Accolto da giudizi molto positivi e dall'entusiasmo del pubblico, che gli ha garantito 40 milioni di incassi domestici e 80 globali, rendendolo il maggior debutto del franchise, anche Predator: Badlands si è garantito la sua buona dose di critiche a sfondo politico. i detrattori avrebbero accusato il film di "Disneyficazione e di trasformazione del franchise in chiave woke".
A mettere in allarme i fan più accaniti era stato il rating di Predator: Badlands, primo film della saga a non aver ricevuto il divieto ai minori di 17 anni. Un film "per famiglie", dunque, con buona pace degli amanti del gore più estremo che aveva caratterizzato i precedenti capitoli.
Perché Predator: Badlands viene accusato di essere woke?
Come spiega la nostra recensione di Predator: Badlands, al centro della storia troviamo Dek, un giovane esemplare di Predator Yautja, che fa squadra con due donne (la simpatica creatura che lo aiuta, Bud, si rivela essere la figlia del Kalisk nell'atto finale) mentre impara ad apprezzare l'amicizia e l'empatia, "entrando in contatto con i suoi sentimenti" e rifiutando i modi più spietati e distruttivamente aggressivi del suo popolo.
Inoltre molti fan hanno sollevato il dubbio riguardo alla sessualità dello Yautja ponendosi il dubbio che si tratti del primo Predator queer del franchise, imboccati dalla scherzosa recensione del critico dell'Hollywood Reporter Richard Lawson.
In realtà in Predator: Badlands non vi è nessuna allusione sulla sessualità di Dek, ma con uno scarto di fantasia molti spettatori hanno letto nella storia del tentativo di Njohrr di eliminare il punto debole del clan un parallelismo con un genitore che ostracizza il figlio dopo aver scoperto che è gay. Ipotesi prive di fondamento, ma che alimentano la discussione intorno alla pellicola, come dimostrano le reazioni sui social media.