I suoi occhi, grandi e luminosi, sono una delle pochissime manifestazioni umane di 2001: Odissea nello spazio: il film di Stanley Kubrick, che ha cambiato per sempre non solo la fantascienza, ma il cinema stesso, compie 50 anni e il suo protagonista, Keir Dullea, interprete dell'astronauta David Bowman ricorda ancora con affetto il set del film a cui sarà sempre legato.
Leggi anche: 2001: Odissea nello spazio. I segreti del "più grande film di fantascienza"
In occasione del suo primo mezzo secolo, 2001 festeggia con un'uscita eccezionale in sala, il 4 e 5 giugno, grazie a un'edizione restaurata in 70mm, riversata anche in 4k, curata da un fan d'eccezione: Christopher Nolan, da sempre ammiratore di Kubrick, che vide il film a 7 anni a Leicester Square, come ha raccontato al 71esimo Festival di Cannes, dove il restauro è stato presentato in anteprima.
Il film di Kubrick, arrivato un anno prima dello sbarco dell'uomo sulla Luna, è un viaggio nel subconscio dell'essere umano, una sinestesia di colori, suoni e sensazioni, alla ricerca del significato dell'esistenza. Filosofia, scienza, religione, progresso, tecnologia: in 2001 c'è tutto e ancora oggi è ancora attuale e perfetto, senza sembrare invecchiato di un giorno.
Leggi anche: Nolan e 2001: Odissea nello spazio: "Kubrick ci ha insegnato che non ci sono limiti all'immaginazione"
Gli effetti speciali
Ce lo ha detto anche Dullea a Cannes che, a dimostrazione del genio di Kubrick, oggi, a 82 anni, è identico alla sua versione anziana che si vede alla fine di 2001: "Non abbiamo usato effetti speciali fatti al computer: tutto ciò che si vede nel film l'abbiamo fatto fisicamente ed è una cosa impressionante perché sembra moderno, come se fosse stato fatto oggi. Questo mostra il genio di Stanley Kubrick. L'unica scena difficile, in cui non si poteva usare uno stuntman, è alla fine del film, in cui ho dimenticato il mio casco, perché avevo fretta di salvare il mio amico, che viene ucciso da Hal, e devo entrare nella camera stagna d'emergenza, perché Hal non apre le porte e non mi fa entrare. Ho dovuto saltare, attaccato a un solo filo, verso la videocamera, che era in basso, cadendo. C'era una persona, all'altro lato del cavo, che doveva tenerlo e fermarlo, tendendolo di nuovo e facendomi risalire. Quello è stato un po' spaventoso. Ma in generale non ho mai fatto niente di così pauroso in Odissea nello spazio. Può sembrarlo, ma non lo era".
Leggi anche: S Is for Stanley: Alex Infascelli ci racconta il "Kubrick segreto" visto dal suo assistente
Un test di Rorschach
Dullea è un avido lettore di romanzi di fantascienza: pensa quindi che questo genere, più di altri, abbia la particolare capacità di indagare l'animo umano? Paradossalmente, quanto più ci allontaniamo dalla Terra, più capiamo meglio noi stessi. Per l'attore: "Credo sia vero, ma 2001 va anche oltre la fantascienza: non è semplicemente una storia di un viaggio nel tempo, è la storia di un viaggio, di un cambiamento. Il fatto che nessuno abbia la stessa esperienza di questo film è unico: è come una sinfonia, non si può spiegare Beethoven, puoi solo apprezzarlo e la tua esperienza sarà diversa dalla mia perché io sono una persona differente. L'esempio perfetto è questo: alla première c'era una suora che ha detto di aver trovato 2001 una delle esperienze più religiose della sua vita e poi ci sono gli atei che dicono che questo è il più grande film mai fatto. Non è soltanto un film di fantascienza, credo vada oltre. Questo film è come un test di Rorschach! Guardi una macchia d'inchiostro e vedi un cane, io ci vedo un gatto, altri vedranno una cosa completamente differente. Dipende da chi lo guarda: magari qualcuno lo può trovare spaventoso, non lo so. È possibile".
Leggi anche: Da Blade Runner ad Alien: Covenant: le intelligenze artificiali al cinema
Cellulari e il Monolite
Co-protagonista insieme a Dullea è il computer Hal 9000, che si ribella all'uomo. A 50 anni di distanza, l'attore guarda ancora con sospetto la tecnologia o no? "2001 per me risale a tanto tempo fa: oggi abbiamo i cellulari e molte delle cose che Kubrick ha predetto sono reali. Mi sono dimenticato di come erano i vecchi telefoni: sono troppo abituato a quelli che abbiamo oggi, non li trovo minacciosi per niente" ci ha detto sorridendo. Se gli si chiede del significato del Monolite invece: "Per me è la presenza di un alieno, o almeno una sua manifestazione, un alieno che è miliardi di anni avanti a noi in termini di sviluppo: quindi, ogni volta che il monolite appare, ha un effetto sugli esseri umani. L'uomo primitivo scopre un'arma, o uno strumento, e, alla fine del film, il monolite, quando sono un uomo molto anziano, segna la transizione con il prossimo passo dell'evoluzione umana".
Leggi anche: Da Bowie a Kubrick, quando la musica si ispira al cinema