La venticinquesima edizione del Sundance Film Festival si è conclusa ieri incoronando vincitore Push di Lee Daniels. Il dramma, tratto dall'omonimo romanzo di Sapphire e incentrato sulla storia di un'adolescente nera sovrappeso vittima di abusi nella Harlem degli anni Ottanta, ha conquistato un'inedita doppietta aggiudicandosi sia il premio della giuria che quello del pubblico.
Premiati anche il drammatico The Maid di Sebastian Silva (premio della giuria nella categoria World Dramatic), il documentario We Live in Public di Ondi Timoner dedicato alla figura di Josh Harris, uno dei pionieri di internet, il documentario inglese Rough Aunties di Kim Longinotto, sui volontari che si dedicano ai bambini abbandonati di Durban, in Sud Africa, e la commedia Louise-Michel di Gustave de Kervern e Benoît Delépine, storia di un gruppo di lavoratori di un'azienda tessile francese licenziati dopo la delocalizzazione della manodopera in Cina. Particolarmente soddisfatto il direttore del Sundance Geoffrey Gilmore, secondo il quale l'imprevedibilità delle vittorie di questa edizione dimostra che il cinema indipendente americano è costantemente cresciuto e migliorato.