Jujutsu Kaisen, le situazioni lavorative degli animatori dello studio MAPPA: "Forse guadagnano 400$ al mese"

Studi ad alto budget come questi sono noti per perpetuare condizioni di lavoro difficili, precedentemente descritte dai dipendenti come un "incubo" e "catastrofiche".

Una scena di Jujutsu Kaisen

Il successo mondiale di Jujutsu Kaisen è in netto contrasto con le condizioni lavorative denunciate da animatori e associazioni no-profit. Il caso MAPPA, accusato di ritmi insostenibili e compensi irrisori, svela le crepe profonde dell'industria anime. Anche figure autorevoli come Jun Sugawara e Genga-chan confermano: il silenzio è la regola, ma la realtà è allarmante.

Il prezzo del successo: dentro il "sistema MAPPA"

Jujutsu Kaisen continua a scalare classifiche e incassare consensi, ma dietro le scene animate con cura millimetrica si nasconde un sistema produttivo definito da alcuni come "catastrofico".

Jjk Yuji Megumi Nobara
Una scena di Jujutsu Kaisen

È proprio il caso dello studio MAPPA, più volte finito nel mirino per condizioni di lavoro ritenute insostenibili. In una recente intervista concessa ad Anime News Network, Genga-chan, animatrice e rappresentante della no-profit Animator Supporters, ha rotto - almeno in parte - quel muro di silenzio che circonda la questione: "È difficile, quindi spesso la gente tende a tenersi tutto dentro e a non parlarne".

Al fianco di Genga-chan c'era anche Jun Sugawara, fondatore della stessa organizzazione, che ha puntato il dito contro la logica produttiva di alcuni grandi studi: "Si dice che da MAPPA ci sia una regola non scritta per cui non si deve parlare [delle condizioni di lavoro]".

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Sugawara descrive un meccanismo che brucia i suoi stessi talenti: freelance pagati a disegno (200 yen ciascuno, ovvero circa 1,30 €), ritmi frenetici, scadenze impossibili. Anche un animatore esperto che produce 300 disegni al mese - un'enormità - porterebbe a casa meno di 420 dollari, cifra appena sufficiente per vivere in una microstanza a Tokyo.

Il lato oscuro dell'animazione giapponese

Secondo Sugawara, questo ambiente tossico genera una strana ironia: "Molti animatori sono artisti nell'anima, e a volte è proprio un ambiente difficile a tirare fuori opere potenti. Ma questa dinamica è insostenibile, e finisce per spingere le persone ad abbandonare tutto". Il dato è allarmante: il 90% degli animatori abbandona il mestiere entro tre anni.

In risposta a questa realtà, Animator Supporters offre un'ancora di salvezza: dal 2010, l'associazione ha messo in piedi il progetto Animator Dormitory, offrendo alloggi accessibili e tutoraggio diretto con veterani come Terumi Nishii, key animator di Jujutsu Kaisen 0. Un tentativo concreto di rallentare l'emorragia di talenti, in un'industria che non si preoccupa di far crescere chi vi lavora.

Jujutsu Kaisen Yuji
Il protagonista di Jujutsu Kaisen

Anche Hiroya Hasegawa, vicepresidente MAPPA, ha recentemente ammesso l'esistenza di -"molte sfide, non solo per noi", sottolineando quanto oggi il mestiere dell'animatore venga spesso frainteso. "Non ha senso promuovere l'idea che l'animazione sia difficile, ma è fondamentale non lasciare ai singoli la responsabilità di trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata"_. Ma le parole, da sole, non bastano. Serve un cambiamento strutturale. E serve adesso.