Attesi, sopravvalutati, bramati, snobbati. I premi Oscar scatenano reazioni molto diverse tra loro, in un curioso misto di aspettative e nausea, unite da una sola certezza: è impossibile non parlarne. Se sei tra gli attori che non hanno vinto l'Oscar, poi, è molto facile essere travolti dal tormentone. L'indifferenza non è affare per l'Academy e lo zio Oscar, premiatori e premi capaci di trasformare una statuetta in uno scettro magico, una consacrazione quasi mitica, un appuntamento che eleva e alimenta un Olimpo attoriale tutto suo. Perché, in fondo, l'Oscar non è altro che un sogno dentro quel sogno che è il cinema, un ulteriore livello di incantesimo collettivo in grado di ammaliare lo sguardo del pubblico e di conferire al vincitore un enorme prestigio popolare.
Gli Oscar non rispecchiano sempre la realtà, ma interferiscono spesso con la percezione della realtà. Per cui, volendo guardare le cose sotto questo luccicante strato dorato, scopriamo la ben più equilibrata realtà dei fatti: non è certo questo premio a decidere la grandezza di un attore e di un'attrice. Noi però questo velo magico lo riteniamo parte dell'amore per il cinema stesso, per cui vogliamo dedicarci a tutte quelle grandi star che, nonostante la fama e i grandi successi commerciali, non sono mai state insignite del Premio Oscar. Il che conferma che la statuetta non è certo un lasciapassare obbligatorio per una grande carriera in ascesa, piena di soddisfazioni. Parleremo di grandi nomi e (talvolta) di grandi interpreti, snobbati da sempre, illusi da infinite nomination, e soprattutto con un bagaglio di esperienza tale da farci parlare di "maledizione".
Sono tanti, sono icone amate, hanno alle spalle ruoli leggendari, clamorosi tonfi e seconde vite. Forse l'Oscar è davvero l'ultimo dei loro pensieri, ma forse dentro un remoto angolo della loro mente si è insinuato un tarlo che ogni tanto sussurra pian piano la frase: "Se lo ha vinto Nicolas Cage, perché io no?" Ecco chi sono, in rigoroso ordine alfabetico:
1. Amy Adams
È vero che ne Il dubbio recitava con grande maturità la parte di un'ingenua suora al cospetto della superiore sorella Meryl Streep, ma crediamo che Amy Adams abbia preso un po' troppo alla lettera certi insegnamenti della sua esperta collega. Sì, perché anche la talentuosa attrice nata a Vicenza (avete letto bene: Vicenza) sta collezionando una mole alquanto impressionante di nomination non andate a buon fine. Un mistero considerando che Adams nel corso della sua carriera ha toccato molte corde attoriali, passando dal dramma intimo (Animali Notturni, Arrival) a ruoli più brillanti (American Hustle), senza disdegnare anche i cinecomic. L'erede femminile di Leonardo DiCaprio è qui.
Nomination: sei - Nel 2006 per Junebug (attrice Non Protagonista), nel 2009 per Il dubbio (attrice Non Protagonista), nel 2011 per The Fighter (attrice Non Protagonista), nel 2013 per The Master (attrice Non Protagonista), nel 2014 per American Hustle - L'apparenza inganna (attrice Protagonista) e nel 2019 per Vice - L'uomo nell'ombra (attrice Non Protagonista)
La consacrazione: Come d'incanto
Il tonfo: Big Eyes
2. Jim Carrey
Difficile scrollarsi di dosso un pregiudizio e sbarazzarsi di quella malleabile faccia da comico camaleontico, Jim Carrey lo sa bene. Ace Ventura e The Mask - da zero a mito sono vanti che in ottica Oscar diventano quasi un fardello, un marchio di fabbrica su una carriera che più volte ha virato con grande abilità verso il drammatico. Dall'agrodolce The Truman Show a The Majestic, sino allo straordinario Se mi lasci ti cancello, Jim Carrey ha sciolto il suo celebre sorriso dentro tanti ruoli intensi, il che non è bastato a concedergli la soddisfazione di una nomination. Un dato che fa vacillare non poco la credibilità dello zio Oscar.
