Cineasta divertente e assai estroverso, all'apparenza gustosamente kitsch e dall'estro narrativo decisamente spiccato, Wes Anderson è giunto a Roma per presentare alla stampa il suo divertentissimo Fantastic Mr. Fox. In una mise di velluto marroncina, praticamente identica a quella usata nel film dall'egocentrica volpe, il regista texano ha raccontato la genesi di questo piccolo gioiellino di animazione e la scelta di buttarsi a capofitto per la prima volta in un genere particolare con il quale non ci saremmo mai sognati di vederlo alle prese. Ci aveva divertito in tutte le sue bizzarre commedie, da Rushmore a Le avventure acquatiche di Steve Zissou passando per I Tenenbaum e Il treno per Darjeeling, tutte storie nei quali i cattivi erano assenti (qui invece non mancano) ma con tantissimi personaggi sopra le righe, al limite del surreale, disadattati cronici, ricchi di umorismo nero e a loro modo dannatamente adorabili. Lui che lavora sempre con lo stesso gruppo di attori da anni, collabora dall'inizio della carriera con i fratelli Luke e Owen Wilson (suoi inseparabili amici) ma anche con Bill Murray e Jason Schwartzman ha realizzato questo lungometraggio interamente con la tecnica della stop motion trasponendo per il grande schermo il famosissimo libro per ragazzi Fantastic Mr. Fox - Furbo il signor Volpe, scritto negli anni '70 da Roald Dahl, celebre autore di romanzi per ragazzi tra cui annoveriamo anche La fabbrica di cioccolato (racconto che Mel Stuart e Tim Burton hanno trasformato in film) e Le streghe tramutato da Nicolas Roeg nel 1990 nel film Chi ha paura delle streghe? con protagonista un'altra grande amica di Wes Anderson, la straordinaria Anjelica Houston. Il regista ci ha parlato del film, della sua esperienza alle prese con 'attori di peluche' e della lavorazione 'a distanza' con le squadre di animatori che insieme a lui hanno realizzato questo piccolo miracolo dedicato a grandi e piccini. Fantastic Mr. Fox è interpretato da divertentissimi personaggi di fantasia ma per questo non meno 'animati' di quelli in carne ed ossa...
Signor Anderson, da qualche tempo si è avvicinato all'India e sembra non volersi più distaccare da tutto ciò che per lei quel paese rappresenta. Escono fuori anche in questo film i colori, l'allegria, le meditazioni, i riferimenti alla famiglia e ai favolosi anni '70...
Fantastic Mr. Fox rappresenta il suo primo approccio all'animazione, com'è stato passare dall'essere un regista 'sovrano' del set a un regista quasi completamente assente che lascia il lavoro agli animatori anzichè agli attori?
Wes Anderson: Il risultato finale è sempre lo stesso, lo scopo è cercare in ogni modo di modellare a tuo piacimento tutto ciò che va in quel rettangolo che rappresenta il grande schermo. Con questo film ho avuto la sensazione di avere rispetto al passato maggiore controllo su quel che accadeva, ho trascorso meno tempo sul set, forse un quarto del tempo totale, anche perchè gli animatori hanno lavorato da soli ascoltando musica in cuffia talvolta. E' stato tutto diverso, c'è stato un processo molto più lento, c'era da monitorare e da pianificare ogni singolo aspetto e la cosa ha richiesto moltissimo tempo, ora capisco perchè a volte ci vogliono anni per realizzare un film di animazione. C'erano talmente tante cose che accadevano nel frattempo che tutto si amplificava di giorno in giorno, è il tempo fisiologico dei film di animazione d'altronde, completamente diverso rispetto ai film live action.
Un approccio del tutto nuovo immaginiamo, è stata un po' una seconda opera prima sotto questo punto di vista per lei?
Wes Anderson: E' stata un'esperienza davvero unica per me, c'erano tantissimi dipartimenti con cui collaboravo, gli attori sono attori ma niente è come un animatore, egli diventa un mezzo attore in film di questo tipo perchè il suo lavoro non è solo quello di dar voce e movimento al personaggio ma c'è molto altro, il loro approccio è meticoloso e ognuno di loro ha la sua personalità, forse anche questo ha contribuito a far sì che ciascuno donasse una sua lenta spontaneità ai personaggi e al film nel suo complesso. Ci sono state tante sorprese nel corso della lavorazione, gli animatori non si devono limitare ad eseguire ma devono riuscire a far sembrare i pupazzi veri e credibili, neanche loro a volte sapevano come fare...
Nei suoi film lei ha spesso descritto la famiglia, la sua visione di essa, e questa di Mr. Fox. ne è un'altro esempio, è un po' diversa dal solito ma pur sempre una famiglia. Cosa l'ha colpita di più di questo gruppo di personaggi e quanto c'è di lei nel protagonista?
