Facebook punta il dito contro The Social Dilemma, il nuovo documentario targato Netflix, accusandolo di sensazionalismo e di offrire agli utenti una visione distorta della realtà riguardante i social network ed il loro ruolo nella società odierna.
Ormai da settimane, ovvero da quando è avvenuto il suo rilascio su Netflix, continua a far discutere The Social Dilemma, il documentario scritto e diretto da Jeff Orlowski che approfondisce la capacità dei social network di cambiare l'essere umano e, di conseguenza, l'intera società. Nel corso degli anni, i social sono diventati parte integrante della nostra quotidianità, risultando addirittura indispensabili per molti, e The Social Dilemma punta proprio a mostrarci i meccanismi che portano determinate piattaforme a creare un legame di dipendenza con i propri utenti.
Non è quindi passato molto tempo prima che il social network per eccellenza, ovvero Facebook, puntasse il dito contro il documentario Netflix, rispondendo alla considerazione secondo la quale "Se il servizio è gratis, il prodotto sei tu". "Tu non sei il prodotto" sostiene Facebook che accusa il documentario di Jeff Orlowski di sensazionalismo: "Piuttosto che offrire uno sguardo alla tecnologia, fornisce una visione distorta di come funzionano le piattaforme di social media per creare un comodo capro espiatorio per quelli che sono problemi sociali difficili e complessi", si legge nella confutazione di Facebook. "I creatori del documentario non includono approfondimenti di coloro che attualmente lavorano nelle aziende o di esperti che hanno una visione diversa della narrativa proposta dall'opera. Inoltre non riconoscono, criticamente o in altro modo, gli sforzi già compiuti dalle aziende per affrontare molte delle questioni che sollevano. Invece, si affidano soltanto ai commenti di coloro che non sono all'interno da molti anni".
Facebook si riferisce alle accuse secondo le quali i social network eserciterebbero irresponsabilmente il loro potere, dividendo la società con una disinformazione che crea dipendenza e contribuendo a tutto, persino al genocidio al suicidio. Possiamo individuare sette argomenti sollevati da Orlowski: dipendenza, algoritmi, dati, polarizzazione, elezioni e disinformazione. Uno dei punti chiave del film, approfondito attraverso le interviste fatte ad ex dirigenti tecnologici, sottolinea che il modello di business delle piattaforme di social media consiste essenzialmente nel mantenere l'attenzione degli utenti il più a lungo possibile sullo schermo per poi vendere quegli occhi agli inserzionisti. Jaron Lanier, uno scienziato informatico, approfondisce quindi la considerazione secondo cui l'utente rappresenterebbe il prodotto: "C'è un cambiamento graduale, leggero e impercettibile nel tuo comportamento che ti trasforma in un prodotto. Non c'è nient'altro sul tavolo che possa essere considerato tale. Questa è l'unica cosa da cui possono guadagnare. Cambiare quello che fai, come pensi, chi sei".
Per comprendere uno dei modi attraverso cui l'attenzione dell'utente viene mantenuta più a lungo sullo schermo, basterebbe pensare ai tre puntini di sospensione delle chat che ci informano che l'altra persona sta scrivendo. Ciò ci rende più difficile riporre lo smartphone e ci porta a continuare a fissarlo, trovandoci più a lungo di fronte ad una serie di annunci pubblicitari. Tra le voci che ascoltiamo in The Social Dilemma, non mancano quelle di persone che hanno contribuito alla nascita e alla crescita di Facebook, Pinterest, Instagram e altre piattaforme. Persone che si sono pentite e che dichiarano: "Eravamo partiti con altre intenzioni, poi la situazione ci è sfuggita di mano".