Nomination: nessuna
La consacrazione: The Truman Show
Il tonfo: Batman Forever
3. Glenn Close
Delusi dall'Academy, mettetevi in fila, perché nessuno dei nostri invitati in lista ha avuto più "delusioni" di lei. Attrice monumentale, interprete sopraffina di qualsiasi sfumatura dell'animo umano con un'evidente propensione verso la cattiveria e il cinico sadismo, Glenn Close ha assunto le fattezze inquietanti di donne fatali dal carattere spessissimo. Il suo esordio cinematografico venne premiato con una nomination, seguita da altre due consecutive, per un totale di sette candidature andate vuoto. "Non riesco a capire quelli che vanno in iperventilazione per un Oscar" ha dichiarato. Ecco un'altra star che, forte di una stima inscalfibile, dorme sonni tranquilli anche con la bacheca occupata "solo" da Emmy e Golden Globe. La maledizione non riesce a essere spezzata anche dal dramma The Wife - Vivere nell'ombra.
Nomination: sette - nel 1983 per Il mondo secondo Garp (attrice non protagonista), nel 1984 per Il grande freddo (attrice non protagonista), nel 1985 per Il migliore (attrice non protagonista), nel 1988 per Attrazione fatale (attrice protagonista), nel 1989 per Le relazioni pericolose (attrice protagonista), nel 2012 per Albert Nobbs (attrice protagonista) e nel 2019 per The Wife (attrice Protagonista)
La consacrazione: Attrazione fatale
Il tonfo: La carica dei 102
4. Bradley Cooper
A volte il bel faccino non aiuta anche gli uomini, spesso relegati in pigri stereotipi che li vedono bravi solo all'interno delle solite commedie demenziali o romantiche. Sull'esempio del collega Matthew McConaughey, Bradley Cooper è riuscito poco per volta a scrollarsi di dosso la nomea di belloccio buono soltanto a far ridere la gente e innamorare le donzelle, e lo ha fatto scegliendo con grande cura e intelligenza i progetti a cui prendere parte. E così, tra film agrodolci come Il lato positivo e ruoli drammatici come quello di American Sniper, ecco che il buon Bradley è maturato, cresciuto, sino ad arrivare alla regia con lo stimato A Star Is Born. Un esordio meritevole di ben 8 nomination all'Oscar.
Nomination: 4 - Nel 2013 per Il lato positivo - Silver Linings Playbook (attore Protagonista), nel 2014 per American Hustle - L'apparenza inganna (attore Non Protagonista), nel 2015 per American Sniper (attore Protagonista) e nel 2019 per A Star Is Born (attore Protagonista).
La consacrazione: Una notte da leoni
Il tonfo: Sotto il cielo delle Hawaii
5. Kevin Costner
Lui, a dire il vero, un paio di Oscar in vetrina li avrebbe pure (vinti nel 1991 come produttore e regista di Balla coi lupi), ma la soddisfazione della statuetta conquistata come attore gli è stata negata. Scoperto e appezzato sul finire degli anni Ottanta, Kevin Costner alimenta il suo stesso mito nei magici anni Novanta dove, tra grandi film e clamorosi successi, sembra una sorta di Re Mida del box office, amato dalle donne e invidiato dal pubblico maschile. Qualche scivolone ne mina le certezze ma, nonostante un'altra buona regia (Terra di confine - Open Range), non riuscirà più a toccare le vette di un tempo.
Nomination: una, per Balla coi lupi.
La consacrazione: Balla coi lupi
Il tonfo: Waterworld
6. Tom Cruise
Quello nei suoi confronti è uno dei casi di accanimento da parte dell'Academy che più ricorda quanto successo a DiCaprio negli ultimi anni. Ora è diventato anche uno degli uomini più potenti e influenti dello star system, ma quando nel 1983 ottenne il suo primo ruolo da protagonista con Risky Business - Fuori i vecchi... i figli ballano, Tom Cruise mostrò senza alcuna timidezza la forza di un talento innegabile. Parlarne solo come un sex symbol dalla vita privata turbolenta sarebbe un grave errore, perché Cruise è stato un affamato esploratore di generi e un collezionista di regie illustri (da Stanley Kubrick a Michael Mann, da Steven Spielberg a Martin Scorsese); furbo nel mostrare sul grande schermo la sua avvenenza ma anche coraggioso nel rinunciarci quando necessario. Questo non è bastato a concedergli l'Oscar e la sua saga preferita sembra quasi un modo per farsene una ragione. Missione: impossibile.
