Emmanuelle Seigner ha intervistato, per il magazine francese Le Point, Samantha Geimer, la donna che quando aveva 13 anni è stata violentata da Roman Polanski, marito dell'attrice.
La sua nuova testimonianza è in difesa del regista che sta ancora facendo i conti con quanto accaduto nel 1977 dal punto di vista legale.
Roman Polanski, alla fine degli anni '70, ha infatti trascorso 42 giorni in prigione dopo essere stato arrestato per aver avuto un rapporto sessuale con una minorenne, accettando un accordo con il procuratore distrettuale. Nel 1978 il regista era poi fuggito dagli Stati Uniti dopo che il suo team di avvocati aveva scoperto che rischiava di essere imprigionato con ulteriore accuse. Nel 2009 Polanski era quindi stato trattenuto dalle autorità svizzere in attesa di capire se ci fossero i termini legali per un'estradizione.
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Samantha Geimer, intervistata da Emmanuelle Seigner, ha dichiarato: "Lasciatemi essere davvero chiara: quello che è accaduto con Polanski non è mai stato per me un grande problema. Non sapevo nemmeno che fosse illegale, che qualcuno potesse essere arrestato".
La donna ha aggiunto: "Stavo bene, sto ancora bene. Il fatto che sia diventata questa grande questione è per me un peso terribile. Dover costantemente ripetere che non è stato un grande problema è un terribile fardello".
Geimer ha poi raccontato: "Il tentativo di estradizione, il fatto che Roman sia stato arrestato in quel modo, è stato così ingiusto e in opposizione alla giustizia. Tutti dovrebbero ormai sapere che Roman ha scontato la sua pena. Che è stata... Lunga, se volete la mia opinione. Dal mio punto di vista nessuno voleva che andasse in carcere, ma lo ha fatto ed è stato abbastanza".
Samantha ha aggiunto: "Ha pagato il suo debito alla società. Ecco, fine della storia. Ha fatto tutto quello che gli era stato chiesto fino a quando la situazione è impazzita e non ha avuto altra scelta se non quella di fuggire. Chiunque pensi che meriti di essere in carcere ha torto. Non è il caso oggi e non lo era nemmeno in passato".