Neon Genesis Evangelion ha scatenato l'ira dei fan con il nuovo adattamento realizzato per Netflix e ora anche il direttore del doppiaggio ha preso le distanze del lavoro compiuto da Gualtiero Cannarsi.
Un articolo di Gianmaria Tammaro per La Stampa prova infatti a ricostruire quanto accaduto prima dell'arrivo delle puntate dell'anime sulla piattaforma di streaming.
Cannarsi sarebbe stato coinvolto sul nuovo adattamento di Neon Genesis Evangelion in un secondo momento, in quanto "massimo conoscitore della materia" in Italia e già in sala di doppiaggio ci sono stati dei problemi di comunicazione tra adattatore e doppiatori.
Fabrizio Mazzotta ha dichiarato di essere stato contattato nel dicembre 2018 per diventare direttore del doppiaggio perché si era già occupato dell'anime in occasione della serie andata in onda su MTV e dell'edizione homevideo del film. Per la VSI, che si è occupata del progetto, la serie sembrava fosse rivolta a un pubblico specifico, idea criticata da Mazzotta, che avrebbe quindi bisogno di un linguaggio particolare. Il responsabile del doppiaggio ha quindi chiesto solo di rivedere i copioni rispetto all'edizione precedente, ma Cannarsi ha riscritto interamente i copioni, situazione che ha rallentato il lavoro di tutti. Mazzotta ha sottolineato: "Il vero problema è stata la riscrittura. Perché farraginosa, difficile, incomprensibile. Apostoli o angeli non importa. Ha anche un motivo e Gualtiero l'ha spiegato. Il linguaggio, invece, è così involuto e complicato, che ha creato anche dei problemi in sala. Mi creda se le dico che, a un certo punto, i doppiatori volevano abbandonare la serie perché non riuscivano a lavorare e perché non volevano rimetterci la faccia".
Mazzotta ha provato a correggere dei passaggi, ma la VIS ha impedito un suo intervento sostenendo che non fosse possibile. In un mese e mezzo si è quindi ultimato il lavoro, ma il direttore del doppiaggio ha criticato la scelta di usare un linguaggio che ha allontanato il pubblico invece che avvicinarlo: "L'adattatore, la sua cifra stilistica, non si possono sovrapporre all'opera. Non si devono riconoscere. L'adattatore deve nascondersi. Deve fare un servizio per lo spettatore. Se capire diventa una cosa complicata, fallisce nel suo compito. Se vuoi la fedeltà assoluta, metti l'originale. E va benissimo".
In sala doppiaggio, inoltre, le persone non riuscivano a capire il materiale che dovevano recitare, essendo quindi costretti a riprendere in mano i vecchi copioni persino per capire dei passaggi.
Mazzotta sostiene di aver provato a invitare più volte Cannarsi in sala di doppiaggio, senza che il suo invito venisse accettato.
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Gualtiero Cannarsi, invece, sostiene di essere stato contattato da VSI perché aveva già curato gli adattamenti della precedente edizione, compiuta ventidue anni fa, decidendo quindi di correggere quelle che considerava delle mancanze: "Nella finzione recitata cinetelevisiva, ci sono l'autore, il traduttore e l'adattatore. Il copione su cui lavora l'adattatore non è fatto della sola traduzione. C'è anche un elemento tecnico, che deve tenere conto di diverse cose. L'adattamento è un ulteriore livello di lavoro". Cannarsi ritiene che fosse necessario realizzare un adattamento che andasse incontro all'espressività giapponese, pensando all'opera: "'adattamento non significa piegare una cultura a un'altra cultura: questo è offensivo. Perché vorrebbe dire che il pubblico non è in grado di comprendere la cultura di partenza". Cannarsi ha sottolineato che il pubblico deve impegnarsi e sia inconcepibile eliminare un contenuto per favorire la comprensione dell'opera, dichiarando che "Non bisogna dare troppa importanza al pubblico. Perché l'arte resta, il pubblico passa". Cannarsi sostiene che si potrebbe rischiare di "instupidire il contenuto" e "sacrificarlo sull'altare della divulgazione", non ritenendo accettabile che si debba utilizzare un linguaggio più accessibile pur di rendere l'opera accessibile a tutti.
Il responsabile dei testi ha quindi ribadito: "Una cosa è il successo commerciale, un'altra cosa è l'opera in sé. E nel caso dell'adattamento, c'entra solo il valore come opera. Il mio adattamento è fruibile; dipende se lo spettatore vuole applicarsi o no". Spetterebbe quindi agli spettatori avvicinarsi in modo consapevole al nuovo adattamento di Neon Genesis Evangelion: "Chi voleva divertirsi con "Evangelion", e si ritrova davanti a un'opera complicata, scaricherà la sua frustrazione sull'opera stessa. E va bene. Tanto passeranno degli anni ed "Evangelion" rimarrà. Io non posso entrare nella testa delle persone e dire loro cosa fare".