Nomination: tre - nel 1990 per Nato il quattro luglio (attore protagonista), 1997 per Jerry Maguire (attore protagonista) - 1999 per Magnolia (attore non protagonista)
La consacrazione: Nato il quattro luglio
Il tonfo: Innocenti bugie
7. Johnny Depp
Un carnevale umano, un attore irrequieto e complesso che, prima di esserne soffocato, dava vita ad ognuna delle sue tante maschere. Johnny Depp è stato lo sguardo innocente e curioso di uno splendido freak (Edward mani di forbice), vissuto la follia più delirante (Paura e delirio a Las Vegas) e dato vita ad uno dei pirati più sopra le righe e amati di sempre. Questa propensione camaleontica è passata da un trasformismo poetico ed ispirato ad una pessima abitudine piuttosto sterile (The Lone Ranger). Per fortuna grazie al convincente Black Mass - L'ultimo gangster il periodo di appannamento sembrerebbe alle spalle. Lo aspettiamo in nuovi grandi ruoli, magari persino con il suo volto vero.
Nomination: tre - nel 2004 per La maledizione della prima luna, nel 2005 per Neverland - Un sogno per la vita, nel 2008 per Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street (sempre come attore protagonista).
La consacrazione: Edward mani di forbice
Il tonfo: The Tourist
8. Robert Downey Jr.
Esplodere, implodere e rinascere. La carriera di Robert Downey Jr. assomiglia al ciclo vitale di una fenice. Nel suo sguardo vispo e a volte inquieto vibra il talento di un attore straordinario e imprevedibile, in grado di scomparire sempre dentro i personaggi che interpreta. Parlare di "vita" e di "carriera" è difficile, perché per Robert bisognerebbe usare il plurale. Al centro delle sue due esistenze c'è la diga della droga e del carcere; prima qualche piccola perla (Charlot, America Oggi), poi ecco l'ironia Iron Man e di Sherlock Holmes che lo eleva ad assoluta superstar. E a "genio, milionario, playboy, filantropo", naturalmente.
Nomination: due - nel 1993 per Charlot (attore protagonista) e nel 2009 per Tropic Thunder (attore non protagonista)
La consacrazione: Charlot
Il tonfo: Gothika
9. Harrison Ford
Senza alcun dubbio uno degli attori più famosi della storia del cinema. Se nell'arco di soli 5 anni (dal 1977 al 1982) hai dato un volto al sarcasmo di Han Solo, sei entrato nel cast di Apocalypse Now, hai indossato l'ironia di Indiana Jones e preso parte ad un caposaldo della fantascienza (Blade Runner), non potrebbe essere altrimenti. Faccia da schiaffi dal sorriso affascinante, Harrison Ford ha avuto una carriera folgorante, piena di ruoli entrati di prepotenza nell'immaginario collettivo. Grazie alla sua propensione naturale per l'intrattenimento ha vissuto un decennio magico (gli anni Ottanta) tra fruste, cappelli e pistole blaster, per poi indovinare qualche buon successo anche negli anni Novanta (Il fuggitivo, Air Force One). Poi arriva un periodo di buio e l'imperdonabile scelta di tornare ad essere un Indiana Jones senza nulla da dire, ma è bastato rivederlo nella terza trilogia di Star Wars per perdonargli il fatale errore. Con Harrison siamo tornati a casa. Tutti
Nomination: una - nel 1986 per Witness - Il testimone (attore Protagonista)
La consacrazione: L'impero colpisce ancora
Il tonfo: Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo
10. Samuel L. Jackson
Dimmi con che regista lavori e ti dirò che attore sei. Altalenante e perennemente sospeso tra grandi interpretazioni e performance deludenti, Samuel L. Jackson deve molto a Spike Lee e Quentin Tarantino che ne hanno forgiato il talento, collocandolo dentro personaggi straordinari. Uomini impulsivi e irruenti, individui carismatici, ma anche leader sicuri di sé e assai posati. Samuel L. Jackson è stato il fautore simbolico della fase d'oro dei cinecomic, il deus ex machina che ha riunito gli Avengers. Ma ancora più che nei panni di Nick Fury, lo preferiamo furioso e intransigente, sparando proiettili e battute argute nei film tarantiniani.
