Jodie Foster: "Jonathan Demme era il mio regista femminista preferito"

Jodie Foster ricorda quanto fosse un regista "femminista" Jonathan Demme, che la diresse nel film vincitore del premio Oscar "Il silenzio degli innocenti".

Un ritratto di Jodie Foster

Durante la promozione del film Vie Privée a Cannes, Jodie Foster ha ricordato il legame speciale con Jonathan Demme, definendolo il suo "regista femminista preferito", mentre rifletteva sul cambiamento nell'industria cinematografica e l'importanza di offrire spazio anche a registe donne.

Demme, il femminismo e il silenzio degli uomini potenti

Nel turbinio dorato del Festival di Cannes, Jodie Foster ha riacceso i riflettori su un nome che ha lasciato un'impronta profonda nella sua carriera e nel cinema tout court: Jonathan Demme. Regista di capolavori come Philadelphia e Qualcosa di travolgente, ma soprattutto del cult Il silenzio degli innocenti, Demme non fu solo un maestro di messa in scena, ma anche, per Foster, "il mio regista femminista preferito". Intervistata da Variety per la promozione del suo nuovo film Vie Privée, l'attrice ha sottolineato come il femminismo non abbia nulla a che vedere con il genere biologico: "Non dovrebbe contare se un film lo fa un uomo o una donna: dovrebbe contare l'essere umano dietro la macchina da presa".

Primo piano di Jodie Foster in una scena de IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI
Jodie Foster in Il silenzio degli innocenti

Parole che si fanno ancora più potenti se si considera l'eredità di Demme, già celebrato anche da Paul Thomas Anderson come "il mio regista preferito, di altissimo livello". Ma Foster, pur riconoscendo l'importanza della scelta istintiva, ammette: "Penso che un sistema di quote sia necessario, soprattutto per offrire opportunità ai registi esordienti. Bisogna iniziare presto, così da garantire a tutti le stesse chance".

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Negli ultimi dieci anni, secondo Foster, qualcosa si è rotto - finalmente. "L'America ha vissuto un momento d'oro di consapevolezza, in cui chi prendeva decisioni si è svegliato dal torpore della propria xenofobia, razzismo e sessismo", ha dichiarato. "Venivano pubblicamente messi sotto accusa e si sono trovati costretti a guardarsi allo specchio". Ma il cambiamento, avverte, non è stato guidato dalle donne al comando: "Anche quando ai vertici c'erano Amy Pascal, Sherry Lansing e Dawn Steel, le liste dei registi restavano tutte al maschile. Serve che chi guida gli studios si disintossichi dal pregiudizio istituzionale".

Dopo aver lavorato con registe in True Detective, Nyad e ora Vie Privée, Foster ha rifiutato per impegni il cameo nel nuovo Freaky Friday, diretto da Nisha Ganatra: "Ero impegnata con questo film, ma Jamie Lee Curtis è una cara amica, ho seguito il set". In chiusura, svela il suo desiderio di tornare alla regia, se troverà i fondi: "Preferisco dirigere che recitare, ma è difficile far decollare i progetti. Se non posso farli miei, non ha senso farli". E con questa dichiarazione d'amore per un cinema autentico, personale, d'autore, Jodie Foster si riconferma una voce rara e potente, capace di fondere memoria e militanza con eleganza.