Dieci anni fa, il 9 marzo 2007, usciva nelle sale americane il film 300, adattamento cinematografico diretto da Zack Snyder dell'omonima graphic novel firmata dal celebre fumettista Frank Miller, pubblicata originariamente tra il maggio e l'ottobre del 1998 per la Dark Horse Comics. 300 non rappresenta la prima opera di Miller a essere trasposta in un blockbuster di successo - un paio d'anni prima era stato il turno di Sin City, diretto dallo stesso autore statunitense assieme all'esperto Robert Rodriguez - ma è senza dubbio uno dei più degni esempi atti a evidenziare come la peculiare visione artistica del fumettista abbia influenzato la Settima Arte.
Allo stesso modo, dimostra come il cinema è stato fondamentale nella opere del buon vecchio Frank, uno dei primi autori capaci di guardare al linguaggio cinematografico e ad adattarlo per i suoi lavori. Con Miller e il cinema abbiamo un perfetto uroboro, un ideale cerchio che si chiude così coerentemente che è impossibile distinguerne l'inizio e la fine. Miller, che di recente ha compiuto sessant'anni, ha dimostrato sapientemente come mettere in comunicazione due linguaggi ingannevolmente simili tra loro, ma di fatto molto diversi, dando vita a un vero e proprio canone, ibrido, in cui entrambi sono coerentemente amalgamati tra loro.
Leggi anche: Un caffè con Frank Miller: dal cuore di Batman all'anima di Sin City
Una leggenda del fumetto
Senza ombra di dubbio, l'impatto che Miller ha avuto sul cinema non è minimamente paragonabile a quanto fatto dall'autore nel campo della Nona Arte: ad oggi, egli è già uno dei fumettisti più importanti dell'intera storia del fumetto, uno di quelli che ha saputo rendere "adulti" i comics, foriero di innovazioni e accorgimenti - sia narrativi, che visivi, che tecnici - senza precedenti e di importanza non ancora pienamente quantificabile. Bastano il suo lungo ciclo su Daredevil per Marvel Comics, la sua inedita e leggendaria versione di Batman nella saga del Cavaliere Oscuro per DC Comics, oltre che le sue produzioni originali come Sin City e lo stesso 300 a dare un fondamento oggettivo alle nostre precedenti affermazioni, senza contare le innumerevoli altre storie a fumetti che ha firmato e - fortunatamente - firma ancora. Concentrandoci specificamente su 300, in questo film ci sono tantissimi spunti che possono fornirci un quadro esaustivo degli elementi più importanti e originali del fumetto di Miller, e di come questo sia stato degnamente trasposto in una pellicola valida e, per certi aspetti, cult.
La fotografia di 300
300 è ricordato soprattutto per la sua peculiare fotografia, in grado di portare sul grande schermo la particolare visione artistica dell'autore statunitense. Per riprodurre al meglio la grafica originale del fumetto, il film è stato girato con la tecnica del Chroma Key, impropriamente definita anche come "green screen": la scenografia del lungometraggio è infatti quasi integralmente creata in digitale, con gli attori che, durante le riprese, si sono mossi perlopiù su enormi set neutri a sfondo verde, con la maggior parte del mondo entro il quale si svolge la storia aggiunto successivamente, in fase di post-produzione. La fotografia di 300, che ha atmosfere e colori cupi e con un forte grado di contrasto - sulla falsa riga di quanto già fatto in precedenza con Sin City, solo che questa volta integralmente a colori - è stata ottenuta inoltre con la tecnica della draganizzazione, e con evidenti giochi cromatici volti a marcare, per esempio, il colore rosso (dei mantelli degli spartani, così come del tanto sangue versato) oltre a particolari scale di grigi e ciano.
