Torna stasera su Rai1 alle 21:25 Solo per passione - Letizia Battaglia fotografa, la miniserie dedicata a una delle più grandi fotografe del nostro tempo, diretta da Roberto Andò e interpretata da Isabella Ragonese.
Continua in questo secondo e ultimo episodio il racconto della vita di Letizia Battaglia. La trama ci riporta nei primi tempi a L'Ora, che non sono facili. L'impatto con la cronaca nera nella violenta Palermo è per la donna una difficile iniziazione; per non parlare dell'ambiente maschilista fatto di poliziotti, fotografi e cronisti, che si ritrova a frequentare. Gravano poi su di lei pesanti angosce private: l'unità della famiglia si è sfilacciata e le figlie la rimproverano di avere anteposto alle loro esigenze le sue ambizioni professionali. Nel lavoro viene comunque fuori il carattere della fotografa, che stabilisce un rapporto di stima con il capo della Mobile, Boris Giuliano, e crea intorno a sé un'affidabile squadra di collaboratori.
Solo per passione, la recensione: un sentito omaggio alla fotografa Letizia Battaglia
Intanto, la relazione con Santi, insoddisfatto di quella vita convulsa vissuta in trincea, si è deteriorata. Di comune accordo la coppia si scioglie e Santi torna a Milano. Tempo dopo, Letizia, segnata dalla tensione e dallo stress, si prende una pausa dal lavoro e frequenta un laboratorio di teatro diretto dal regista Grotowski. L'insolita esperienza le fa conoscere un giovane fotografo, Franco Zecchin, con il quale nasce una tenera amicizia. Quando Letizia torna a Palermo, Franco la raggiunge e decide di entrare nel gruppo di fotografi de L'Ora. Intanto la criminalità mafiosa alza il tiro contro gli uomini delle istituzioni: la morte di Giuliano è un duro colpo per Letizia, che in modo rocambolesco fotografa l'arresto del suo assassino, Leoluca Bagarella. Ai morti per mafia la fotografa dedica le sue immagini più drammatiche e struggenti, come quelle dell'omicidio di Piersanti Mattarella. Dopo una mostra fotografica di denuncia, arriva a Letizia una minaccia di morte. Il giudice Falcone, con il quale instaura una solida amicizia, appena entrato nel pool antimafia, le consiglia di lasciare Palermo. La fotografa e Franco invece continuano coraggiosamente il loro lavoro e sarà proprio Zecchin a fotografare i corpi del generale Dalla Chiesa e di sua moglie uccisi da un commando di Cosa Nostra.
Dopo anni impegnati a documentare i delitti più efferati, Letizia sente il bisogno di una ricerca più intima; così inizia a fotografare soprattutto bambine.
Apprezzata ormai a livello internazionale, nel 1988 ottiene a New York il prestigioso premio Eugéne Smith. Intanto, con la chiusura improvvisa de L'Ora finisce un'epoca, mentre la mafia prosegue la sua stagione terroristica con l'uccisione del giudice Falcone. Di quello scempio sull'autostrada per Capaci Letizia decide di non avere nemmeno uno scatto. Stanca e disgustata, è tentata di distruggere le sue foto di morte e mafia ed è Franco a convincerla a non farlo. Sulla soglia dei sessant'anni, Letizia decide di interrompere la relazione con il compagno, più giovane di lei, e di lasciarlo partire per Parigi, dove entrerà nell'agenzia Magnum. L'ultimo colpo giornalistico è il recupero nell'archivio di una sua vecchia foto che comprometterà il senatore Andreotti, immortalato con il mafioso Ignazio Salvo.
Da allora in poi Letizia Battaglia continuerà soprattutto a fotografare bambine.