A qualcuno piace zombie: 10 improbabili e ironici remake non-morti

Bizzarro e sopra le righe, l'adattamento PPZ - Pride and Prejudice and Zombies arriva sul grande schermo, stravolgendo con ironia splatter il grande classico di Jane Austin. Un ottimo spunto per immaginare con sarcasmo un'inarrestabile epidemia filmica dove gli zombie si sono diffusi dentro film di ogni genere.

Boris Karloff in una sequenza del film Frankenstein (1931)
Boris Karloff in una sequenza del film Frankenstein (1931)

"Era una notte buia e tempestosa". I migliori racconti dell'orrore iniziano così, ma questa storia coincide con la realtà. In una piovosa serata del 1816, ribattezzato "anno senza estate", un gruppo di giovani scrittori si riunisce in una villa di Ginevra e, non potendo godere dei verdeggianti prati svizzeri, decide di scavare nel buio dell'animo umano, inventando racconti di fantasmi, immaginando nuove forme di terrore. Le menti all'opera sono quelle di P.B. Shelley, Lord Byron, John Polidori e Mary Shelley. Quest'ultima non si sente particolarmente ispirata e si limita ad ascoltare gli spunti altrui: si parla di mostri, di scienza e paura.

Poi, come è giusto che sia, tutto nasce nel bel mezzo di un incubo: una creatura composta da cadaveri profanati prende vita assieme al suo stesso mito, tornato a nuova vita anche grazie al cinema. Nasce così il mostro del Dottor Frankenstein (poi scambiato e coinciso col nome del suo stesso creatore), l'archetipo letterario del non-morto, del vagante che riemerge dalla tomba, ma soprattutto un orrore che non è mai fine a se stesso, ma si fa portatore di un profondo malessere sul mondo contemporaneo, allergico alla diversità e nemico dell'estraneo.

Ma tre anni prima di quell'ispirato gioco letterario, una scrittrice di nome Jane Austen pubblica Orgoglio e Pregiudizio, parlando di ben altri contrasti sociali, addentrandosi con arguzia nel conflitto tra media e alta borghesia inglese. Uno sguardo lucido e mai patetico sul suo tempo, dove ogni personaggio veniva arricchito con pregi e difetti, raccontato con uno stile mai smielato perché pieno di ironia su un'epoca dominata dal perbenismo di facciata. Bene, oggi, esattamente 200 anni dopo quell'anno senza estate, questi due mondi ottocenteschi si incontrano, mescolando temi romantici e lugubri creature, eroine femminili e atmosfere gotiche.

Lo zombie sta bene con tutto

PPZ – Pride and Prejudice and Zombies: un momento del film
PPZ – Pride and Prejudice and Zombies: un momento del film

Con PPZ - Pride and Prejudice and Zombies, adattamento dell'omonimo romanzo di Seth Grahame-Smith uscito nel 2009, il cinema riconferma una passione viscerale per lo zombie, ormai topos narrativo che ha invaso l'intrattenimento moderno; nato nel folklore religioso-magico delle popolazioni haitiane, immaginato tra le pagine di mitici romanzi, diventato un'icona grazie a diverse declinazioni cinematografiche (soprattutto grazie a George A. Romero) e poi sconfinato dentro giochi da tavolo, videogame, fumetti e serie tv (The Walking Dead su tutti). Il film di Burr Steers promette di distruggere barriere sociali, ma soprattutto di mozzare tante teste di non-morti in corsetto, e conferma lo strapotere commerciale di una figura affascinante, evidentemente molto più significativa di quello che sembra in apparenza. Per cercare di dare un spiegazione semiseria a questa invasione inarrestabile di vaganti, abbiamo deciso di sporcarci le mani e di immaginare una vera e propria epidemia cinematografica di zombie. Perché questa divagazione sull'avventura di una combattiva Elizabeth Bennet ispira a giocare con l'immaginazione, rompendo qualche schema.

