Occhi verdi e capelli scuri, e tutte le carte in regola per far breccia nel cuore del pubblico televisivo femminile (e non). Ma Massimiliano Varrese non è solo un attore di fiction - anche se di set televisivi ne ha frequentati tantissimi - ma anche interprete teatrale e cinematografico, e altro ancora. Lo abbiamo intervistato per una piacevole chiacchierata alla vigilia dell'uscita nelle sale del suo ultimo film, Alice, debutto alla regia di Oreste Crisostomi e con lui abbiamo parlato di questo nuovo progetto, e del personaggio che interpreta, ma anche dei suoi tantissimi interessi - tra cui la meditazione e l'astrologia - di come sia cambiato il mondo dello spettacolo italiano negli ultimi anni e del modo in cui è cresciuto lui, dagli esordi con la Carrà ad adesso.
Hai fatto musica, teatro, pubblicità, cinema e televisione - e a parte questo hai anche tantissimi interessi di cui parleremo dopo - sei praticamente infaticabile e inarrestabile, come fai a restare dietro a così tanti progetti e nei campi più svariati?
Sicuramente devo ringraziare la passione e l'amore che ho per questo mestiere e la continua voglia di mettermi in discussione e di imparare. Il desiderio di poter esprimere la mia creatività e soprattutto il desiderio di poter esprimere le emozioni dell'anima.
In Alice, debutto alla regia di Oreste Crisostomi interpreti il personaggio di Sandro, un ragazzo omosessuale. Non è la prima volta che ti cimenti in un ruolo del genere - lo avevi già fatto a teatro con Beautiful Thing e nel serial Il bello delle donne, ad esempio - e questa cosa ha spesso sollevato un certo chiacchiericcio mediatico soprattutto sulle testate web della comunità gay. Come mai ti sei ritrovato ad interpretare questo tipo di ruolo così spesso, una questione di casualità o di "affinità" con l'universo omosessuale?
Sinceramente i chiacchiericci non mi interessano molto, soprattutto quelli poco costruttivi e privi di profondità d'animo. Più di dieci anni fa, feci Beautiful Thing (dal quale è stato tratto anche un film inglese n.d.r) con un bravissimo regista come Bruno Montefusco che lanciò con il teatro diversi miei illustri colleghi. Ebbi molto successo e di lì ad essere visto e scelto, per interpretare un ruolo simile, per il bello delle donne il passo fu breve. Credo che oggi nel 2010 stupirsi ancora del fatto che un attore interpreti nella sua carriera, un ruolo gay, sia davvero poco rispettoso per gli omosessuali stessi. Si parla tanto di parità di sesso e di diritti umani di questi tempi! Allora la domanda che rigiro è questa: un omosessuale prova forse diverse emozioni da un eterosessuale o da un transgender? Le mie "affinità" con l'universo omosessuale? Sicuramente la gentilezza e la sensibilità d'animo, che purtroppo spesso vengono scambiate per debolezza e si finisce cosi, con il mettere stupide etichette.
Oreste credo sia uno dei più acculturati, bravi e promettenti registi di nuova generazione, anche se il suo modo di mettere in scena e di scrivere è forse quello di altri tempi, quello dei vecchi maestri. Quando l'ho incontrato per la prima volta, l'intesa artistica e umana è scattata immediatamente! Sul set mi dava le indicazioni ma lasciandomi ampia libertà di movimento e inventiva. E' molto bello lavorare così.
A quanto ne sappiamo, il personaggio di Sandro è innamorato di un uomo sposato con una donna. Ti sei mai trovato in situazioni simili, o preferisci la 'trasparenza' in amore? In che modo un attore come te interpreta qualcosa che non è? Quali punti di riferimento cerca, non avendo esperienze in determinati contesti?
Fortunatamente non mi sono mai innamorato di una donna sposata. Anche perché per quanto si voglia essere moralisti, all'amore non si comanda. Ed io fino a poco tempo fa sono stato un istintivo. E sicuramente avrei fatto un disastro! (ride) Interpretare un ruolo piuttosto che un altro? La differenza e la preparazione sicuramente sta nella ricerca, nell'osservare il mondo e l'ambiente circostante, e catturarne i piccoli particolari, "il batter di ciglia" e poi seguire le emozioni che danno vita a tutto.
