Se fino agli anni '90 il nome del regista, sceneggiatore e produttore Chris Columbus era noto a gran parte del pubblico per la sua fantasmagorica creatività, meritevole di aver dato vita a personaggi mitici nell'immaginario collettivo, come I Goonies e i Gremlins, nel 2001 qualcosa ha cambiato la sua immagine presso i fan e tra le factory americane: l'uscita di Harry Potter e la pietra filosofale ha segnato profondamente il fantasy, a ridosso del successone della saga de Il Signore degli Anelli, rendendolo più accessibile anche al piccolo pubblico. Columbus ha messo in scena i primi due episodi del ciclo del maghetto più famoso della storia del cinema, e della letteratura di genere dei giorni nostri, ottenendo consensi strepitosi e inaugurando il ritorno di un genere all'insegna della fascinazione per una dimensione evasiva e fantasiosa inserita nella terribile quotidianità.
Con Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo: Il Ladro di Fulmini Columbus batte una strada che aveva sperimentato proprio con Harry Potter e torna a ispirarsi a un libro, ma questa volta la penna non è più di un'autrice britannica ma di uno scrittore texano di nome Rick Riordan e a prendere il posto della magia è la mitologia greca. Un'impresa difficile e molto rischiosa che, ci racconta il regista, nasce in seguito alle reazioni positive della figlia dislessica alla lettura del primo libro di Percy Jackson: il protagonista è un ragazzino disadattato che scopre improvvisamente che quelli che credeva fossero degli handicap nascondono dei grandi poteri dovuti alla sua natura di semidio. Chris Columbus ci spiega la formula "magica" della potenziale riuscita del suo ultimo film: i miti greci sono intramontabili e sempre attuali, i protagonisti sono dotati di grande umanità, gli attori sono stati scelti soprattutto in base alle loro caratteristiche fisiche e alla loro preparazione, e inoltre il regista ha voluto gli ultimi effetti speciali disponibili sul mercato. Nuovo sguardo alla mitologia dunque, ma nella cornice piuttosto vistosa della modernità, ammiccando ai giovani con battute politicamente scorrette e provocatorie, ricorrendo all'uso di aggeggi ipertecnologici anche quando a farne uso sono semidei dotati di elmo, scudo e corazza.
In questo film si parla di storia e mitologia greca, elementi alla base della cultura europea che noi conosciamo bene. Come mai dall'altra parte del mondo si nutre interesse per la mitologia classica?
Quindi il suo interesse per i miti greci è una fascinazione dalla nostra cultura?
Chris Columbus: Sono sempre stato affascinato dai miti greci fin da Giasone e dal ciclo degli Argonauti; e ho trovato sempre molto attraenti i film tratti da questa letteratura perché sono le grandi storie quelle che durano nei secoli. Mi piaceva l'idea di presentare questa storia classica ai ragazzini e gli effetti speciali di cui disponiamo me l'hanno consentito: nel 1963, quando uscì il film Gli argonauti 2, non c'era la possibilità di rappresentare l'Idra come oggi.
È un interesse recente?
Chris Columbus: Questa fascinazione è qualcosa che mi sono sempre portato dietro perché credo che quelle storie continuino ad affascinare e interessare la gente. Secondo me la mitologia greca funziona su due livelli: quello dark, oscuro che possono comprendere più gli adulti e quello dei bambini, di solito spiegato con le illustrazioni e dal quale sono partito per interessare i ragazzi ma anche gli adulti. E poi volevo fare un film d'intrattenimento: anch'io quando vado al cinema coi miei figli voglio divertirmi.
Che tipo di difficoltà comporta realizzare un franchise del genere? Com'è riuscito a trovare l'equilibrio tra gli elementi che lo caratterizzano?
Harry Potter è oggi all'ottavo film, ma questo successo è anche merito suo, che gli ha dato un'impostazione visiva. Quanto l'ha influenzata quest'esperienza nella realizzazione di Percy Jackson?