Nomination: una - nel 1995 per Pulp Fiction (attore non protagonista)
La consacrazione: Pulp Fiction
Il tonfo: xXx 2: The Next Level
11. Michael Keaton
Si può racchiudere un'intera carriera in un film? La risposta è sì e combacia con Birdman di Alejandro González Iñárritu, perché tutti hanno rivisto in Riggan Thomson le ansie, i successi perduti e la voglia di riscatto di Michael Keaton. Colui che per evitare scomode omonimie, ha stravolto il suo vero nome (Michael Douglas), ha conosciuto la gloria grazie al Batman di Tim Burton e poi, proprio come il Cavaliere Oscuro, incapace di volare, ha planato pian piano, scendendo verso film più modesti e incolori. Dopo tanti, troppi film da guest star, negli ultimi due anni è tornato alla ribalta grazie al teatro (Birdman) e al giornalismo (Il caso Spotlight); di nuovo sotto i riflettori anche stando dietro le quinte.
Nomination: una - nel 2015 per Birdman (attore protagonista)
La consacrazione: Batman
Il tonfo: Herbie il supermaggiolino
12. Ian McKellen
L'aplomb british e discreto è quello dell'antidivo, ma quando si parla di diritti per le comunità omosessuali, Sir Ian McKellen si è sempre messo in prima linea. Attivista sin dagli anni Ottanta e approdato al cinema dopo anni di teatro shakespereano, McKellen si è calato dentro copioni impegnati (Demoni e dei, L'allievo), salvo poi battezzare due generi che, agli inizi degli anni Duemila, furono ufficialmente sdoganati: il fantasy e il cinecomic. Magneto e Gandalf sono due personaggi per certi versi agli antipodi, ma entrambi dotati di una grande nobiltà d'animo che li pone di là dei concetti di Bene di Male. Per lui non sarebbe affatto tardi per un Oscar (del tutto accessorio, ovviamente) perché, si sa, "uno stregone non è mai in ritardo, arriva precisamente quando intende farlo".
Nomination: Due - nel 1999 per Demoni e dei (attore protagonista) e nel 2002 per il Il signore degli anelli - La compagnia dell'anello (attore non protagonista)
La consacrazione: Demoni e dei
Il tonfo: Il Codice Da Vinci
13. Viggo Mortensen
Verrà il giorno in cui la statuetta sarà tra le sue mani. Verrà il giorno in cui il suo talento sarà riconosciuto anche da un premio dorato. Ma non è ancora questo il giorno. Parafrasiamo il celebre e amato discorso del suo indimenticabile Aragorn per raccontarvi la sciagurata storia (sempre in ottica Oscar, sia chiaro) di un altro grande interprete. Viggo Mortensen, ormai, riempie lo schermo con la maturità e il carisma posseduto solo dai grandi, per cui siamo certi che sarà soltanto questione di tempo. Non è stato d'accordo Rami Malek, che l'anno scorso ha battuto il suo ingordo italo-americano apprezzato nell'agrodolce Green Book. L'ingiusto digiuno continua.
Nomination: tre - Nel 2008 con La promessa dell'assassino, nel 2017 per Captain Fantastic e nel 2019 con Green Book (sempre come Attore Protagonista)
La consacrazione: Il signore degli anelli - La compagnia dell'anello
Il tonfo: I due volti di gennaio
14. Bill Murray
Quello che lo riguarda (ma conoscendolo la cosa non lo tocca affatto) è una delle mancanze più gravi da parte della bistrattata Academy. Davvero difficile immaginare un altro attore con la spiccata intelligenza, il sarcasmo, la naturalezza e il (recente) atteggiamento indolente e nichilista di Bill Murray. Comico che come tutti i grandi comici ha spesso lasciato intravedere un po' di amarezza dentro i suoi lavori, Murray è stato spesso chiamato ad affrontare l'assurdo e l'immaginario, uscendone sempre e comunque vincitore.
