'odore delle pallottole gli piace eccome. Igort mantiene intatta l'efficacia dei dialoghi originali, capaci di tratteggiare con semplicità e realismo la coscienza sporca di un padre fiero di quello che è stato ma deluso da ciò che è diventato. Intimo quando si sofferma nella dimensione interiore del suo assoluto protagonista, 5 è il numero perfetto si affida a un Toni Servillo nato per essere Lo Cicero, sempre a suo agio, dolente e mai sornione.

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5 è il numero perfetto: una scena del film

Laddove la scrittura mantiene intatto il sapore acre di una storia impregnata di rancore, pentimento e malinconia, la messa in scena non riesce a tradurre il sapiente equilibrio tra realismo e visionario col quale il fumetto aveva stupito i suoi lettori. Igort fa una scelta ben precisa: si arrende, perché abbandona ogni tentativo di ricostruzione dei sogni, degli incubi e delle allegorie, preferendo affidarli soltanto alla parola e mai all'immagine. Una scelta comprensibile, che rende questo cinecomic un buon adattamento col freno a mano tirato, quasi reverenziale nei confronti del suo illustre predecessore, vicino al linguaggio del fumetto soltanto quando Igort, ogni tanto, suddivide lo schermo in piccole vignette per esaltare i dettagli. Un vero peccato, poi, aver rinunciato anche a un montaggio sonoro più curato, perché il ritmo del fumetto, cadenzato da spari di pistola, battiti di pioggia e borbottii di caffettiere, offriva ispirazioni succulente.

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5 è il numero perfetto: Toni Servillo in una scena del film

Se l'Italia non vuole 'fa' l'Americana'

Impermeabile, pistola sempre pronta a sparare, immancabile cappello incapace di coprire un naso prominente. L'identikit di Peppino Lo Cicero lo avvicina a una versione italica di Dick Tracy, ma 5 è il numero perfetto non ha alcuna intenzione di scimmiottare immaginari statunitensi, di giocare "a fa' l'americano". Anzi. Sin dai tempi del fumetto, Igort ha sempre voluto radicarsi con orgoglio all'Italia e a Napoli, raccontare una storia locale eppure capace di diventare universale nei temi e nella sensibilità. E così anche il film, oltre a celebrare una Napoli notturna e inondata di pioggia, è costellato di riferimenti al cinema nostrano (vedi i poliziotteschi anni Settanta) e ai nostri fumetti, o meglio "i giornaletti", che al contrario di quelli americani, pieni di eroi, celebravano figure criminali oscure e grigie come Diabolik e Kriminal. È proprio qui, nel dipingere con le giuste atmosfere plumbee una città molto lontana dalla bellezza che potrebbe esprimere, che Igort fa specchiare Lo Cicero dentro Napoli. È qui che 5 è il numero perfetto tocca le corde di una nostalgia quasi stanca, che si trascina dentro una vicenda priva di epica, dedicata ai padri incapaci di difendere i propri figli e agli uomini che capiscono troppo tardi che bastare a se stessi è un atto di presunzione imperdonabile.

Conclusioni

Rassicurati e leggermente delusi. Confortati da un classico noir fieramente italiano e dispiaciuti per un film che avrebbe potuto rischiare ancora di più. È così che abbiamo scritto questa recensione di 5 è il numero perfetto, il cinecomic diretto da Igort, alle prese con l’adattamento del suo celebre e celebrato fumetto uscito nel 2002. Se la scrittura mantiene intatto il sapore acre di una storia malinconica e piena di disincanto, la messa in scena rinuncia alle sequenze più visionarie del fumetto preferendo mantenere un realismo di fondo. A uscirne vincitori sono soprattutto i due protagonisti: un eccelso Toni Servillo e una Napoli maledetta.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
2.9/5

Perché ci piace

  • La performance mimetica di un Toni Servillo credibile e intenso.
  • La rappresentazione di una Napoli oscura, perfetta ambientazione di un noir fieramente partenopeo.
  • L'efficacia dei dialoghi e della voce fuori campo, affidata a testi scritti con grande maestria.

Cosa non va

  • La scelta di rinunciare alla messa in scena delle sequenza più visionarie del fumetto.
  • Il montaggio sonoro non crea il giusto ritmo.
  • I personaggi secondari sono molto sacrificati.