L'uomo nel lampo: Il testo e la spiegazione del brano di Massini e Jannacci presentato a Sanremo 2024

Stasera Stefano Massini e Paolo Jannacci hanno presentato il brano L'uomo nel lampo: ecco il testo della canzone che denuncia le morti bianche

L'uomo nel lampo: Il testo e la spiegazione del brano di Massini e Jannacci presentato a Sanremo 2024

Stefano Massini e Paolo Jannacci hanno ricevuto la standing ovation dell'Ariston al termine del brano L'uomo nel lampo. La canzone presentata a Sanremo 2024 è una denuncia sulle morti bianche, ogni anno in Italia muoiono quattro persone al giorno sul posto di lavoro, secondo i dati Inail. Ecco il testo de L'uomo nel lampo e la presentazione di Amadeus

La Presentazione di Amadeus

Per presentare Stefano Massini e Paolo Jannacci, Amadeus è sceso tra il pubblico." Sanremo è musica, è Festival della canzone italiana, Sanremo è riflessione e dobbiamo riflettere su cose importanti e drammatiche", ha detto il conduttore.

Amadeus ha ricordato che ogni giorno in Italia quattro persone muoiono sul posto di lavoro, poi ha chiesto di immaginare un operaio che mentre lavora in fabbrica viene travolto da un'esplosione. "Lo abbiamo visto sparire come in un lampo", ha detto il presentatore introducendo Paolo Jannacci e Stefano Massini con "L'uomo nel lampo".

Testo de L'uomo nel Lampo

Ehi, ehi Michè,
Sono io Michè, questa voce lontana
Dicono, sai la vita è strana
Ma più che strana è proprio bastarda
Ed io lo so perché mi riguarda
Da quando il mio filo si è rotto
Sono una foto appesa in salotto
E in quella foto oltretutto...
Ma dai Michè son così brutto
Occhi chiusi, viso scuro...
Che se mi avessero detto giuro
Questa foto resterà di te
Accidenti Michè, mi sarei messo in posa
1,2,3, flash, perfetto
Sono io, sì, sono l'uomo di cui ti hanno detto
Che un lampo mi portò via
E di me non resta, che una fotografia
C'era una volta un uomo che vide come un lampo
sorrise e alzò le mani come per abbracciarlo
L'uomo nel lampo che non è più tornato
Lo videro in quel lampo e lì si è addormentato
Proprio quel lampo che portò via mio padre
e che da quel momento è musica nel vento
Sai Michè,
non è che sono solo in questo posto
C'è più folla che a Rimini ad agosto
Tutti come me finiti fuori pista
Tutti fuori dalla lista
Tutti con il marchio addosso di questo paradosso
Che il lavoro porta sotto terra
e l'operaio muore come in guerra
Ma io Michè, io che ridevo anche dei guai
io, che la battuta non mi mancava mai,
Quando mi dicono: "la fabbrica è una miniera"
No, piuttosto è una galera
Perché loro si fanno l'ora d'aria
e pure noi, nel senso che saltiamo in aria...
E nelle fiamme di 6 metri e via..
Passi da uomo a fotografia.
C'era una volta un uomo che vide come un lampo
sorrise e alzò le mani come per fermarlo
L'uomo nel lampo che non è più tornato
Lo videro in quel lampo
Questo lampo non ha odore ne colore
Il lampo uccide ma senza far rumore
Poi ti guardi ad uno specchio
E lì vorresti perdonare
E vabè, basta dai...
Da questa foto mi guardo intorno
E non ho smesso un solo giorno
in silenzio fotografato e muto di dirti:
"ciao Michè, sono il padre che non hai conosciuto"

La spiegazione di Stefano Massini

Al termine dell'esecuzione, accolta da una lunga standing ovation del pubblico dell'Ariston, Stefano Massini, primo italiano a vincere il Tony, ha ringraziato gli spettatori e poi ha detto: "Al festival si sono cantate bellissime canzoni d'amore, è stato declinato qui in tutti modi possibile, c'è un amore di cui non si parla mai, che è fondamentale, ed è l'amore per i nostri diritti".

Lo scrittore e drammaturgo ha spiegato che sono soprattutto" i diritti che ci identificano" e che sono alla base di un'unica "parola molto bella: dignità".

Nella presentazione alla stampa Stefano Massini ha spiegato: "Si tratta di un dialogo in musica. C'è un padre morto giovanissimo in un incidente sul lavoro, uno di quelli che funestano le nostre cronache, senza far notizia al punto tale che neppure destano più scandalo perché il lavoro è diventato un far west e i diritti sono un lusso"

E ancora: "L'assuefazione alle cosiddette morte bianche è ormai un dato di fatto, e con questo brano di teatro-canzone tentiamo di sollevare il velo della narcosi. La canzone è un piccolo ritratto di vita, drammatica perché cristallizza un dialogo impossibile: da quella fotografia appesa in salotto, il padre non smette mai di parlare al figlio, che nel frattempo cresce nella leggenda di quel papà morto dentro un lampo".