È morto improvvisamente Joseph Ayimbora, ghanese, residente in una località protetta nei pressi di Caserta. Era l'unico sopravvissuto alla strage del 18 settembre 2008, nella quale un commando di camorristi ammazzò, senza ragione, sei giovani africani. Si era salvato fingendosi morto e benché gravemente ferito, aveva, con la sua testimonianza consentito l'arresto di
tutti gli esecutori della strage: Giuseppe Setola, Giovanni Letizia, Alessandro Cirillo, Davide Granato, Antonio Alluce. In questi giorni Là-bas, film diretto da Guido Lombardi che ricostruisce il fatto di sangue, arriva nei cinema (nelle sale dal 9 marzo distribuito da Istituto Luce). La pellicola, vincitrice a Venezia del Leone del Futuro come Migliore Opera Prima, sarà dedicata proprio a Joseph Ayimbora e ai suoi sei compagni morti ammazzati per mano della camorra.
Di seguito una piccola testimonianza del regista e dei produttori (Dario Formisano, Gaetano Di Vaio, Gianluca Curti), raggiunti dalla notizia. "Avevamo appena corretto il suo nome nella didascalia finale del nostro film. Joseph Ayimbora era l'unico sopravvissuto alla strage di Castel Volturno, quello - così recita la didascalia - che fingendosi morto aveva poi con la sua testimonianza consentito l'identificazione e l'arresto degli assassini. Nella copia del film presentata a Venezia, mancava una "i", tra la "y" e la "m" del cognome, e questo piccolo errore, forse una traslitterazione sbagliata, ci è sembrato comunque da correggere. Un segno di rispetto per una persona che non abbiamo conosciuto ma che avevamo solo poche settimane fa ammirato in tv, nella bella ricostruzione che Un giorno in pretura ha fatto del processo di Santa Maria Capua Vetere agli stragisti di Castel Volturno. Un uomo tutto d'un pezzo, quasi spiazzante nel suo coraggio, forte e necessario. Con il quale senza esitazioni andava a riconoscere i volti degli assassini dei suoi amici. Chissà quanto consapevole del destino di clandestinità e protezione che l'aspettava. Ci siamo detti che sarebbe stato bello e interessante coinvolgerlo in qualche modo nel lancio del nostro film, sottrarlo alla routine della scorta, riuscire a farglielo vedere, discuterne con lui. Non era facile e adesso non è più possibile. Joseph, l'ingegnere imprenditore poco più che trentenne, che solo l'ex sindaco di Castel Volturno continua a credere un delinquente, al punto da disertare la scoperta della targa commemorativa della strage con il suo nome accanto a quello delle sei vittime, è morto anche lui. Per un aneurisma improvviso, solo l'esame autoptico dirà quanto legato al trauma e alle ferite (una decina, da armi da fuoco) riportate nell'agguato del 18 settembre 2008. È comunque la settima vittima della strage "di San Gennaro", anzi l'ottava se nel conto mettiamo Miriam Makeba, portata via da un malore anche lei a Castel Volturno, dopo aver cantato nel concerto commemorativo della strage voluto pochi mese dopo l'eccidio da Roberto Saviano. Noi non abbiamo conosciuto Joseph Ayimbora, ma per quel che serve ci stringiamo alla moglie e al figlio piccolo che aveva chiamato Alessandro, come il primo commissario di P.S. ad avergli fatto da capo scorta. E quella didascalia attraverso la quale dedichiamo a lui e ai suoi compagni il nostro film ci sembra in queste ore più che mai necessaria. Domani, nella conferenza stampa già programmata alla Casa del cinema a Roma, troveremo un modo per continuare a ricordarlo".