1899, la recensione della nuova serie Netflix: misteri in alto mare

La recensione di 1899, nuova e attesa fatica dei cervellotici autori di Dark che tornano a ricercate atmosfere oscure e psicologiche per raccontare il dramma della perdita e della disperazione.

1899, la recensione della nuova serie Netflix: misteri in alto mare

Eletta a suo tempo miglior serie originale Netflix e ancora oggi considerata tra i migliori prodotti in piattaforma, Dark ha sdoganato talento e ambizioni del duo autoriale tedesco composto da Baran bo Odar e Jantje Friese. Una coppia artistica ben assortita e affiatata, dove i compiti sono rigorosamente divisi ma finalizzati al raggiungimento di una visione comune solida nella forma e nei contenuti. Odar è il regista, Friese la sceneggiatrice. È stato così per Dark e così resta per la nuova e intrigante 1899. I due si rivelano infatti genitori creativi abbastanza gelosi e possessivi delle proprie creature, tanto da curarne ogni singolo aspetto personalmente, con l'intera egida direttiva rimessa nelle mani del primo e la totale scrittura degli episodi nelle mani della seconda, seppure quest'ultima quasi sempre accompagnata da una penna aggiuntiva a coadiuvarne enfasi e scopo. Per questo nel passaggio dalla serie debutto alla seconda non si è minimamente perso tono e stile di Odar & Friese, con 1899 anche prodotta dalla loro Dark Ways (in nomen omen) e già pronta a stuzzicare materia grigia e meningi degli spettatori come già fatto dalla primogenita, questa volta imbastendo però una storia ambientata nel bel mezzo dell'Oceano Atlantico.

Migranti

1899 Nave Teaser Trailer Netflix
1899: un'immagine della serie Netflix

Ci troviamo a bordo del transatlantico Cerberus, un gigantesco piroscafo adibito al trasporto passeggeri dall'Europa fino all'America. È il 1899 a il ventesimo secolo è ormai alle porte, con molti migranti del Vecchio Continente pronti a tentare fortuna o ad accrescerla nel Nuovo. Come visto anche in Titanic, a bordo del Cerberus la classe sociale conta esattamente come sulla terra ferma: i ricchi e benestanti hanno lussuose cabine, buon cibo e tanta comodità, i più poveri rimangono invece con fatiscenti stanzoni comuni e rimasugli. Tra i primi spicca Maura Franklin (Emily Beecham), brillante neurologa e tra le prime dottoresse inglesi riconosciute tali che si trova lì per un motivo: rintracciare il fratello scomparso. Insieme a lei un variopinto gruppo di protagonisti in un progetto a tutti gli effetti corale: un prete spagnolo con un arrogante uomo al seguito, due donne provenienti dalla Cina, una spavalda maitresse francese, un'umile famiglia danese timorata e molti altri.

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1899: un'immagine della serie Netflix

Importante anche l'equipaggio e il capitano della nave, Eyk Larsen (Andreas Pietschmann). Nel corso della traversata, il Cerberus intercetta una richiesta d'aiuto da parte del Prometheus, piroscafo gemello di quello comandato da Larsen e scomparso nel nulla alcuni mesi prima durante la navigazione verso l'America. Intercettata la posizione, il Cerberus cambia rotta per ritrovarsi infine di fronte uno scafo fantasma in un luogo dove anche le bussole sembrano impazzire. Da quel momento per i passeggeri e l'equipaggio del Cerberus comincerà un altro tipo di viaggio, più tetro e preoccupante e votato al dramma personale di ognuno dei presenti e a una lenta e inesorabile discesa nella follia.