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PPZ – Pride and Prejudice and Zombies: un momento di azione del film
PPZ – Pride and Prejudice and Zombies: un momento di azione del film

Non scomoderemo grandi classici letterari e, per quanto la tentazione sia forte, non ci tufferemo in un girone dantesco pieno di walkers, né immagineremo Giulietta che si risveglia decomposta dalla sua morte apparente, e nemmeno una ritratto di Dorian Gray particolarmente deturpato e decadente, quasi una profezia per gli zombie che sarebbero venuti dopo di lui. No, ci dedicheremo al cinema e soltanto a lui, esplorando generi talvolta impensabili per i non-morti. Perché se è vero che il grande schermo ha spesso esplorato territori diversi dal canonico horror, questa volta vogliamo esagerare e sognare film assurdi e remake improbabili. Immagineremo film talmente allucinanti da far impallidire anche il più ardito dei b-movie di serie z, ma per farlo, come ogni buona epidemia insegna, è necessario armarsi di coraggio, un kit da pronto soccorso e una buona dose di ironia. Non sappiamo se Jane Austen si stia rivoltando nella tomba ma, qualora lo stia facendo, sarebbe perfettamente in tema.

Orgoglio e Pregiudizio e Zombie: le protagoniste femminili del film
Orgoglio e Pregiudizio e Zombie: le protagoniste femminili del film

1. Commedia (A qualcuno piace zombie)

Fanno paura, sono mostruosi, ma siamo sicuri che gli zombie non abbiano alcun effetto benefico? Per quanto resti prima di tutto una figura minacciosa e inquietante, il morto vivente scongiura il potere della morte e vanifica in qualche modo l'inevitabile fine di tutte le cose. Seppur in maniera disturbante, lo zombie incarna la testardaggine della vita, ed è forse per questo che il suo spauracchio è spesso stato esorcizzato anche attraverso la risata. Sono tante le commedie che hanno trasformato le urla di terrore in risate grottesche (Benvenuti a Zombieland, L'Alba dei morti dementi - Shaun of the Dead o il recente Burying the Ex), ed è per questo che apriamo questa assurda disamina scomodando una delle commedie più belle di sempre. È la storia di due musicisti squattrinati che rimangono uccisi nella celebre Strage di San Valentino del 1929. I due, pur di coronare il loro sogno musicale e non essere esclusi dal mondo per colpa del loro aspetto, sono costretti a travestirsi con parrucche e a camuffarsi da donne. Sì, l'avete capito, stiamo proprio parlando di A qualcuno piace zombie, e se lo facciamo è perché il grande A qualcuno piace caldo fece proprio dello sbeffeggio della morte la sua forza, tra locali travestiti da pompe funebri e due protagonisti che sfuggono ad una tremenda vendetta mafiosa. Jack Lemmon e Tony Curtis ci perdoneranno per l'affronto, ma d'altronde "nessuno è perfetto".

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2. Fantascienza (Zombie Runner)

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Dal Frankenstein di Mary Shelley, solitaria creatura disperata, alla lenta e indistinta massa immaginata da Romero nel suo seminale La notte dei morti viventi. Con il passare degli anni, quella dello zombie si è trasformata da figura singola ad emblema assoluto della massificazione. Critica esasperata alle derive della società di massa, lo zombie movie scomoda spesso una visione assai pessimista di una società che ben si specchia in un agglomerato impersonale dove tutti sono nessuno. E allora, come non pensare ad un desolante scenario fantascientifico alla Zombie Runner, dove l'esperimento dei defunti rivitalizzati con innesti meccanici è del tutto fallito. Gli ultimi esemplari rimasti "in vita" hanno piena coscienza di sé e per questo vanno ritirati, ma l'uomo incaricato di farlo è stato morso da un errante poche ore prima di iniziare la sua ricerca. Ed ecco che la figura del cacciatore e della preda si assomigliano sino a confondersi, in un film visionario e folle, scritto da sceneggiatori che "noi umani non potremmo neanche immaginare".

3. Western (Il buono, il brutto e il redivivo)

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Duelli, sparatorie, proiettili ovunque. La morte irrompe nei film western come i migliori cowboy fanno nei saloon; qui si sente talmente "di casa" da aver davvero ospitato spesso la figura dello zombie. Non a caso esiste un catalogo più o meno sterminato di western pieni zeppi di non morti, film ad alto tasso splatter e di dubbia qualità cinematografica, dove banditi, fuorilegge e cacciatori di taglie ritornano in vita, assetati di vendetta. E mentre ci limitiamo a citare i più noti Undead or Alive e Gallowwalkers (vi consigliamo anche il fumetto italiano Garrett), diventa obbligatorio "riesumare" un capolavoro grazie a Il buono, il brutto e il redivivo, cult di infimo livello, utile soltanto a rispolverare qualche attore caduto in disgrazia e raccontare di brutti ceffi che utilizzano un vagante per inscenare esecuzioni, beffare sceriffi e incassare la taglia. Le sparatorie diventano per forza di cose molto più accurate rispetto alle solite, confusionarie piogge di proiettili, perché qui è necessario puntare alla testa dei manigoldi in scena. Rimane obbligatorio il triello finale, ambientato in un cimitero, ovviamente.

