Shelley Duvall piange ancora adesso quando rivede sé stessa nel film Shining: in una recente intervista, l'attrice ha dichiarato come sia stato vivere l'esperienza del "metodo Kubrick", rivelando che spesso "impazziva" sul serio prima di girare le scene.
La star che in Shining interpreta la moglie di Jack Nicholson, ha rilasciato un'intervista a The Hollywood Reporter, svelando gli effetti del "metodo Kubrick" anche a distanza di anni. Tanto per incominciare, Shelley Duvall è stata scelta dal regista dopo la sua memorabile interpretazione in Tre donne: l'orrore snervante rappresentato nella pellicola avrebbe convinto infatti Kubrick a ritenere l'attrice più che adatta a recitare un film ispirato a un romanzo di Stephen King.
"Ho ricevuto l'offerta per Shining dallo stesso Kubrick", ha iniziato a raccontare Shelley. "Mi aveva detto che aveva visto quanto fossi brava a piangere. Non ci eravamo ancora incontrati prima. Non mi aveva dato nessun copione: mi ha inviato una copia del romanzo di King e mi disse di leggerlo".
L'attrice ha proseguito il racconto, rivelando che al tempo in cui aveva accettato il ruolo, conviveva da due anni a Manhattan col suo ex-compagno, Simon. Nel capodanno 1979, mentre Duvall stava per imbarcarsi su un jet Concorde diretto a Londra per iniziare le riprese di Shining, Simon ha rotto con lei all'aeroporto. L'attrice ha rivelato di aver pianto per l'intero viaggio attraverso l'Atlantico, sottolineando che quel trauma sarebbe stato solo un riscaldamento per la maratona emotiva che l'attendeva sul set.
"Kubrick non rilasciava nessuna scena fino ad almeno il 35° ciak.", ha continuato a spiegare l'attrice. "Trentacinque ciak, in cui corri e piangi e porti in braccio un bambino, diventano pian piano sempre più difficili da girare. Prima di girare una scena, indossavo walkman e ascoltavo canzoni tristi. Oppure devi pensare a qualcosa di molto triste che ti è capitata nella tua vita o anche quanto ti mancasse la tua famiglia o i tuoi amici. Ma dopo un po', il tuo corpo si ribella. Dice: "Smettila di farmi questo. Non voglio piangere tutti i giorni." E a volte solo quel pensiero mi faceva piangere."
Per realizzare Shining, ci sono volute 56 settimane. Questo ritardo fu dovuto in parte ad un incendio agli EMI Elstree Studios nel febbraio 1979, che danneggiò gravemente il set dell'Overlook Hotel, all'epoca il più grande mai costruito lì, richiedendone la ricostruzione. Ma anche il processo notoriamente impegnativo di Kubrick, contribuì ad allungare le tempistiche. Il programma era estenuante, come ha raccontato anche Shelley, con il regista che filmava sei giorni alla settimana, fino a 16 ore al giorno.
Per gran parte di quel tempo, Duvall ha dichiarato che aveva bisogno di lavorare fino a uno stato di isteria assoluta per interpretare al meglio la moglie dello scrittore (Nicholson) che impazzisce in un hotel innevato.
"Mi svegliavo ogni lunedì mattina e mi rendevo conto che avrei dovuto piangere e piangere tutto il giorno, perché era questo che avrei dovuto fare sul set", ha continuato Shelley Duvall. "Allora solo questo pensiero, mi portava a piangere. Dicevo, 'Oh no, non posso, non posso.' Eppure l'ho fatto. Non so come ho fatto. Anche Jack me lo diceva: "Non so come fai"."