Roberto Benigni diffida Report: un'inchiesta scomoda per il programma di RaiTre?

Roberto Benigni decide di diffidare il programma Report e chiedere il risarcimento danni per un servizio che lo riguarda da vicino.

Roberto Benigni
Roberto Benigni

Roberto Benigni diffida Report, il programma serale di Raitre. Il regista di La vita è bella si è infatti messo in contatto con l'ufficio legale di Report per cercare di non mandare in onda un'inchiesta che lo riguarda personalmente. Alla richiesta Benigni allega una lettera ufficiale che annuncia una probabile azione legale di risarcimento per quanto già mostrato nelle anticipazioni della scorsa puntata dello show.

Il servizio di Report tratta di un vecchio progetto dell'attore, ossia trasformare gli studi cinematografici di Papigno (dove girò La Vita è Bella e Pinocchio) in un polo capace di fare concorrenza a Cinecittà. Nonostante gli investimenti pubblici che Report ha stimato con una cifra di almeno 16 milioni di euro, il progetto di Benigni non vedrà luce e con un passivo di circa 5 milioni gli studi verranno addirittura rilevati da Cinecittà stessa, società di Luigi Abete, Aurelio De Laurentis e Andrea Della Valle. Roberto Benigni intervistato dai microfoni di Report non risponde alle domande, ma si limita semplicemente a ribadire l'errore finanziario commentando: "Non sa quanti soldi ci ho perso!".

Roberto Benigni in una sequenza de La tigre e la neve
Roberto Benigni in una sequenza de La tigre e la neve

Il conduttore del programma del lunedì sera Sigfrido Ranucci, interrogato sull'argomento, ricorda che Report non è estraneo a diffide o querele e cita la bufera mediatica che si è sollevata sul caso del salvataggio dell'Unità da parte della famiglia Pessina e dei presunti favori ricevuti per l'assegnazione di alcuni maxi-appalti. Ranucci afferma: "Abbiamo contro tutto il Cda, che da dipendente non è il massimo. La cosa bella è che a protestare sono quelli di centrodestra. Non uno di centrosinistra, a testimonianza che il partito è unico ormai".

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Attualmente Report deve affrontare ben 150 querele, mentre Ranucci personalmente è a quota 65, con richieste di risarcimento danni per 60 milioni e il programma non sembra intenzionato a rallentare la sua politica.

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