007 - Piacere di uccidere
E sequel sia. A vederlo, Quantum of Solace non lascia dubbi sul fatto che sia perfettamente conseguente a Casino Royale. Pochi dubbi anche sul fatto che l'operazione, per quanto apprezzabile, si dimostri meno riuscita. Eppure a volerli sovrapporre Quantum of Solace e Casino Royale non mostrano particolari differenze per temi e scelte. Entrambi non lesinano in cattiveria e testosterone e si impegnano a rinnovare l'immagine dell'agente segreto più noto del cinema, sottolineandone il suo lato oscuro, rispettandone infine le linee fondamentali - più in Casino Royale che in questo sequel a dirla tutta. La parabola morale elettrizzante ma nel complesso solare è ormai giunta al termine e i moderni blockbuster, nonostante la planetarietà del loro target, sono intrisi di un pessimismo inquietante sui nostri tempi. Al diavolo i grandi temi e i grandi scopi; vivere o morire, o piuttosto ri-vivere attraverso la ricerca della morte. Ecco allora che la vendetta, il sentimento più battuto dal cinema contemporaneo, fa capolinea in 007, mettendo in scena un James Bond incapace di placare il suo desiderio di rivalsa, ossessionato dai fatti accorsi in Casino Royale. Tanto che non trova neanche più il tempo di dormire o di sedurre donne a ripetizione. E se lo fa asseconda un'immagine più che un'esigenza, e il suo fascino conduce alla distruzione come lo ammonisce M.
Quello che scricchiola in Quantum of Solace è la macchinosa sceneggiatura di Paul Haggis, che pennella con forza il dissidio di Bond, ma si fa anche cannibalizzare dalla sua portata, rinunciando a raccontare il contesto in cui avvengono le vicende, affidandosi un po' furbescamente sulle capacità di codifica dello spettatore, a pieno agio in una struttura che naviga sapientemente. Il plot c'è ed è anche sostanzioso (per quanto al limite del manierismo e oltre il confine del fumetto) ma sembra presentarsi come l'accumulo indiscriminato di materiale narrativo. Si parte dal tradimento della guardia del corpo di M, durante l'interrogatorio di Mr. White che dimostra quanto sia articolata l''organizzazione che ricattava Vesper. A capo dell'organizzazione appunto, Dominic Greene (Mathieu Amalric che sembra ancora quello di Munich ma con la metà dell'ispirazione) intento a spalleggiare, grazie alla collaborazione della CIA, un colpo di stato in Bolivia per prendere il controllo delle risorse acquifere della regione, dopo aver causato una tragica siccità. Costretto ad agire per conto suo, a causa dei suoi continui ingiustificati omicidi, Bond arriva a Dominic grazie a Camille (Olga Kurylenko, la nuova Bond-girl di imbarazzante bellezza e di discreto carisma), anch'essa alla ricerca di una vendetta personale da portare a termine.
I fatti semplicemente accadono in Quantum of Solace, non c'è possibilità di comprendere in modo soddisfacente le dinamiche tra i personaggi, il loro background, le motivazioni delle loro azione. Non è un male che si faccia tabula rasa di psicologismi e spiegoni di ogni sorta, ma è chiaro che la cosa, più che farsi metafora di tempi assurdi e violenti sia il risultato di un certo pressappochismo e di una frenesia eccessiva in un plot fagocitato dalle pirotecniche scene d'azione. Scene che fanno tutto il loro dovere in termini di spettacolarità e adrenalina, nonostante la regia un po' confusionaria di Marc Forster si dimostri spesso indecisa tra le utilizzo delle moderne tecniche, fatte di movimenti scattosi della camera a mano e vorticose soggettive e un respiro più classico e arioso. Respiro impedito soprattutto da un montaggio spasmodico e eccessivo. Il film procede continuamente in bilico tra le due tentazioni, lasciandosi abbindolare da un ipercinetismo abbagliante, senza però mai rinunciare (fortunatamente) ai poderosi stunts che segnano, ancora una volta, tutta la differenza del mondo, in termini di fisicità, tra due modi di concepire l'azione al cinema: chi la fa e chi la immagina.
Movieplayer.it
3.5/5