La 75° edizione del festival del film di Locarno si è aperta con il Pardo alla carriera al grandissimo Jean-Pierre Léaud, alter ego privilegiato di François Truffaut, e con l'arrivo al Festival della diva più scintillante di Hollywood, Melanie Griffith. La star di Qualcosa di travolgente, fresca di divorzio da Antonio Banderas, ha presentato al festival Thirst, corto al femminile diretto da Rachel McDonalds. Protagonista della storia è Billy, aspirante suicida che stringe amicizia con Sue, una donna di mezza età che conserva ancora i segni dell'antica bellezza e lo aiuterà a trovare nuove motivazioni per ricominciare da capo. Oggi Melanie incontrerà il pubblico, ma prima di lei a riscaldare la platea svizzera è in arrivo Rita Pavone. La star della canzonetta nostrana anni '60 si racconterà in una lunga conversazione e introdurrà Non stuzzicate la zanzara di Lina Wertmüller, pellicola del 1967 che fa parte della prestigiosa retrospettiva Titanus e che propone un perfetto alter ego per la Pavone, una giovane ribelle che sfugge al controllo della famiglia per realizzare il sogno di cantare.
Protagonista della serata in Piazza Grande è l'attore tedesco Armin Mueller-Stahl, a cui verrà consegnato il Lifetime Achiement Award. Forte di una carriera che spazia dal cinema alla tv, Mueller-Stahl ha lavorato con maestri come Fassbinder, con cui ha girato Lola, Soderbergh, Jarmush, Costa-Gavras, De Palma e Cronenberg. Oggi gli verrà tributato il giusto omaggio di fronte alla Piazza di Locarno gremita per la visione di Dancing Arabs, pellicola firmata dall'israeliano Eran Riklis che prova a raccontare le difficoltà di integrazione degli arabi in Israele attraverso la storia di Eyad, brillante adolescente di origine araba costretto a sopportare il peso del pregiudizio dopo essere stato accettato in un prestigioso collegio israeliano di Gerusalemme. Eyad arriverà perfino a fingersi israeliano per migliorare la propria condizione, ma la propria etnia rende difficoltosa il rapporto con una bella coetanea conosciuta sui banchi di scuola. Ad aprirgli gli occhi ci penserà l'incontro con Jonathan, giovane affetto da distrofia muscolare. Pellicola che affronta con delicatezza e sense of humor il tema del conflitto focalizzandosi sull'aspetto umano e sulle relazioni dei due popoli. Nel film ritroviamo i protagonisti del bel Paradise Now Ali Suliman, che interpreta il padre del protagonista, e Kais Nashif in un ruolo di contorno.
A inaugurare il concorso internazionale, oggi, sono l'argentino The Princess of France di Matías Piñeiro e il filippino From What Is Before di Lav Diaz. Quello di Matians Pineiro è un film teatrale, intriso d'arte fin dalla prima spettacolare sequenza della partita di calcio mostrata in una ripresa aerea accompagnata dalla Sinfonia di Schumann. La sequenza successiva si svolge in una mostra d'arte dedicata al pittore francese Bouguereau, accademico realista nemico degli Impressionisti. Ma l'impianto de La princesa di Francia è soprattutto teatrale. Il protagonista, Victor, fa ritorno a Buenos Aires dopo un anno di assenza per mettere in piedi una versione radiofonica di Pene d'amor perdute di Shakespeare. A circondarlo vi sono ben cinque attrici: la fidanzata, l'amante, la ex che spera in un ritorno di fiamma, l'amica della ex e una sconosciuta con cui potrebbe nascere qualcosa. In un turbine di parole si parla d'amore, ma il finale non è quello sperato. O meglio, come dice la voce che chiosa la breve pellicola, un'opera d'arte è come un vino. Se è buono non serve un'etichetta a dimostrarlo. Di tutt'altro tenore la pellicola fiume di Lav Diaz, sorta di Heimat filippino che racconta le vite degli abitanti di un villaggio contadino prima che il dittatore Marcos introducesse la Legge Marziale.
Da segnalare, fuori concorso, la presenza di Creep, horror indie americano diretto e interpretato da Patrick Brice insieme al popolare Mark Duplass. La pellicola, eccentrica e claustrofobica, sfrutta un'estetica indie per raccontare la storia di un disoccupato che, navigando su internet, si imbatte in una strana offerta di lavoro per un cineoperatore. Pieno di speranza, l'uomo si reca in una baita sita in un remoto villaggio di montagna dove si imbatte nel suo datore di lavoro. Con il passare del tempo, l'operatore intuisce che il soggetto da riprendere nasconde oscuri segreti che trasformeranno la sua esperienza in un incubo.