Nomination: una - nel 2004 per Lost in Translation - L'amore tradotto (attore protagonista)
La consacrazione: Ghostbusters - Acchiappafantasmi
Il tonfo: Ember - Il mistero della città di luce
15. Liam Neeson
Se vieni scomodato persino dagli sfottò di Deadpool e ti concedi un cameo in Ted 2, significa che sei diventato un personaggio pop a tutti gli effetti. Ad inizio carriera il possente Liam Neeson, carisma e presenza scenica da vendere, si distingue dentro cast prestigiosi (Mission, Il Bounty) per poi ritagliarsi un ruolo indimenticabile con Schindler's List. Da allora la sua fisicità e il suo volto aristocratico sono serviti a mettere in scena grandi mentori (da Batman e Star Wars) e uomini d'azione pronti a tutto. All'Academy converrebbe non farlo arrabbiare con altre nomination senza vittorie.
Nomination: una - nel 1994 per Schindler's List (attore protagonista)
Consacrazione: Schindler's List
Tonfo: La furia dei Titani
16. Michelle Pfeiffer
Fragile e forte allo stesso tempo, bionda ma mai davvero luminosa, Michelle Pfeiffer è sempre stata tentata da personaggi tenebrosi e ambigui. Un fascino felino e una bellezza sfuggente dominati da uno sguardo tagliente, scoperti non a caso da Brian De Palma per il torbido Scarface. Se avesse rifiutato meno copioni validi (Thelma & Louise e Il silenzio degli innocenti) forse non saremmo qui a scriverne. I suoi fasti, però, affiorano solo scavando nel passato. Catwoman non graffia più.
Nomination: tre - nel 1989 per Le relazioni pericolose (attrice non protagonista), nel 1990 per I favolosi Baker (attrice protagonista), nel 1993 per Due sconosciuti, un destino (attrice protagonista)
La consacrazione: Batman - il ritorno
Il tonfo: Capodanno a New York
17. Meg Ryan
Con quel dolce volto d'angelo spensierato Meg Ryan è stata una delle più costanti e amabili sostenitrici della commedia romantica. Quando folgorò tutti con il mitico orgasmo simulato di Harry, ti presento Sally in molti sperarono che dietro il bel faccino si celasse un'attrice in grado di andare oltre il romanticismo smielato, cercando nuove sfumature diverse dai soliti film di coppia. Evento capitato di rado (ricordate lo scabroso In the cut?) grazie a qualche buon film (C'è posta per te) che, purtroppo, non l'ha risparmiata dal recente oblio.
Nomination: nessuna
La consacrazione: Harry, ti presento Sally
Il tonfo: City of Angels - La città degli angeli
18. Arnold Schwarzenegger
Sono destinati ad essere vicini anche nell'ordine alfabetico, a essere associati sempre e comunque. Tra poco sarà il turno di Stallone, ma quando si tocca Sly, è impossibile non pensare subito anche a Arnold Schwarzenegger. Le due icone degli anni Ottanta, i due rivali assoluti dell'action movie, due testimonial dell'anima stessa degli anni Ottanta, pieni di edonismo e intrattenimento spensierato. Proprio come Stallone, anche Schwarzenegger è cambiato tanto nel corso degli anni(nato come culturista e diventato Governatore della California), imparando a giocare con se stesso grazie ad un grande spirito autoironico. Negli ultimi tempi questa presunta rivalità è stata appianata, tra avventure "mercenarie" ed evasioni di coppia (Escape Plan - Fuga dall'inferno), ma quello che sorprende è l'intensità raggiunta da Arnold, apprezzata nel recente Contagious, dove è un padre amorevole e commovente.
Nomination: Nessuna
La consacrazione: Terminator
Il tonfo: Batman & Robin
19. Sylvester Stallone
Dopo le migliaia di scale affrontate in quel di Philadelphia, tra pesanti felpe rigorosamente impregnate di sudore, uova crude e galline da catturare, ogni buon cinefilo dal cuore tenero sogna di vederlo salire anche sul palco del Kodak Theatre. Avrà certamente imparato a incassare grazie a Rocky, ma molti di noi sognano di veder trionfare il buon Sylvester Stallone almeno una volta. In quelle mani grandi che hanno impugnato guantoni e fucili di ogni tipo, vorremmo soltanto una statuetta alta 34 centimetri e pesante 4 chili. Qualora non dovesse arrivare prima, siamo certi che prima poi un Oscar alla carriera arriverà.
