1923: l'indigena Teonna Rainwater rappresenta la storia sanguinosa degli Stati Uniti d'America

Per l'attrice di discendenza taina e coahuiltecana Aminah Nieves è stato un compito gravoso e importante quello d'interpretare Teonna Rainwater nello show di Taylor Sheridan.

Aminah Nieves è Teonna Rainwater in 1923

La grandezza dell'affresco che Taylor Sheridan ha dipinto finora con Yellowstone, 1883 e 1923 forse non è del tutto comprensibile da chi vive al di fuori degli Stati Uniti senza avere una piena consapevolezza della storia di quella nazione. E, forse, non è comprensibile pienamente, per lo meno a livello conscio, neanche dagli stessi statunitensi. Come spiegare il successo di tre produzioni seriali che, sulla carta, hanno tutto quello che serve per incontrare i gusti del pubblico più conservatore (l'esaltazione di un certo stile di vita classico, per così dire) che però, allo stesso tempo, non fanno altro che criticare spesso e volentieri certe derive dell'America di oggi tipiche dell'area MAGA? In una terra fatta di aspre contraddizioni e di lacerazioni sociali con cui oggi, in pieno 2025, ancora si fanno i conti, lo Sheridanverse ha messo d'accordo tutti perché ha messo al centro delle sue narrazioni l'America stessa. Con tutte le sue sfaccettature che per noi europei possono apparire anche aliene da un certo punto di vista.

Aminah Nieves 1923
Aminah Nieves in 1923

Forse la serie più critica nei confronti dell'America di oggi è quella ambientata quasi un secolo fa, 1923. Ve lo avevamo già detto in uno speciale in cui spiegavamo come le violenze subite da Alexandra Dutton parlassero dell'oggi con una storia ambientata se non ieri, l'altro ieri. Ma oltre a essere un'allegoria del presente, 1923 ha scoperchiato un vaso di Pandora su un capitolo che non era praticamente mai stato esplorato in maniera così approfondita e brutale in un'opera di fiction destinata al grande pubblico: quello delle vessazioni subite dalle native americane nelle scuole cattoliche.

Dalle allusioni di 1883 al racconto esplicito di 1923

La grande abilità di Taylor Sheridan nello stabilire cosa sia giusto o meno raccontare e soprattutto quando è il momento di farlo, si può comprendere anche grazie a quello che nella serie precedente, 1883, non è stato esplicitamente messo in scena. Prendete ad esempio Thomas, interpretato da LaMonica Garrett, un Agente Pinkerton che ha un passato da sergente veterano dell'U.S. Army di un reggimento dei Buffalo Soldier. Ci viene fatto capire che, nel suo passato, c'è stata anche la schiavitù, ma è un qualcosa che rimane molto sullo sfondo perché le tragedie vissute dalla comunità afroamericana sono ampiamente note e documentate e tutto sarebbe potuto sfociare nello sfruttamento fine a sé stesso della cosa.

Teonna
Un momento carico di dramma per Teonna Rainwater in 1923

Ma quante volte ci è capitato di vedere in un'opera di fiction ciò che è stato nascosto con la polvere sotto al tappeto del salotto di casa, cioè le vessazioni inferte ai nativi americani nei collegi gestiti dalla Chiesa Cattolica? Probabilmente mai. Ed è uno dei tanti meriti di Taylor Sheridan quello di aver raccontato la cosa in maniera diretta e brutale. Ha portato alla luce un trauma di cui si sa ancora troppo poco e che, di tanto in tanto, va alla ribalta della cronaca perché magari in alcune di queste istituzioni vengono trovate delle fosse comuni. E lo ha fatto creando il personaggio di Teonna Rainwater, interpretato da Aminah Nieves, che, proprio in un collegio di quel tipo, subisce abusi di ogni tipo prima di far fuori i suoi aguzzini e iniziare una fuga per sfuggire alle grinfie di Padre Renaud (Sebastian Roché) e il Marshal Kent (Jamie McShane).

Raccontando la sua esperienza a IndieWire proprio Amina Nieves spiega che dopo aver letto la sceneggiatura ha pensato che fosse un materiale davvero spigoloso da trattare tanto da pensare di rifiutare il ruolo. È stata sua madre a convincerla dicendole che doveva smetterla di lamentarsi e farlo per tutta la comunità nativa americana. Quel ruolo non aveva a che fare solo con lei, ma con la storia stessa della sua gente.

