Sbirri ai margini
Otto anni dopo Training Day Antoine Fuqua torna dietro la macchina da presa per scandagliare nuovamente in lungo e in largo storie di ordinaria follia poliziesca. Il risultato di questo Brooklyn's Finest però non è stavolta neanche paragonabile a quello ottenuto dal sopracitato capolavoro che è valso l'Oscar a Denzel Washington e una candidatura a Ethan Hawke, qui di nuovo nel ruolo da protagonista al fianco di Richard Gere e Don Cheadle. Tre poliziotti che hanno perso la bussola e vivono la loro vita professionale totalmente allo sbando, insoddisfatti nel lavoro come nella vita privata.
Eddie (Richard Gere) è un poliziotto con vent'anni di servizio sulle spalle e soli sette giorni che lo separano dalla pensione. Ogni notte è tormentato da incubi e ogni mattina si sveglia con un'irrefrenabile istinto suicida, guarda la sua pistola scarica sul comodino e se la mette in bocca premendo il grilletto. Oltre all'alcol non gli interessa molto del mondo circostante a parte i pochi momenti di passione che riesce a trascorrere insieme a una prostituta divenuta sua amica e confidente. La sua non è stata una carriera brillante ma proprio quando tutto sembra scemare nell'apatia più totale, i suoi superiori gli chiedono di dedicare i suoi ultimi giorni di servizio all'addestramento delle nuove reclute.
Tango (Don Cheadle) è invece quasi più un gangster che uno sbirro. Lavora sotto copertura ormai da tre anni e per infiltrarsi nel narcotraffico ed ottenere la fiducia dell'ambiente, nonché la promozione come ispettore capo, si è fatto anche nove mesi di galera. Proprio tra le sbarre ha conosciuto Caz (Wesley Snipes), uno dei boss più temuti e rispettati di Brooklyn, divenuto uno dei suoi più grandi amici. Sarà proprio questa amicizia a cambiargli la vita perché di fronte all'ordine impartitogli dai suoi superiori si troverà costretto a scegliere tra il passaggio di grado e la libertà del suo amico Caz, narcotrafficante da anni nel mirino delle alte sfere.
Eddie, Sal e Tango occupano diversi gradi nella gerarchia del dipartimento di New York e non si conoscono, non hanno mai lavorato insieme, non hanno alcun tipo di rapporto, ma le loro vite un giorno si troveranno ad incrociarsi e i loro destini a convergere verso un punto di non ritorno. Scritta dal duo Michael C. Martin (ex-dipendente delle metropolitane della Grande Mela trasformatosi in sceneggiatore per caso partecipando a un concorso su internet) e Brad Kane (proveniente dalla serie tv Fringe) la sceneggiatura manca di un vero perno in grado di sorreggerla nonostante sia nel complesso ben congegnata e costruita su personaggi ben delineati ma troppo estremi e depressi (a tratti al limite del macchiettistico) per risultare realistici. Ottimamente interpretato dai tre attori protagonisti, Brooklyn's Finest soffre i tanti cliché di genere, una patologia che affligge quasi tutti i polizieschi moderni quando a livello di scrittura e di regia non si riesce a trovare il guizzo giusto ed una chiave di lettura originale per raccontare storie che inevitabilmente si assomigliano tutte. Torna la corruzione, il lavoro sotto copertura e le manie di protagonismo di poliziotti giunti a fine carriera e se ci aggiungiamo che sulla storia grava un pesante sottotesto moraleggiante giungiamo al risultato finale di una pellicola sì ben confezionata ma povera di significato e di novità. A renderla godibile, la mano ferma di un regista che sa il fatto suo, che ha avuto il grande merito di portare con Training Day una ventata di freschezza in un genere ormai saturo e che con il suo stile pulito, avvicinabile a quello del grande Michael Mann è considerato uno dei cineasti più talentuosi degli ultimi anni. Un po' Traffic, un po' Training Day, un po' Crash, questo Brooklyn's Finest si avvale di un'affascinante divisione in storyline per raccontare tre spaccati di vita poliziesca ma la sensazione è che gli intrecci tra le sottotrame siano piuttosto forzati e che il finale insensato quanto inatteso sia il segnale più tangibile di un lunghissimo giro di due ore e venti intorno a qualcosa senza mai prendere una direzione precisa e senza mai giungere a destinazione. L'impressione è che a Fuqua e agli sceneggiatori sia mancato quel pizzico di coraggio, di realismo e di cattiveria in più che avrebbero permesso al film un salto di qualità.
Diversi i momenti tesi in cui il film funziona veramente, ma sono anche molti quelli in cui i personaggi si parlano troppo addosso e in cui il meccanismo si inceppa perdendo di ritmo e di brillantezza. Violento, torbido ed incentrato unicamente sul cast, Brooklyn's Finest verrà sicuramente apprezzato dai fan di Fuqua che troveranno di che essere soddisfatti in questo poliziesco che non eccelle ma che si candida ugualmente come uno dei migliori cop-movie degli ultimi anni. Pur rimanendo un surrogato di Training. La domanda è: sarebbe stato lo stesso film con tre attori sconosciuti al posto di Gere, Hawke e Cheadle? A voi l'ardua sentenza.
Movieplayer.it
3.0/5