1899: aspettative e dettagli sulla nuova serie dai creatori di Dark

On Strange Waters

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1899: una scena della serie Netflix

!899 è un progetto sulla carta molto più ambizioso della già complessa e apprezzata Dark, multilingua (ci sono tedesco, inglese, spagnolo, francese, danese, cinese), multiculturale, girato quasi interamente nei Babelsberg Studios di Potsdam e con un intreccio narrativo di notevole potenziale. Difficile parlarne senza entrare nel vivo della storia e dei suoi risvolti - che analizzeremo poi -, ma ciò che è importante sapere è che la serie resta ammantata da un'aura malata e thriller che sembra contraddistinguere le produzione Dark Ways. Nell'esigenza fisiologica di spazi più ristretti e ripetitivi rispetto al passato, Odar tenta un approccio registico rigoroso e composto anche nella direzione degli interpreti, divertendosi però insieme a scenografi e sceneggiatori nei dettagli estetici e in appaganti virtuosismi stilistici correlati soprattutto al mistero in atto, alla distorsione dei piani tra il reale, l'onirico e il fantascientifico che danno profondità di genere al progetto.

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1899: un'immagine suggestiva della serie Netflix

Visivamente è coeso e ben legato e ha una sua precisa ragion d'essere (partendo persino dai bellissimi e ipnotici titoli di testa), mentre nella scrittura si avverte un certo disequilibrio concettuale tra l'idea del corale e la praticità dello stesso. Molte storyline risultano così abbozzate e di poco interesse, proprio come tante personalità in gioco. A spiccare sono in pochi, ma è almeno nella trama che il ragionamento votato al collettivo si fa geniale, intuitivo e funzionale, con indizi disseminati ovunque e un susseguirsi di assurdità ben congeniate che sono energico carburante del prodotto. Non tutto è in linea e soprattutto il dramma, quando predominante, scopre i fianchi alla serie, che a differenza di Dark in questo senso è profondamente più debole, drammaturgicamente pretestuosa per distogliere lo sguardo del pubblico dal gioco più grande e divertente.

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1899: un'immagine della serie Netflix

La confezione del puzzle psicologico da decifrare è più avvincente e appagante delle mosse che inanella per condurci alla soluzione, problema soprattutto legato a uno spasmodico desiderio di sorprendere che supera di gran lunga la reale natura psico-ludica di 1899. A entusiasmare è soprattutto la qualità del mistero e il modo in cui Odar in cabina di regia e Fraise in sceneggiatura riescono a creare suspance e bilanciamento tra le parti, dando al pubblico sempre il massimo di ciò che possono e mai meno di ciò che devono, così da alimentare e stuzzicare la curiosità dell'audience e fidelizzarne l'attenzione, senza promesse impossibili e con risultati garantiti. È un modo di concepire un prodotto che nasce dalla voglia di sviluppare un rompicapo cinematografico o seriale e costruire intorno ad esso un edificio narrativo di facciata, interamente asservito alla risoluzione dello stesso. E finché è ben diretto, recitato, fotografato, musicato e ragionato, va benissimo così, con tutti i pregi e difetti che comporta.

Conclusioni

Appassionante e ambiziosa, questa nuova 1899. Così audace e votata a sorprendere da dimenticare a volte di farlo, tentando di coprire il gusto del divertimento - per quanto malato, psicologico e di genere - sotto inutili strati di dramma superficiale, specie se inserito in un prodotto concettualmente corale. Come detto nella recensione di 1899, non tutti i protagonisti funzionano e non tutti i momenti cattura ed esaltano, ma è la profondità dell'intreccio e la qualità del mistero imbastito a delineare la riuscita del prodotto, registicamente forte e capace di entusiasmare e coinvolgere lo spettatore dall'inizio alla fine nonostante alcune perplessità di fondo.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • La regia di Baran bo Odar, di fatto tra i migliori autori tedeschi in circolazione.
  • Articolato, appagante, sorprendente: l'intreccio tra psico-thriller, fantascienza e horror è altamente vincente.
  • L'atmosfera e i toni danno grande carattere al prodotto...

Cosa non va

  • ... che però non sa bene cosa farsene di tutti quei personaggi.
  • La scrittura drammatica e la gestione delle tante storyline in campo sono spesso insoddisfacenti.