Poche settimane fa nelle nostre sale è uscito un film molto carino, Humpday - un mercoledì da sballo, che è incentrato principalmente sul tabù dell'attrazione fisica tra due uomini eterosessuali. Ti sei mai sentito attratto da un altro uomo? Come mai, secondo te, tra gli uomini c'è più difficoltà ad ammettere un'attrazione (passeggera o meno) per una persona dello stesso sesso, rispetto alle donne che invece sono più "aperte" in materia?
Qui credo che si entri in un discorso di una profondità tale che forse bisognerebbe partire dalla nascita dell'uomo. Forse l'esempio più semplice per rispondere a questa domanda sta nel fatto che se due amichette adolescenti camminano mano nella mano è normale perché siamo sempre stati abituati a vederlo e sembra scontato. Ma se lo facessero due amichetti? Verrebbero subito etichettati? Nei paesi del medioriente, vedere due amici passeggiare mano nella mano è normalissimo, segno di scambio e fratellanza. Nelle mani c'è energia. Non è quindi una questione di luoghi e di cultura?
Il regista di Alice - che con questo film ha fatto il suo esordio dietro la macchina da presa - ci ha detto di aver lavorato "in apnea", ma che il set è stato anche "teatro di grandi amicizie". Tu come ti sei trovato sul set di Alice, hai affrontato particolari difficoltà legate al tuo ruolo?
Nessuna difficoltà riguardo al ruolo, certo abbiamo girato con tempi e condizioni da set di fiction. Meno male che di quei set ne ho fatti tanti e ho imparato ad essere un "centometrista". Abbiamo girato a Terni, una piccola cittadina che conosco molto bene e dove si sta bene, il clima tra noi tutti, attori e troupe, è stato davvero di amicizia e collaborazione. Ci siamo divertiti molto.
Che tipo di film è Alice? Come lo definiresti?
Credo che sia una piccola bomboniera artigianale di altri tempi. Dal sapore e dal gusto retrò. Ma con il tocco moderno.
Ad essere sincero, c'è un abisso di professionalità e rispetto dei ruoli e del lavoro degli altri. Quando sento gli addetti ai lavori italiani, che si lamentano che il nostro cinema e il nostro mondo dello spettacolo fa schifo, sorrido e mi arrabbio dentro, perché sono gli stessi che, mangiano soldi e fanno lavorare "pupe e secchioni".
Un'esperienza che non dimenticherai mai in ambito teatrale, cinematografico e televisivo, e negli stessi ambiti, un'esperienza che invece cancelleresti senza pensarci due volte.
Sicuramente ci sono molte esperienze che non dimenticherò mai. Da quella di aver affiancato all'inizio della mia carriera, una Signora dello spettacolo come Raffaella Carrà; a quella di aver ballato in tutto il mondo incontrando artisti internazionali come Geri Halliwell delle Spice Girls ad aver stretto un rapporto di amicizia e collaborazione con il premio Oscar Omar Sharif sul set del film Fuoco su di me di Lamberto Lambertini, che pian pian sta diventando un cult in dvd. Devo dire che sono stato sempre fortunato e aver avuto la possibilità di lavorare con pietre miliari di questo mestiere, a cui ho "rubato" piccoli segreti.
Un film recente - straniero e italiano - che ti ha colpito al punto da pensare che ti sarebbe piaciuto interpretarlo.
Film recenti a memoria che mi abbiano colpito non li ricordo, ma sicuramente avrei voluto essere il protagonista di Matrix o Moulin Rouge. Dopo potrei anche andare in pensione. Magari dopo aver girato un film con Gabriele Salvatores sarebbe il massimo.
Quindici anni fa hai iniziato a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo. Quanto sei cambiato da allora ad oggi? Com'era Massimiliano agli inizi della carriera e che uomo è oggi?
