Francesco Lettieri, regista di Ultras risponde alle accuse della madre di Ciro Esposito. In un lungo post su Facebook il regista afferma che il suo film non fa nessun riferimento alle vicende che hanno portato alla morte del tifoso napoletano.
Nei giorni scorsi, la madre di Ciro Esposito ha accusato il regista di Ultras di aver infangato la memoria del figlio, il tifoso del Napoli ucciso da un tifoso della Roma qualche anno fa. Francesco Lettieri ha deciso di rispondere a queste ed altre accuse dalla sua pagina di Facebook. Nel suo lungo post Lettieri non nomina mai direttamente Antonella Leardi, ma parla molto del figlio, negando assolutamente che la pellicola faccia riferimento alla sua storia "trovo dolorose e insensate, sono le accuse secondo cui il mio film farebbe riferimento a Ciro Esposito, un ragazzo che non c'è più. Mi trema la mano solo a scriverlo il suo nome, perché le persone che non ci sono più dovrebbero essere lasciate in pace. Ma sono costretto a rispondere a chi scomoda la memoria di un morto per attaccarmi".
Lettieri sceglie quindi di non entrare mai in polemica diretta con la famiglia di Esposito "Ancor prima che cominciassero le riprese girava voce a Napoli che qualcuno stava girando un film sulla storia di Ciro. A un certo punto mi ero perfino convinto che qualcun altro stesse girando un film sugli ultras, ma poi ho scoperto che il film di cui si parlava era il mio. La sinossi del film, inviata a qualche attore per i provini, si era trasformata nel passaparola ed era diventata quella di un documentario sulla morte di Ciro".
Nel mirino di Lettieri c'è chi ha fomentato la piazza napoletana dopo aver visto il film prima dell'uscita "il film è stato inviato ai giornali nazionali e locali. Più di ottanta giornalisti hanno ricevuto e visto il film e nessuno di loro ha avuto osservazioni in merito, tranne un unico caso che ha trovato che il film contenesse invece un riferimento esplicito alla storia di Ciro. Nonostante io abbia risposto personalmente nel merito, la penna in questione ha mobilitato mezza Napoli, persino alcune frange della curva, blog e siti locali, creando un piccolo vortice di rabbia e odio prima ancora che il film uscisse".
Il regista che per anni ha collaborato con il cantante Liberato spiega che il Sasà del suo film rappresenta tutti i tifosi morti nei vari anni "il personaggio di Sasà (un ragazzo morto in passato negli scontri) che nel film non compare mai se non su un murales in due inquadrature, rappresenta il martire ultras, quello che ogni tifoseria commemora. A Napoli abbiamo Ciro e Sergio, la Lazio ha Gabriele. Ogni tifoseria, dalla serie A all'eccellenza ha il suo morto innocente e il Sasà di Ultras rappresenta genericamente tutti ma nessuno in particolare. Purtroppo alcuni, spinti dal pregiudizio e dalla voglia di alimentare violenza e malintesi, hanno continuato a vedere quello che volevano".
Francesco Lettieri esprime il suo rammarico e la sua solidarietà alla famiglia di Ciro, che ricordiamo, ha espresso critiche molto severe al suo film "Mi dispiace perché ho lavorato tanto per fare un film sincero e corretto. Ma soprattutto mi dispiace per Ciro. Credo che la sua memoria, e la sua famiglia, meritino di non essere protagonisti di questo equivoco".
Nel post Francesco Lettieri rivendica di aver mostrato un'immagine di Napoli tutt'altro che negativa "La Napoli di Ultras non è mai degradata, c'è sempre il mare, i vicoli del centro sono pieni di turisti, Sandro, il protagonista, vive a Pozzuoli, in un quartiere che sembra un paesino, anche la periferia di Angelo non è malfamata e Monteruscello sembra una periferia parigina" A chi lo accusa di aver ripetuto con Ultras quello che Roberto Saviano ha fatto con Gomorra - La Serie controbatte "nel film non c'è uno spacciatore, non c'è una pistola, non c'è un furto. C'è la violenza, sì, ma ci sono anche l'amore e l'ironia, c'è l'umanità e aggiunge - in questi giorni ho ricevuto centinaia di messaggi di persone che dall'Italia e dall'estero mi hanno scritto dicendo di voler visitare Napoli. Smettiamola di autoflagellarci e di avere sempre paura del giudizio degli altri. Smettiamola di pensare che le persone esprimano un giudizio definitivo su una città e su una cultura sulla base di un film. Sono anni che Napoli è rappresentata da Gomorra e la città è piena di turisti da tutto il mondo".