Wes Anderson: Abbiamo usato la storia originale di Dahl nella sua interezza, era piuttosto breve e l'abbiamo arricchita aggiungendo alcuni personaggi nuovi e due capitoli, il primo e l'ultimo. Vorrei specificare che il protagonista Mr. Fox non è basato su me stesso ma sullo scrittore Roald Dahl, di cui sono stato sempre un grande ammiratore sin da quando ero piccolo. Ho cercato di incorporare in questa volpe tutto quello che ho saputo di lui e della sua vita dai suoi familiari, per scrivere il film sono stato in Inghilterra nella sua casa e ho cercato di mettere lui e solo lui al centro della sceneggiatura. Poi è ovvio che scrivendo un film di questo genere si faccia anche riferimento alle esperienze personali, alla propria famiglia e alla propria infanzia, ecco perchè tutto alla fine mi è sembrato così familiare.
Questo racconto ci fa pensare ad un sacco di altri film, ci si possono leggere decine di omaggi e riferimenti cinematografici ad altri personaggi. Ha preso ispirazione da qualche film del passato?
Dahl ha scritto Le Streghe diventato poi un film con Anjelica Huston, cosa pensa delle altre trasposizioni cinematografiche dei suoi romanzi?
Wes Anderson: Ricordo che quando vidi Gene Wilder interpretare Willy Wonka mi emozionai, lo trovai veramente grandioso. Credo che Chi ha paura delle streghe?, ad eccezione del finale che fu cambiato per far felice lo Studio, sia uno degli adattamenti che la famiglia Dahl ha apprezzato di più, Anjelica è fantastica in quel film. Sono talmente tanti gli adattamenti televisivi e cinematografici dei suoi libri che si fa fatica a ricordarseli tutti, forse è proprio per il suo modo di scrivere che le opere Dahl si prestano così tanto al racconto per immagini.
Dietro l'ambientazione rurale c'è qualcosa a che fare con l'attualità politica del suo paese? In una frase del film il protagonista recita: "credo che abbiamo peggiorato le cose, forse era meglio restarne fuori". C'è un riferimento all'Iraq?
Wes Anderson: In modo inconscio forse sì, l'idea che si possa pensare questo non mi dispiace, ma è del tutto involontario. In effetti quando ho fatto vedere il film a uno dei doppiatori mi ha detto che non avrebbe mai immaginato che stessimo realizzando un film segretamente anarchico e comunista, con dei sottotesti politici così forti. A dire il vero molti dei miei collaboratori erano preoccupati, perchè nel film i protagonisti rubano per vivere ma credo che questa fosse la visione originale dell'autore e del periodo in cui egli scrisse la storia. Se c'è un'interpretazione politica è sicuramente 'sua' non mia. Ma ripeto, mi piace l'idea di questa connessione.
Sin dai tempi di Rushmore c'è sempre stato un figlio disadattato e quasi sempre è stato interpretato da Jason Schwartzman, lo considera un po' il suo alter ego?
Man mano che passava il tempo della lavorazione ha preso sempre maggiore confidenza con i pupazzi? Le davano qualche suggerimento? Può essere inteso come un film che invita la gente a recuperare il lato umano e perdere un po' di più quello selvaggio?
Wes Anderson: Quando abbiamo iniziato la lavorazione avevamo varie idee ma non avevamo dei disegni a parte quelli dei pupazzi del libro, è stato un processo piuttosto lungo quello che ha portato alla costruzione materiale dei modellini, lungo circa sei mesi. Il design si è basato intereamente su di loro, hanno suggerito loro come e cosa fare con i set e le scenografie, se pensavamo al loro habitat cercavamo di costruire un ambiente in cui questi animaletti si sentissero a loro agio, è da loro che siamo partiti per costruire tutto il contorno. Non era tutto programmato ma si sviluppava man mano che si andava avanti nella lavorazione, c'è stata una sorta di crescita organica, visto che non avevamo una visione unitaria fissa dall'inizio. Mi interessava moltissimo questa lotta intima di Mr. Fox tra il suo essere domestico e selvatico; é un aspetto centrale nella storia ma fa sempre riferimento all'autore, è stato lui a porre l'accento nel suo libro proprio su questo punto.
Nel film Mr. Fox ha una fobia e anche qualche mania di protagonismo, perchè ha sempre bisogno di stupire la gente, di sentirsi il migliore e di dare il meglio di sè in ogni occasione. Questo aspetto è autobiografico? Ha mai dovuto confrontarsi con la sindrome da primo della classe?
Wes Anderson: La scena in cui lui si confessa è quella a mio avviso più rivelatoria per il personaggio di Mr. Fox, ricordo che la scrivemmo in una fase iniziale e subito dopo ci siamo resi conto di aver capito a fondo il personaggio, la sua vanità e la sua insicurezza di fondo. Chi fa il cineasta si espone dinanzi a un pubblico, decide di farlo solo se ne ha una vera necessità, mi sono un po' rivisto in Mr. Fox devo essere sincero, ma lui ha una personalità più grandiosa della mia (ride). Pensando all'autore non mi risulta che Dahl soffrisse di queste insicurezze, quindi è una cosa specifica del personaggio da lui creato.
Questo è e sarà l'anno del 3D. Lei che ha realizzato un film vecchio stampo, quasi 'cucito a mano' carino e colorato come si facevano una volta, si è posto il problema di competere con questi kolossal? Come è stato accolto il film in giro per il mondo?