Se mi metto a percorrere tutto con la memoria, non ci sto dietro! Spesso tendo ad archiviare le cose che ho fatto e me ne ricordo solo dopo che rileggo il mio curriculum. È forse una mia difesa, per migliorarmi e mettermi sempre in discussione, come se ogni volta ricominciassi da capo.
Agli inizi ero un istintivo, forse anche un po' pazzo ed ingenuo. Prendevo e mi buttavo sul palco anche a rischio di non essere pronto, ma ciò che nasceva dall'istinto era meraviglioso, almeno per me (sorride) Certo questo mi è servito sia per mettermi in mostra agli addetti ai lavori, sia per prendere anche delle belle porte in faccia, che mi sono servite per crescere e come uomo e come artista. Ora sono un istintivo che ci pensa, ma poi si butta nuovamente a capofitto sul palco. La differenza? Lo studio e le forti esperienze sul campo, e la coscienza che tutto è sempre in bilico.
Quali obiettivi ti poni, arrivato a questo punto del tuo percorso professionale, e che progetti hai attualmente in cantiere?
Gli obiettivi che mi pongo ormai da un paio di anni, sono quelli di poter realizzare i miei personali progetti di artista a 360 gradi. Di poter continuare a lavorare su progetti cinematografici con i grandi registi del nostro cinema. La tv dei bei tempi in cui ho lavorato con la Carrà e Fiorello non esiste quasi più, ed è diventata una grande fatica anche a promuovere i nostri lavori. Se non c'è gossip, non interessano. Bello no? Sto lavorando ancora alla scrittura di un mio personale spettacolo teatrale, e come autore di canzoni in collaborazione con una importante discografica per il resto sono in attesa di girare un nuovo progetto in costume.
Diciamo che aver iniziato all'età di cinque anni ad indossare un kimono e poi per tutto il resto della mia vita, mi ha portato a vedere tutto con un occhi diversi, e da un'angolazione, diversa da quella alla quale siamo abituati in occidente. Spesso mi si chiede se sono buddista. Io rispondo che cerco solo di mettermi in "ascolto" e di ricordarmi le mie radici energetiche. Diciamo che tutte queste discipline interessano la mia vita in pieno: da quando mi alzo la mattina fino alla sera prima di andare a dormire o prima di andare in scena. Quando inizi a seguire un regime alimentare corretto e a meditare, sicuramente capisci che non ne puoi più fare a meno. Il tuo corpo lo richiederà continuamente per rimettersi in equilibrio.
Sei anche un appassionato di astrologia. In che modo influenza la tua vita, ne tieni conto per valutare i progetti da intraprendere e le persone con le quali lavori, oppure no? C'è qualche segno dal quale ti tieni alla larga, ad esempio?
L'astrologia è diventata un recente studio e passione, grazie all'astrologo delle star Emilio Toscano, un maestro in questa disciplina, astrologo di Salvatores e Patty Pravo, tanto per citarne un paio. Diciamo che è un po' la madre e l'origine energetica di tutte le altre discipline. E sicuramente saper leggere la propria anima attraverso le stelle, ci da la conoscenza e la possibilità di poter scegliere anche con chi collaborare o in quali direzioni potersi meglio muovere. Consiglierei a chiunque almeno una volta di conoscere davvero le proprie stelle. Gli antichi lo insegnavano. Parlare di un segno in generale non è mai giusto, perchè bisogna interpretare anche altri fattori. Certo, se dovessi incontrare un soggetto vergine ascendente vergine sicuramente un po' alzerei la guardia! (ride)
Descriviti dal punto di vista astrologico.
Ci vorrebbe una giornata intera! Comunque sono un Capricorno ascendente Scorpione con forti influenze aquariane e uraniane che si fondono con aspetti marziani e plutoniani, che riportano a forti componenti scorpioniche! Capito? (ride) A parte gli scherzi, è una risposta che meriterebbe un lungo capitolo a parte.
(Le foto che appaiono in questa intervista sono di Dario J. Laganà)