La discussione attorno alla nuova stagione di One-Punch Man si è trasformata in un caso industriale, amplificato da giudizi impietosi e da una reazione interna altrettanto netta. Le parole di Takashi Hashimoto, veterano dell'animazione giapponese, illuminano l'altro lato della lavorazione e il suo peso umano.
La controversia sulla Stagione 3 di One-Punch Man
Dopo appena sei episodi, la terza stagione di One-Punch Man è stata liquidata da una parte dei fan come la peggiore uscita del 2025 e, nello stesso arco di tempo, è diventata un laboratorio involontario per osservare quanto il giudizio pubblico possa incidere sulle dinamiche produttive.
Nelle ultime settimane il dibattito ha raggiunto un'intensità tale da generare una risposta diretta da parte di Takashi Hashimoto, animatore di lunghissima esperienza - i suoi lavori spaziano da Your Name a Ghost in the Shell, fino a Dragon Ball Super: Broly - che ha scelto di prendere posizione sul clima che circonda questa nuova stagione, prodotta da J.C.Staff e distribuita settimanalmente su Hulu.
Nel suo messaggio, diventato virale anche su Reddit, Hashimoto non attenua né filtra la sua frustrazione. "Per quanto riguarda One-Punch Man, le critiche - o meglio, la quantità impressionante di critiche da parte di chi guarda illegalmente dall'estero - sono schiaccianti", scrive, proseguendo con una nota che mette in luce la vulnerabilità del team: "Il gruppo di produzione probabilmente soffre molto a causa di tutto ciò. Nessuno parte con l'intenzione di realizzare un prodotto scadente, eppure veniamo attaccati per i dettagli più piccoli. Dove dovrebbe andare la nostra motivazione?"
L'animatore sottolinea anche come la fatica creativa non garantisca alcun riparo, soprattutto quando si avvicinano episodi considerati particolarmente impegnativi: "Sarò diretto: tra qualche settimana andrà in onda qualcosa in cui abbiamo messo cuore e anima. Se la gente lo definirà spazzatura o una 'teatrino di carta', va bene, ma abbiamo dato tutto. Per favore, pensate ai creatori dietro lo schermo. Non siamo volontari; questo è il lavoro di tutti. Più ci maltrattate, più lo staff sparirà. Garantito."
Queste parole non solo restituiscono la prospettiva di chi lavora quotidianamente in condizioni di forte esposizione pubblica, ma rendono evidente come le ondate di critica organizzata possano trasformarsi in un fattore destabilizzante, soprattutto in un'industria che negli ultimi anni ha visto crescere ritmi, aspettative e richieste dei fan.
Il ruolo del regista Nagai e le tensioni che segnano il progetto
La stagione diretta da Shinpei Nagai non ha attraversato un percorso semplice fin dai primi annunci. Con un'esperienza limitata nell'animazione d'azione, la sua scelta aveva già acceso discussioni tra gli appassionati più attenti, ma è solo nel corso della messa in onda che il rapporto con il pubblico è precipitato. Nel tentativo di dialogare con i fan, Nagai aveva provato a chiarire il proprio punto di vista sui social, ma il confronto si è trasformato rapidamente in un'escalation di ostilità, fino alla decisione di cancellare completamente il suo account su X (ex Twitter).
Il regista aveva spiegato le sue motivazioni con parole molto nette: "Ci sono alcune persone tra i miei follower che fingono di essere dalla mia parte, ma in realtà cercano solo di alimentare la rabbia", chiarendo poi che i comportamenti scorretti - "prendere le mie frasi fuori contesto, tentare di farmi violare gli accordi di riservatezza o sfruttare la situazione per trarne profitto" - lo avevano spinto a chiudere ogni canale pubblico. Nelle righe successive aggiungeva un altro tassello al malessere generale: "Ho sempre fatto del mio meglio per i fan con la massima sincerità, ma ho concluso che in questo ambiente non è possibile andare avanti con il progetto. Sono sempre i veri fan a soffrire di più."
In questo intreccio di aspettative elevate, pressioni narrative e confronto diretto con una fanbase enorme, One-Punch Man si ritrova a essere un caso esemplare di quanto il rapporto tra pubblico e industria sia diventato fragile. Mentre J.C.Staff continua la produzione degli episodi e Madhouse prepara il ritorno con Frieren - Beyond Journey's End all'inizio del 2026, la vicenda di OPM 3 mostra quanto la percezione della qualità non dipenda più solo da ciò che appare sullo schermo, ma anche da ciò che accade dietro, tra professionisti che cercano di resistere a un flusso costante di giudizi spesso incapaci di cogliere le condizioni reali di chi crea.