Dopo la fine della cerimonia di consegna degli Oscar 2019 è tempo di bilanci. Decisamente negativo quello del Los Angeles Times il cui critico Justin Chang ha definito Green Book "il peggior premio Oscar come miglior film dai tempi di Crash".
Jung Chang, reduce dall'esperienza come giurato al 69° Festival di Berlino, da poco conclusosi, non usa eufemismi per criticare le scelte dell'Academy definendo il buddy dramedy interraziale di Peter Farrelly "commerciale e superficiale in maniera offensiva, una sciocchezza autocompiaciuta mascherata da ramo d'olivo. Riduce la lunga, barbarica e ancora attuale storia del razzismo americano a un problema, una formula, un'equazione drammatica che può essere risolta facilmente. Green Book è un problema imbarazzante, il fatto che l'industria americana lo abbia abbracciato senza farsi domande è un altro problema".
Nella sua pungente critica, Justin Chang elenca somiglianze e differenze rispetto all'altro film preso come pietra di paragone negativa, Crash - Contatto fisico di Paul Haggis: "Crash, moderna festa del dolore che gioca sulla tensione razziale minuto dopo minuto, aveva lo scopo di lasciare il pubblico arrabbiato e devastato a livello emotivo. Il suo trionfo agli Oscar è stato uno shock, chiaramente il film aveva i suoi estimatori, ma per molti la sua inferiorità era evidente. Green Book punta a metterti di buon umore. La sua vittoria è soddisfacente più che scioccante, dal momento in cui ha vinto il Premio del Pubblico al Toronto International Film Festival lo scorso settembre, ha intrapreso il suo cammino verso gli Oscar accompagnato da una devastante positività".
Chang addita i clichés e gli stereotipi a cui Green Book attinge a piene mani "raggiungendo livelli disarmanti di bestialità" e per il critico le ottime performance di Viggo Mortensen e Mahershala Ali (quest'ultimo premiato con l'Oscar per il Miglior Attore Non Protagonista) non riescono a risollevare l'ideologia edulcorata del film. In uno sprazzo di polemica, Chang si rivolge ai lettori specificando: "A questo punto vi avrò già infastidito, ma ritenete più offensive le cose che ho scritto di quando non facciate con Green Book, ci sarebbe molto altro da dire", per poi proseguire: "Forse Green Book è davvero il film dell'anno dopo tutto, non il miglior film, ma quello che meglio riproduce la polarizzazione che emerge da molte conversazioni dedicate a problemi di razza, privilegi e altre importanti questioni legate a questa vicenda".
Justin Chang punta il dito contro il vero problema del film, la prospettiva insincera con cui viene raccontata una storia incentrata sulle differenze razziali: "L'accuratezza storica è certamente solo uno dei criteri con cui giudicare un film distinguendolo dagli eventi reali. Un film può accelerare o rallentare i fatti storici, riuscendo comunque a raggiungere una verità emotiva. Distorsioni e omissioni possono essere interessanti in ciò che rivelano sulle intenzioni di un regista e Green Book, che vi piaccia o no, non ha una particolare stima della vostra intelligenza. nella sua visione unilaterale e nella sua scelta presuntuosa di filtrare la prospettiva del Dottor Shirley attraverso lo sguardo di Vallelonga, il film dimostra la sua cattiva fede e incarna il punto di vista dell'attitudine ala supremazia bianca che cerca di combattere in apparenza".
Senza voler demonizzare troppo la scelta di chi ha apprezzato Green Book, Justin Chang specifica che "una cosa è apprezzare il film, un'altra è eleggerlo miglior esempio cinematografico di fronte alle numerosi miglior alternative presenti quest'anno, a partire dal duro e provocatorio BlacKkKlansman. Il fatto che l'Academy abbia premiato A spasso con Daisy nello stesso anno in cui ha ignorato il grandioso e incendiario Fa' la cosa giusta di Spike Lee ci dà il nauseante senso del ripetersi della storia: per lo meno BlacKkKlansman ha ricevuto la nomination a miglior film e regia, ma alla fine ha perso troppo. per non parlare di Black Panther, raro Hollywood blockbuster che esamina le sfumature dell'identità africana e americana senza preoccuparsi del giudizio del pubblico, o dello straordinario dramma sulla giustizia razziale Se la strada potesse parlare".
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