4. Musical (The Zombie Picture Show)

Premessa: è impossibile pensare ad un declinazione canora con zombie danzanti senza essere influenzati dal mitico video di Thriller di Michael Jackson, forse tra i videoclip più celebri di sempre, che nel 1982 turbò l'immaginario collettivo, contaminandolo definitivamente. Va detto che il cinema finora si è mostrato molto timido in tal senso (per fortuna), e soltanto il teatro e il cortometraggio si sono spinti verso l'errante ballerino. Senza dubbio il titolo che più di tutti si presta alla traduzione mortifera è The Zombie Picture Show. Un film trasgressivo, cupo, che affonda la sua storia nel piacere carnale, dentro un gioco perverso di creature costruite in laboratorio per libidinosi scopi personali. "Non sognatelo, siatelo" cantavano in The Rocky Horror Picture Show, questa volta prendete per buona soltanto la prima parte della citazione.

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5. Azione (Slow & Furious)

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A ben pensarci, molti film post-apocalittici, falcidiati da epidemie inarrestabili, vedono sparuti gruppi di umani che si scontrano contro la minaccia strisciante. Noi vogliamo immaginare un action movie scellerato, con due fazioni di non-morti che si contendono il dominio di un mondo abitato solo da walkers. Il che ci pone di fronte ad un bivio: che ritmo avrà questo film? Nel corso degli anni il cinema ha dato vita a due scuole di pensiero sulla "velocità di crociera" dell'orrenda creatura. La versione "romeriana" ha imposto per anni un essere lento e impacciato (ripreso anche da videogiochi fondamentali come Resident Evil), mentre negli anni Duemila film come 28 giorni dopo e World War Z hanno presentato infetti più rapidi, quasi schegge impazzite. E allora tanto vale non scegliere e immaginare un Slow & Furious dove bande rivali di non morti si fronteggiano a suon di tamarre scorribande automobilistiche. Se alcuni film hanno davvero tentato l'impresa action (come The Horde), noi abbiamo già pronto uno script da dare in mano a Nicolas Cage. Sarà difficile fare peggio del suo indimenticabile Drive Angry 3D.

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6. Animazione (Zombie Trainer)

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Il cinema è prima di tutto "adozione di un punto di vista". Ogni cosa può cambiare tono, ogni storia può cambiare registro, a seconda della prospettiva da cui guardiamo le cose. Per una volta ci piacerebbe vedere un edificante racconto di tolleranza, caratterizzato da una difficile amicizia tra uomo e zombie in un contesto a loro ostile. L'habitat non può che essere quello dell'animazione, solitamente prodiga di bei messaggi e di profonde morali. Il toccante Zombie Trainer, storia di un rapporto simbiotico tra un ragazzino e un suo coetaneo passato a miglior vita, ci insegna che, in fondo, lo zombie non è cattivo, perché non è più dotato di libero arbitrio e quindi della possibilità di scegliere tra giusto e sbagliato. Il povero non-morto segue soltanto il suo istinto, una delle poche cose che gli rimane. Zombie Trainer sensibilizzerebbe, commuoverebbe e sarebbe stato utile soprattutto per Michonne di The Walking Dead. Magari i suoi due celebri compagni di viaggio avrebbero ricevuto un trattamento migliore.

7. Cinema italiano (Zomburra)

A proposito di moralità, le storie di zombie ci pongono di fronte ad una grande contraddizione: nonostante la minaccia provenga dai mostri, gli esseri umani trovano sempre modo di scontrarsi tra loro. Il genere fa saltare ogni regola sociale e scomparire ogni struttura civile, mettendo così a nudo la vera natura umana: ostile e prevaricatrice. Nello zombie movie persiste dunque un richiamo primordiale alla legge del più forte, ad una sopravvivenza spietata; un ritorno a quello stato di natura in cui filosofi come Hobbes parlarono di "homo homini lupus" ("l'uomo è un lupo per l'uomo"), un celebre monito citato anche dai nemici di Rick Grimes e soci (i Wolves). Per questo motivo crediamo che il recente ritorno di fiamma tutto italiano legato al genere crime possa dare luce ad un raccapricciante panorama nostrano. Dopo lo storico Indagine su uno zombie al di sopra di ogni sospetto e il successo di Zombie Criminale, Zomburra proietterebbe sul grande schermo i brandelli di un paese violento, contagiato dall'odio reciproco, dove ognuno prende volentieri a morsi il prossimo.