Chris Columbus: Quando si lavora con gli attori e con il green screen l'attore si sente perso perché non ha elementi con cui interagire. Noi abbiamo cercato di realizzare gli effetti speciali in maniera più accurata possibile, allestendo numerosi set. Per esempio il Partenone l'abbiamo ricostruito. Questo l'ho imparato realizzando il primo Harry Potter. Ammetto che non sono contento degli effetti visivi di quel film. Per questa pellicola, di cui invece vado fiero, ho voluto gli effetti speciali più moderni.
A proposito di attori, come ha lavorato con i protagonisti di questo film?
Chris Columbus: Se prendi attori come quelli del nostro cast, già preparati, il lavoro è più facile. Uno degli aspetti più belli del lavorare con attori giovani è che portano una carica di freschezza e novità. Per me è importante provare a non diventare un vecchio cinico che allontana i giovani dai suoi film! E poi i giovani mi ricordano da dove sono partito!
Cosa consiglia ai suoi attori più giovani quando sono con lei sul set?
Chris Columbus: Faccio capire loro che non devono mai prendere troppo sul serio il lavoro e che dopo il lavoro sul set, quando tornano dagli amici e dalla famiglia, devono tornare con i piedi per terra. Quando si ha a che fare con attori bravi come questi, provo a fargli dimenticare il sistema hollywoodiano. L'importante è sempre tornare a essere umani!
Di solito quando un attore interpreta il protagonista di una saga, il rischio è che resti vincolato a quel personaggio. Come fa un attore a evitare questo tranello?
Rispetto al libro che tipi di cambiamenti ha operato?
Chris Columbus: Quando ci siamo avvicinati al libro di Harry Potter, l'opera della Rowling stava avendo un enorme successo in America. Nella scelta del cast e nella sceneggiatura mi sentivo tante pressioni addosso, non avevo molta libertà perché mi sentivo vincolato dalle aspettative non tanto dell'autrice del libro quanto dei fan che temevano che cambiassimo delle cose. Mi sentivo intrappolato in una scatola! Già col secondo film poi, e Harry Potter e la camera dei segreti, ho avuto più spazio e mi sono sentito più libero. Con questo film invece la prima cosa che mi sono detto è stata: - Mi voglio concentrare sul film senza preoccuparmi troppo dell'adesione al libro! Ho tenuto presente gli elementi che collegano questo libro agli altri, ma volevo realizzare un film nel modo migliore possibile. Così ho aggiunto scene che non ci sono nel libro come la sequenza dell'Idra.
Ha già in mente un sequel?
Chris Columbus: Non voglio essere presuntuoso né sfidare il destino, ma se avrà successo vedremo come continuare. Mi piacerebbe l'idea di esplorare in maggiore profondità la mitologia greca e lavorare con questo cast.
Percy è un teenager che ha dei problemi. In qualche modo la sua situazione può essere considerata uno specchio del popolo americano oggi?
Chris Columbus: Mi auguro e spero che il mio Paese raggiunga risultati come quelli raggiunti da Percy. Ma la verità è che Percy ha ottenuto un successo da cui l'America è ancora molto lontana. Oggi la situazione economica, come in tutto il mondo, è molto difficile. Credo che la gente abbia voglia e bisogno di evasione, di dimenticare il mondo in cui vive e, sebbene io sia un fan di film che affrontano problemi sociali, credo che sia importante dare alle persone un film che sia anche una fuga, un modo per dimenticare la quotidianità. Avatar ci ha dato delle indicazioni su questo...
A proposito di Avatar, c'è qualche motivo particolare per cui non ha utilizzato la tecnologia 3D?
Percy Jackson ricolloca alcuni dei punti nevralgici della mitologia greca in quelli americani. Si potrebbe dire che la cultura popolare sia in un certo senso la mitologia di oggi?
