Jasmine Trinca, una degli interpreti de La scuola cattolica di Stefano Mordini, punta il dito contro la scelta della censura di vietare la visione del film sul massacro dei Circeo ai minori di 18 anni.
La censura si è abbattuta su La scuola cattolica alla vigilia dell'uscita nelle sale italiane, prevista per domani, motivando la decisione con le scelte artistico-espressive sul punto di vista con cui viene raccontata la formazione dei giovani, futuri protagonisti del massacro dei Circeo.
Jasmine Trinca, interprete di Coralla Martiroli, madre di uno degli studenti coinvolti nella vicenda, ritiene gravissima la scelta della censura di impedire la visione del film ai giovani e dichiara al Corriere della sera:
"Credo sia importantissimo rendere visibile, nel senso pieno della parola, questo film e questa vicenda per un pubblico di ragazzi che in quella storia, di cui non hanno esperienza diretta, possono ritrovare le radici e la drammatica evidenza di tanta attualità. Non solo possono rispecchiarsi, ma farla propria, empatizzando e rifiutandone l'orrore. Privare loro per primi di questa occasione sarebbe gravissimo".
Parlando dei suo personaggio, Trinca lo definisce: "Una madre borghese vittima e dea della sua vanità, un'attrice che vive nel mausoleo della sua bellezza. Che predica educazione che è mala educazione, sorretta da una doppia morale continua. È l'incarnazione dell'ipocrisia di queste famiglie dove la povertà è lo spauracchio, la virilità è ostentata e l'unico femminile accettato è il materno. Con il sottotesto che la donna è peccatrice".
Anche se la quarantenne Jasmine Trinca, all'epoca dei fatti criminosi noti come massacro dei Circeo, non era ancora nata, riconosce l'importanza di quello che considera come uno spartiacque nella denuncia collettiva della violenza contro le donne:
"Solo dopo quell'orrore lo stupro nel nostro Paese passa da reato contro la morale a reato contro la persona. È l'altroieri. Quello che è arrivato a me come giovane donna, avendolo vissuto solo indirettamente, è la forza del movimento femminista nato da lì, la presa di parola. L'idea che un "no" sia un "no", non ci sono sfumature. Eppure, ancora si mette in discussione la versione delle donne: chissà cosa aveva fatto, chissà come si era vestita, non doveva passare per il parco. Questo è il motivo che mi ha spinto ad accettare di fare questo film. Quel che mi chiama nelle scelte, anche in un ruolo piccolo ma complesso come questo, è tentare attraverso il cinema, ovvero l'adattamento artistico, di tenere presente e viva la storia del nostro Paese. Che si continua a riflettere sul presente. Questa è una vicenda del 1975 ma suona viva, come i fatti di cronaca continuano a ricordarci".