Leaving Neverland, il documentario su Michael Jackson distribuito da HBO, ha vinto un Emmy come miglior documentario agli nella cerimonia dei Creative Arts Emmy che si è tenuta a Los Angeles nella notte tra sabato e domenica.
A ritirare il premio è stato Dan Reed, regista e produttore del controverso film (trovate qui la nostra recensione di Leaving Neverland), che ha elogiato dal palco il coraggio di quegli uomini che hanno deciso di raccontare al mondo intero gli abusi sessuali subiti in tenera età dal re del pop: "Questo documentario è stato un viaggio, iniziato con un anonimo riferimento a due giovani di cui non avevo mai sentito parlare su un sito web. Niente di tutto ciò sarebbe stato possibile senza l'incredibile coraggio e determinazione di Wade, di James e delle loro famiglie. Questa è una delle prima volte in cui siamo stati capaci di far luce sugli abusi sessuali su minori, storie non facili da raccontare, che spesso rimangono sconosciute per decenni, per questo è a loro che va il mio grazie dal più profondo del cuore".
Leaving Neverland ha raccontato gli abusi subiti per anni dal ballerino e coreografo australiano Wade Robson e dal californiano James Safechuck, attirati nel "circuito" di Michael Jackson e violentati da lui fin dall'età, rispettivamente, di 7 e 10 anni. Sono le loro testimonianze al centro del film, anche se, come Reed ha ricordato, le ricerche sono state molto più ampie e sempre sottoposte a scrupolosi controlli: "Naturalmente, da parte nostra, abbiamo cercato ogni traccia, ogni testimonianza che potesse confermare la veridicità di quanto hanno detto di aver subito".