Oggi Marco Tullio Giordana si sente libero di dire ciò che pensa e si diverte a lanciare qualche provocazione al pubblico del Locarno Film Festival accorso a sentirlo. Il suo nuovo film La vita accanto, presentato Fuori Concorso in occasione del Pardo alla Carriera, ha fatto sold-out lasciando fuori una cinquantina di spettatori inferociti nonostante possedessero il biglietto per la proiezione. A 74 anni, Giordana si gode il successo e ammette scherzosamente che, visto tutto questo affetto, potrebbe ritirarsi dopo il Pardo alla carriera chiudendo un cerchio inaugurato dal Pardo d'oro conquistato nel 1980 con Maledetti vi amerò. "Voglio fare film belli, non farli tanto per fare. Voglio chiudere la carriera prima di rincoglionire" esclama.
"Faceva caldo molto più di oggi, ma lo reggevo meglio" ricorda poi il regista. "All'epoca mi sembrò un colpo di fortuna già essere invitato, non pensavo certo di vincere". Dalle stelle alle stalle. L'anno dopo arrivò il provocatorio La caduta degli angeli ribelli, che a Venezia fu accolto da una violenta contestazione. "Mi sentivo un genio dopo il Pardo, ero soddisfatto del mio lavoro, ma all'uscita uno mi sputò e Vittorio Mezzogiorno gli tirò una capocciata. Oggi queste cose non succedono più".
La famiglia, luogo del massimo amore e della massima repressione
Come svela la nostra recensione de La vita accanto, nei cinema dal 22 agosto con 01 Distribution, il nuovo lavoro di Giordana racconta il dramma e i dissidi interni di una famiglia borghese. Guai, però, a definirlo melodramma. "Non è un melò" ribatte il regista. "Il melodramma ha delle regole precise. Scambiare le liti familiari per un melodramma è un errore, in ogni famiglia volano i piatti, ma questo non è melodramma, è la vita. Il conflitto è inevitabile perché la famiglia si regge sul tabù dell'incesto per conservare la proprietà. Il luogo in cui si produce il massimo amore è anche il luogo della massima repressione".
La vita accanto è dedicato a Chantal Akerman e Marco Bellocchio. Marco Tullio Giordana spiega il motivo di questo duplice omaggio: "Chantal Akerman era una donna bella e intelligente, si metteva in scena nei suoi film. Ho scelto di dedicarle il film perché aveva un rapporto tormentato con la madre, quando è mancata ha scelto di togliersi la vita. Bellocchio è stato lui a scegliere me, aveva acquisito i diritti della sceneggiatura, ma l'irrompere di altri progetti lo ha spinto a rinunciare a malincuore. Allora mi ha offerto il film. Quando ero giovane era un mio modello, avendo solo 10 anni di più ne sentivo la vicinanza".
Lo scarso prestigio del cinema
Per La vita accanto Marco Tullio Giordana ha faticato non poco a trovare le interpreti perché aveva bisogno di vere musiciste, visto che la musica è parte integrante della storia. "Sonia Bergamasco l'ho chiamata perché è diplomata in pianoforte al conservatorio. Quando l'ho scoperto le ho chiesto 'Ma sei matta a fare l'attrice?', Beatrice Barison l'ho cercata nei conservatori ed è un'esordiente assoluta. Prima di lei molte pianiste si sono rifiutate di sostenere il provino. Il cinema gode di poco prestigio tra i musicisti. Non solo tra i musicisti, a dir la verità".
Giordana è ben consapevole della crisi della settima arte aggravata, a suo dire, dalle piattaforme streaming, colpevoli dell'appiattimento generale. "Lo streaming oggi è comandato dall'algoritmo. come la pesca a strascico, pesca nella medietà, ma questo va contro l'essenza del cinema. Io non mi posso far guidare dall'algoritmo. L'algoritmo si stuferà, non può esistere una vita governata dall'intelligenza artificiale, è una bolla che scoppierà, ma intanto si faranno un sacco di film pilotati, dominati dalle costrizioni varie, dall'inclusività. La cultura woke è così fastidiosa, ma la gente si è stancata come dimostrano i flop dei film Disney".
Tra le lodi per Marco Bellocchio e quelle per Valerio Zurlini, che lo ha consolato in un momento di crisi fornendogli preziosi consigli, Marco Tullio Giordana nomina il film di cui vorrebbe carpire i segreti: "Tutti i film di Jacques Demi. La grazia, le scene musicali. Li amo molto". Ma per la sua indole, il cineasta sarebbe andato naturalmente in un'altra direzione e confessa: "Sarei stato un fantastico regista di horror, ma non mi hanno preso sul serio".