Nomination: Due - Nel 1977 per Rocky (attore Protagonista) e nel 2016 per Creed - Nato per combattere (attore Non Protagonista)
La consacrazione: Rocky
Il tonfo: Il grande match
20. Sharon Stone
La più verosimile incarnazione della seduzione. La bellezza come arma a doppio taglio, strumento personale per distrarre e poi ferire. Se Charlize Theron, nei panni della Regina Cattiva, chiedesse al celebre specchio "chi è la più bella del reame ?", lo metterebbe in seria difficoltà proprio per colpa di Sharon Stone. L'accavallamento di gambe più memorabile di sempre è stato il preludio per un grande decennio negli anni Novanta, periodo in cui Stone diventa un assoluto sex symbol, quasi il contraltare femminile degli altri cultori del corpo come Stallone e Schwarzenegger. Anche lei, ancora bellissima e sempre più affascinante, trova gloria solo nei ricordi.
Nomination: una - Nel 1996 per Casinò (miglior attrice non protagonista)
La consacrazione: Basic Instinct
Il tonfo: Basic Instinct 2
21. John Travolta
A piccoli, grandi passi verso il successo, ovvero quando ballare significa avviare e risollevare una carriera. Dopo i precoci e travolgenti successi de La febbre del sabato sera e Grease, John Travolta paga dazio ad un esordio più grande di lui e non riesce a scrollarsi di dosso note e stacchetti musicali. Dopo film controversi e qualche gradevole parentesi nella commedia (Senti chi parla), ecco la risalita definitiva grazie a Pulp Fiction, ancora alle prese con piste da ballo cult. Poi la virata verso ruoli da antagonista (Face/Off - Due facce di un assassino, Codice: Swordfish) e una serie di pellicole del tutto dimenticabili (Hairspray). Vanta due nomination a distanza di ben 17 anni, ma considerando la china presa dalla sua carriera, non sappiamo quanto valga la pena aspettare ancora qualche sussulto.
Nomination: due - nel 1978 per La febbre del sabato sera e nel 1995 per Pulp Fiction (sempre da attore protagonista)
La consacrazione: La febbre del sabato sera
Il tonfo: Battaglia per la Terra
22. Sigourney Weaver
Assieme a Sarah Connor, la sua Ellen Ripley è stata una delle eroine capaci di stravolgere l'immaginario cinematografico femminile. La mascella squadrata e lo sguardo duro non privano Sigourney Weaver di una spiccata femminilità e di un'autoironia intelligente sfociata poi in pellicole meno cupe e disimpegnate della saga di Alien (Ghostbusters - Acchiappafantasmi, Una donna in carriera). Rievocare la gloria dei suoi incredibili anni Ottanta è un'impresa impossibile, così non resta che sperimentare generi molto diversi (horror, thriller, storico) soprattutto da comprimaria. Avatar è stato un felice ritorno in grande stile, ma da lei vorremmo ancora di più.
Nomination: tre - nel 1987 per Aliens - Scontro finale (attrice protagonista), nel 1989 per Gorilla nella nebbia (attrice protagonista), nel 1989 per Una donna in carriera (attrice non protagonista)
La consacrazione: Alien
Il tonfo: HeartBreakers - vizio di famiglia
23. Michelle Williams
La problematica adolescente apprezzata in Dawson's Creek è cresciuta. Eccome se è cresciuta. Lo ha fatto davvero bene, riuscendo a non rimanere incastrata (come i suoi colleghi) nella nostalgia di quella vecchia serie tv tanto amata. Michelle Williams è diventata un'attrice sensibile, capace di mettere spesso in mostra il lato più fragile dei suoi personaggi molto sofferenti, sofferti e dolenti. Un'interprete a cui consigliamo di cambiare registro con qualche commedia spensierata, per convincere l'Academy di possedere un talento versatile.
Nomination: quattro - Nel 2006 per I segreti di Brokeback Mountain (attrice Non Protagonista), nel 2011 per Blue Valentine (attrice Protagonista), nel 2012 per Marilyn (attrice Protagonista) e nel 2017 per Manchester by the Sea (attrice Non Protagonista)
La consacrazione: I segreti di Brokeback Mountain
Il tonfo: Venom