In attesa dell'uscita italiana di The Old Oak, il nuovo film di Ken Loach in arrivo nelle sale in autunno distribuito da Lucky Red, l'appassionato regista inglese si è goduto un bagno di folla al Festival di Locarno 2023, dove ha presentato il film in Piazza Grande insieme allo sceneggiatore e fedele collaboratore Paul Laverty.
Come rivela la nostra recensione di The Old Oak, il film racconta la storia di un piccolo villaggio minerario del Nord dell'Inghilterra che si anima quando alcune famiglie di profughi siriani si trasferiscono in loco. Dopo un'iniziale problematica accoglienza, dall'integrazione tra profughi e siriani nasceranno grandi eventi. Il territorio raccontato dal film è lo stesso dei precedenti I, Daniel Blake e Sorry We Missed You, in un'ideale trilogia loachiana.
"In I, Daniel Blake abbiamo raccontato di come lo stato rifiuta l'aiuto necessario ai vulnerabili e ai fragili, negandogli la dignità e generando in loro rabbia" spiega Ken Loach. "Poi siamo passati a una storia complementare sul lavoratori più deboli della new economy. I loro padri lavoravano otto ore e riuscivano a mantenere la famiglia, Loro ne lavorano 12, sono sotto la soglia della povertà e devono fare un altro lavoro la notte per sopravvivere. In quella regione le industrie d'acciaio, di costruzioni e le miniere sono scomparse o sono state decentrate, lasciando una grande miseria e privazione, ma esiste ancora il ricordo della solidarietà. Non potevamo lasciare questa regione senza raccontare questa storia che mostra la devastazione, ma anche la solidarietà che anima le persone".
Sorry We Missed You, Ken Loach: "Una diseguaglianza così non si può sopportare"
Soffermandosi sulla storia al centro del film il regista prosegue: "Paul Laverty ha avuto l'idea di raccontare la storia dei profughi di guerra siriani calati in questa comunità. La loro presenza chiarisce che il ricordo della solidarietà è ancora vivo e vitale. Ecco perché ho voluto raccontare questa storia".
Loach si concentra poi sulla situazione politica attuale e sulla perdita di leadership dei sindacati: "All'epoca i sindacati erano forti, i rappresentanti dei minatori entravano in sciopero per ottenere diritti e le loro azioni avevano potere perché c'erano unione e solidarietà. Con la perdita di leadership dei sindacati tutto questo è venuto meno. La speranza è politica. La dove viene meno, là dove c'è disperazione, lì le destre proliferano perché trovano terreno fertile con il loro populismo. Dobbiamo tenere in vita la speranza se vogliamo che un cambiamento sia possibile".