Un sorprendente (e violento) viaggio dell'eroina

Sempre parlando di quello che ha significato per lei questa esperienza, Aminah Nieves dice che "Devo dare merito a Taylor per aver scritto questa storia, perché è difficile. E sono sicura che potrebbe aver ricevuto molte pressioni per non farlo, perché fondamentalmente non era mai stato fatto prima. Ma l'abbiamo visto peraltro in una produzione della Paramount, che è pazzesco se ci pensate". Per poi aggiungere che "avere il coraggio di rimanere fedele alla storia che vuoi raccontare e lottare per essa, è davvero ammirevole. Sono molto felice di averlo fatto, perché va condivisa e serve che ci sia responsabilità". Un passato orribile da riportare a galla, ma un atto comunque dovuto.

1923, stagione 2: le violenze subite da Alexandra Dutton parlano dell'America di oggi 1923, stagione 2: le violenze subite da Alexandra Dutton parlano dell'America di oggi

Un viaggio dell'eroina, quello di Teonna Rainwater, che è arrivato quasi per caso nelle mani dell'attrice, oggi ventinovenne. Nata a Hammond, nell'Indiana, da piccola pensava che sarebbe diventata una musicista più che un'attrice. È difatti una polistrumentista che sa suonare sassofono, clarinetto, pianoforte, chitarra, mandolino, ukulele e flauto. L'amore per la recitazione si è sviluppato al liceo tanto che, due mesi dopo il diploma, è partita per la Grande Mela con la proverbiale "valigia piena di sogni". Per quasi dieci anni è stato un susseguirsi di minuscoli ruoli non accreditati, a eccezione di uno - minuscolo - nell'antologia horror V/H/S/99 tanto che per mantenersi in una delle città più care del mondo, New York appunto, ha dovuto fare quattro lavori fra cui l'erborista e la doula.

1923 Renaud Marshall Kent
Padre Renaud (Sebastian Roché) e il Marshal Kent (Jamie McShane)

Per quanto assurdo possa sembrare, la grande opportunità di lavorare a 1923 non le è arrivata mentre si trovava a New York, ma dopo essere tornata a casa a Hammond, stanca della frenesia di una metropoli come quella. Due mesi dopo il ritorno a casa conobbe il suo manager che oggi definisce come il suo "migliore amico", Jonathan Yue, e dopo poco arrivò il casting per la serie di Taylor Sheridan.

Il futuro di Teonna

Nel finale di una seconda stagione di 1923 che, come abbiamo scritto nella nostra recensione, eleva definitivamente la creazione di Sheridan ad autentico capolavoro del western, dopo la prigionia e la conseguente fuga, Teonna è finalmente libera di vivere la sua vita. A tal proposito l'attrice spiega che secondo lei "Teonna continuerà a dar fastidio a molta gente per tutta la vita, e non si scuserà mai per questo. Di solito le donne indigene sullo schermo sono rappresentate in modo molto... beh, sappiamo tutti come. Quindi poter interpretare un personaggio così sfaccettato è stato incredibile. Mi ha ispirata in tanti modi. E in questi ultimi due anni e mezzo, tre anni, mi ha dato così tanto che non potrò mai sdebitarmi. Amo Teonna".

1923 Pete Plenty
Una scena da 1923

Ecco, che qualcosa verrà combinato da Teonna possiamo tutti sospettarlo anche perché in Yellowstone uno dei personaggi più importanti si chiama Thomas Rainwater e se vale davvero il detto che due coincidenze fanno un indizio... E poi anche se la storia di 1923 era strutturata in maniera tale da esaurirsi in due stagioni, sappiamo che, all'orizzonte, c'è anche 1944. E tanto Aminah Nieves quanto Brandon Sklenar (volto di Spencer Dutton), hanno alzato la mano dal banco per esprimere in maniera molto chiara la loro intenzione di candidarsi per un ritorno in scena nei panni dei loro rispettivi personaggi.

1923, recensione: il finale della stagione 2 eleva definitivamente la serie ad autentico capolavoro western 1923, recensione: il finale della stagione 2 eleva definitivamente la serie ad autentico capolavoro western

Mentre attendiamo di scoprire se la ritroveremo anche in questo nuovo tassello dello Sheridanverse avremo modo di ammirarla anche nel nuovo thriller ancora senza titolo diretto da Kathryn Bigelow e ambientato alla casa Bianca. Un'esperienza che l'attrice descrive così: "È assurdo, perché non so nemmeno il titolo del film, né quando uscirà. Tutto quello che posso dire è che è completamente diverso da tutto che mi avete visto fare finora, che poi non è neanche tantissimo è chiaro. Ma comunque è completamente diverso. Ed è stato un ruolo molto impegnativo, per il tempo che ci ho dedicato e per ciò che ha richiesto a tutti noi".