L'autobiografia di Woody Allen continua a far discutere in modo acceso, soprattutto oltreoceano. Le parole che il regista ha usato nel descrivere la Scarlett Johansson di 19 anni come eroticamente accattivante hanno fatto storcere il naso a Dwight Garner, il critico del New York Times che ha scritto un lungo articolo in cui recensisce il libro, uscito anche da noi con il titolo di A proposito di niente, grazie alla casa editrice La nave di Teseo.
Il passo incriminato riguarda il primo incontro tra Woody Allen e Scarlett Johansson ai tempi di Match Point, film che avrebbe poi dato vita ad un soldalizio professionale proseguito con Scoop e Vicky Christina Barcelona. "Aveva solo 19 anni", scrive Allen, "ma era già tutta lì: un'attrice emozionante, una star del cinema naturale, di spiccata intelligenza, spigliata e divertente. Quando la incontri devi combattere con i ferormoni. Non era solo dotata e bella, ma era sessualmente radioattiva".
Chiude sperando di poter lavorare ancora con lei: "Prima che io muoia o insorga la senilità e sto sbavando, ma non per lei". La descrizione è stata bollata da Dwight Garner come "sordida" e non è l'unica messa all'indice dal recensore che ha segnato con 'la matita blu' altre frasi riferite ad altre attrici che hanno fatto parte dei suoi film. Ad esempio, descrive Naomi Watts come "i due denti anteriori superiori più sexy nel mondo dello spettacolo", Christina Ricci è "molto desiderabile", Emma Stone "divertente da guardare" e Rachel McAdams come una donna "da un milione di dollari da qualsiasi parte la si guardi". Ha scherzato anche sul casting fatto a Penelope Cruz di fronte a Scarlett Johansson ai tempi di Vicky Christina Barcelona: "Hanno elevato al cubo la valenza erotica di ogni donna".
A proposito di niente è stato pubblicato questa settimana negli Usa da Archade Publishing dopo che gli editori originari, Hachette, si sono tirati indietro per via delle proteste di parte del personale, contrario all'uscita del libro del regista di Io e Annie. Tra le rivelazioni, quella che ha fatto indubbiamente più scalpore riguarda l'attore Timothée Chalamet, protagonista della sua ultima pellicola, Un giorno di pioggia a New York, che avrebbe rinnegato la collaborazione con Allen per aumentare le possibilità di vincere l'Oscar per Chiamami col tuo nome. All'epoca erano stati in tanti a censurare il regista, per via delle accuse di sua figlia Dylan che da anni ripete di aver subito abusi quando era ancora una bambina. Reati per i quali Allen è sempre stato però prosciolto, ma che sono tornati in prima pagina per via delle inchieste legate al #metoo e alle violenze sessuali di Harvey Weinstein.