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8. Fantasy (Horde of The Rings)

Hord of the Rings
Hord of the Rings

L'immaginario fantasy pullula di sottogeneri profondamente diversi tra loro. Tra questi c'è il dark fantasy che non disegna contaminazioni con l'universo horror, abitato da licantropi e vampiri, ma quasi mai da zombie, il più delle volte esclusi da queste escursioni medievaleggianti (per trovarli bisognerebbe scavare nei meandri di una folta bibliografia). Ma in questo folle gioco cinematografico vogliamo dare anche a loro una dignità all'interno di epiche imprese. Il regista chiamato in causa è certamente Uwe Boll, universalmente considerato a giusta ragione "il peggiore di tutti i tempi", al quale daremmo in mano una pellicola trash, un'accozzaglia di effetti speciali pacchiani che risponde al nome di Horde of The Rings. Scomodare un caposaldo è purtroppo obbligatorio, ma un piccolo appiglio narrativo ci arriva proprio dalla trilogia di Peter Jackson: come tutti ricorderete, il prode Aragorn ne Il signore degli anelli - Il ritorno del re, chiede aiuto all'imbattibile Esercito dei Morti, cavalieri intrappolati in un limbo di sofferenza, decisivi nella vittoria finale contro le forze di Sauron. Ora prendete quella mitica scena, declassate il tutto e avrete il vostro fantasy zombie decisamente orrendo.

9. Avventura (Zombie Park)

Non ce ne vogliano gli autori del valido e apprezzato Jurassic World, ma dopo il clamoroso fallimento del primo Jurassic Park, riaprire i battenti di un nuovo parco divertimenti giurassico con creature ancora più mastodontiche e letali (e più "wow") non ci sembra proprio la migliore delle idee. Forti di questo precedente rassicurante, pieno di un evidente masochismo, proponiamo un verosimile Zombie Park, un lugubre luna park pieno di attrazioni macabre, tra le cui vie i non-morti smettono di essere ammirati dai visitatori per poi terrorizzarli. Dagli stessi autori di Zombi Dick (capidoglio pallido e infetto), ecco un'avventura che riconferma un'altra peculiarità dei film di genere zombie, ovvero il classico vizio umano di "giocare a fare Dio", obnubilato dal suo dominio sul mondo. Con le solite, catastrofiche conseguenze (la Umbrella Corporation vi ricorda qualcosa?). La cosa grave è che pensiamo, anzi temiamo, che un film del genere possa essere davvero possibile.

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10. Drammatico (Redivivo)

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Chiudiamo questo cerchio malsano scomodando uno dei film del momento e un altro cult fondamentale. E partiamo proprio da una gelida caserma dove un perfido sergente è impegnato nell'addestramento spietato di un folto esercito di non-morti. I metodi del mortifero Hartman sono brutali, per niente ortodossi, volti a "mortificare" i suoi sottomessi con una violenza verbale e fisica. Certo, considerando gli scarni soldati, potrebbe essere difficile riproporre la mitica offesa "palla di lardo", ma Full Metal Zombie saprebbe regalare lo stesso una grottesca critica della guerra, osservata dopo il trapasso. Ora, invece, ritorniamo a metterci nei panni di chi vive sulla propria pelle una lenta e straziante trasformazione (lo ha fatto di recente il valido Contagious) e pensiamo ad una remake di Revenant - Redivivo. Il titolo lo lasciamo così com'è, ma questa volta il cacciatore Hugh Glass ha meno fortuna perché, dopo essere stato seppellito vivo da quel traditore di Fitzgerald, il nostro riemerge dalla terra sotto forma di non morto. Ed eccoci, una volta tanto, a non vivere lo zombie come un nemico, ma un essere da compatire, vivendone la lunga e lenta agonia, strisciando al suo fianco, respirando faticosamente accanto a lui. Ma in questa triste vicenda, qualcosa di buono c'è: l'orso non avrebbe davvero più niente da mordere.

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