Leggi anche: Sin City - Una donna per cui uccidere: Robert Rodriguez e Frank Miller presentano il loro comic-movie
Quando le pagine del fumetto vivono sul grande schermo
Grazie a questo ben riuscito espediente fotografico, sono stati riprodotti i particolari effetti grafici e cromatici presenti nell'opera a fumetti di Miller, in cui come consuetudine dell'autore gli epici scenari degli ambienti e il sapiente gioco di luci e ombre e di contrasto cromatico conferiscono un'atmosfera unica e riconoscibilissima. Il risultato finale è quello di una fotografia studiatamente scura e granulosa, in grado di mettere in risalto al meglio le fonti di luce "naturale" e determinati colori, in maniera non dissimile a quanto fatto precedentemente su carta. Per dovere di cronaca, ricordiamo che Miller non è un colorista e che i colori in 300 sono di Lynn Varley, ex compagna dell'autore.
Storytelling
Oltre che per la grafica e il colore, il fumetto di Miller si distingue per avere uno storytelling unico, i cui tempi della narrazione rallentano e accelerano in maniera irregolare ma funzionale, grazie a intelligenti soluzioni grafiche. Per trasporre al meglio determinate sequenze chiave della storia - rappresentate su carta, per esempio, per mezzo di splash page - si è fatto ricorso alla slow motion tanto (talvolta troppo) cara al regista Zack Snyder; in questo caso, però, la cosiddetta tecnica del Bullet Time risulta assai funzionale e molto ben applicata, anche qui grazie a furbi accorgimenti. Il tempo della narrazione infatti è ridotto in modo sensato e mai eccessivo per mezzo di un rallentatore ad alta frequenza di fotogrammi, con inquadratura spesso fissa o al massimo a inseguimento, espediente che conferisce grande coerenza e compattezza allo storytelling, evidenziando dei momenti chiave ma mantenendo comunque una fluidità di massima.
Piano sequenza
La scelta di costruire determinate scene di combattimento in piano sequenza, inoltre, consente di apprezzare ogni dettaglio in maniera quanto più fumettistica possibile - fatto presente che nel fumetto l'azione è "ferma" e il lettore può soffermarsi sulla pagina quanto tempo vuole, lusso non concesso al cinema. Per esaltare ulteriormente il tutto, si sono aggiunti digitalmente degli "schizzi di sangue" che sembrano quasi uscire dallo schermo conferendo un fittizio senso di tridimensionalità; il tutto sempre per aumentare la spettacolarità della scena e renderla quanto più speculare possibile alla sua iterazione originale a fumetti.
Leggi anche: Tom Hiddleston e il regista di "High Rise" per Hard Boiled di Frank Miller?
Il corpo umano per Frank Miller
Un'originale ed estremizzata estetica è infatti uno dei marchi di fabbrica della produzione a fumetti di Miller, spesso sgraziata, violenta, sporca e grottesca: in 300 - così come in qualsiasi altro fumetto dell'autore - non si può ignorare l'importanza che rivestono le anatomie. Il corpo umano, spesso nudo, è uno degli elementi sui quali Miller si è concentrato maggiormente, ibridando il semplice realismo con una sua precisa, complessa e spesso criticata rappresentazione grafica delle anatomie, delle pose e della chinesiologia dei suoi personaggi: in questo senso, 300 è forse la più nitida trasposizione sul grande schermo della visione anatomica di Miller. In questo film, infatti, oltre a esserci un alto livello di nudità, con esposizione massiva di corpi umani, sia maschili che femminili, il senso del movimento dei fumetti di Miller viene rappresentato con coraggiosa fedeltà dal regista Zack Snyder, che va a replicare nella sua pellicola quante più inquadrature e pose della graphic novel possibile, volte a evidenziare la fisionomia e le movenze dei protagonisti. Grazie alle particolari vesti e armature - per usare un eufemismo - spartane e persiane, in 300 possiamo ammirare sia scolpite muscolature di soldati che seducenti curve femminili, con pettorali, addominali e seni spesso a favore di camera.