Chris Columbus: In parte quello che mi è piaciuto nel libro è proprio questo aspetto: il concetto che tutti i protagonisti descritti dell'antica Grecia in un certo senso è come se viaggiassero, attraversassero i secoli e i continenti, fino all'America. L'idea che ho ritenuto importante è che Percy Jackson possa essere considerato simile ad altri eroi come Harry Potter o Spiderman e personaggi del genere, non per la cifra stilistica ma perché sono personaggi che partono come individui che hanno dei problemi. Percy Jackson soffre di dislessia e di deficit dell'attenzione, ma poi acquisisce maggiore forza e potere: il messaggio che voglio trasmettere è che anche questi difetti, possono essere sfruttati dalle persone a proprio favore.
Cosa accomuna gli eroi e i supereroi dei fumetti a quelli dei miti greci?
Chris Columbus: Credo che la stragrande maggioranza dei supereroi dei fumetti siano stati influenzati dai miti greci. Il tema centrale è che il supereroe è una persona con dei difetti ed è questo che rende queste storie eterne e grandiose al punto da essere tramandate di generazione in generazione.
Questo film propone però degli eroi caratterizzati soprattutto da una forte umanità. Ci parla di quest'aspetto?
L'incontro tra Percy e il padre Poseidone è lontano da quel buonismo disneyano che abbiamo visto in film come Hercules eppure è uno degli episodi in cui traspare quest'umanità. Come mai una scelta così forte?
Chris Columbus: L'incontro di Percy col padre è un momento di grande sofferenza e ne abbiamo parlato a lungo Logan e io: lui non ha mai conosciuto suo padre! Ed è un incontro che rimane irrisolto. Inoltre mette in luce la differenza tra gli dei, egoisti, e i semidei, dotati di una grande carica di umanità.
Gli dei che vediamo nel suo film sono lontani da quelli a cui ci ha abituato un cinema di tuniche e cieli tersi. Che tipo di riferimento ha avuto per rappresentare queste divinità?
Chris Columbus: Per me che avevo visto quei film l'intenzione era di andare verso un'altra direzione: quella di personaggi dotati di senso del potere, di forza, preparati alla battaglia con le armature piuttosto che con le tuniche. È così per esempio che ho scelto Uma Thurman per interpretare Medusa: volevo un personaggio seducente e pericoloso allo stesso tempo e lei, forse anche dopo averla vista in Kill Bill era perfetta! Le ho detto che poiché Medusa conviveva con quei serpenti da secoli, poteva muoversi liberamente e che poi con l'animazione avremmo completato la sua performance. Anche l'Olimpo volevo rappresentarlo come qualcosa di minaccioso o che facesse presagire delle difficoltà.
Un aspetto interessante è che gli dei dell'Olimpo sono rappresentati come delle star di Hollywood. Come le è venuto in mente questo "adattamento"?
Chris Columbus: Beh, a Hollywood se un tuo film non ha successo, può diventare un inferno! Questa ironia è stata intenzionale: io non vivo a Los Angeles, vivo a san Francisco con i miei quattro figli e Hollywood non mi piace!!
Lei è cresciuto lontano da Hollywood. Ci racconta qual è il suo background? Quali libri leggeva e quali film vedeva da piccolo?
Chris Columbus: Una combinazione di molte cose! Mio padre e mia madre lavoravano in fabbrica (l'uno in una fabbrica di auto, l'altra in una di alluminio) e vivevamo in una cittadina sperduta nell'Ohio, dove non c'era altra evasione per me che i film e i libri. E i fumetti. Adoravo i fumetti della Marvel e gli horror. Ma c'è qualcosa che mi ha cambiato la vita ed è stato quando nel 1973 è ri-uscito in sala Il Padrino e poi Mezzogiorno e mezzo di fuoco. Quando faccio un film penso che se questi due film si fossero incontrati, il mio film sarebbe stato un loro "figlio"!
Sarà coinvolto nella produzione di Gremlins 3?
Chris Columbus: Ieri ero a Londra, a colazione con Steven Spielberg e lui mi diceva che aveva scoperto questa notizia su internet. Non ne sapevo niente. E neanche lui.