Lo specchio dell'anima
Un altro dettaglio anatomico al quale Miller ha sempre prestato molta attenzione sono gli occhi, "lo specchio dell'anima", che l'autore ha spesso utilizzato come importante espediente emotivo e comunicativo per i suoi personaggi: nel fumetto di 300, l'autore sfrutta a suo vantaggio la particolare struttura dell'elmo degli opliti spartani - denominato "elmo corinzio" e che di fatto ricopriva quasi integralmente il volto del soldato, avvolgendo nell'ombra le poche parti esposte - per mettere quasi pretestuosamente in risalto gli occhi dei protagonisti, che talvolta riescono a comunicare al lettore più di quanto possano fare le parole. Anche Snyder ha sfruttato questo dettaglio nell'adattamento da lui diretto, nei limiti che il live action impone: quando Leonida, interpretato da Gerard Butler, indossa il suo elmo è quasi come se subisse una trasformazione, divenendo un personaggio più epico e paradossalmente carismatico ed espressivo.
Sex & Violence
La nudità e il sesso sono topoi classici del fumetto milleriano, oltre alla violenza, spesso brutale: sotto questo aspetto, 300 non fa differenza. Il contenuto di questa pellicola, così come quello del fumetto da cui è tratta, è decisamente esplicito, in termini di sesso, linguaggio e violenza sia fisica, che psicologica, che verbale. Il contenuto adulto delle storie dell'autore, sempre consono alla sua narrazione, rappresenta infatti quasi un passaggio obbligato per raccontare le sue storie, drammatiche, sporche e cattive, con protagonisti che raramente possono davvero essere definiti come eroi.
Leggi anche: Frank Miller spiega perché il Batman di Aronofsky non è stato fatto
Le Donne di Miller
Nelle opere milleriane, inoltre, grande importanza rivestono i ruoli femminili: le "donne di Frank" sono spesso personaggi emancipati e forti, dotati di un profilo psicologico-attitudinale di spessore, e spesso vero e proprio motore dell'azione. Miller guarda alla donna in tutta la sua magnificenza e pericolosità. Non importa che il personaggio femminile sia "buono" o "cattivo", quello che conta, alla fine, è che questo possa tenere testa e persino sovrastare la sua controparte maschile. Questo discorso vale perlopiù per opere come Sin City - pensate a Nancy, Miho, Gail e Ava - ma anche in 300 abbiamo una donna di spessore come la regina Gorgo, interpretata da Lena Headey, la quale, in una società fondamentalmente maschilista e arcaica come quella ellenica, contribuisce in maniera fondamentale alla storia. Occorre però specificare che tutto il filone narrativo con protagonista Gorgo è appena accennato nell'opera originale a fumetti ed è stato inserito successivamente nella sceneggiatura del film, su suggerimento dello stesso Miller.
Didascalie e voce narrante
Altra caratteristica del fumetto di Frank Miller è la presenza di una voce narrante che nei comics è accolta da quello spazio virtualmente esterno che però si trova all'interno di una vignetta, denominato didascalia. Tale voce può appartenere a un narratore terzo e onnisciente o agli stessi protagonisti della storia come flusso di pensieri, e contribuisce in modo fondamentale allo storytelling. Questo espediente è presente anche nel film 300, nel quale la voce dell'unico oplita agli ordini di Leonida sopravvissuto alla Battaglia delle Termopili racconta ai suoi commilitoni la storia dei trecento soldati che misero seriamente in crisi il potente esercito persiano. In Sin City, invece, abbiamo l'esempio di altro tipo: nella pellicola sentiamo il flusso di pensieri endogeno dei personaggi principali, grazie al quale possiamo comprenderne le emozioni, il tutto volto a espandere ulteriormente il contesto narrativo.
Liberi tutti
Infine, in 300 - sia film che fumetto - è degnamente rappresentata la visione anarchica e iconoclasta di Miller, che mette in contrasto la semplicità della natura di Leonida e i suoi compagni spartani - fondamentalmente degli individui votati alla guerra vista da loro come unico mezzo per consolidare la propria libertà, anche nella morte - ai complessi meccanismi della politica e della religione, individuati come mezzi corruttibili e corrompenti. Raccontando la sua versione (revisionista e con molti elementi fantasiosi) della Battaglia delle Termopili, Miller muove anche delle precise invettive ai vizi e peccati della società occidentale: il sesso, il denaro e il potere sono infatti ciò a cui ambiscono gli uomini, e la religione e la politica non sono altro che mezzi per conseguirli.