"Gary era un doberman. Grintoso e insistente, affrontava i fatti con la convinzione incrollabile che il pubblico avesse diritto a sapere la verità. Era il cronista della gente comune, del popolo. Aveva un'idea molto chiara del significato di cose come la verità e la giustizia. Era una persona autentica, che amava i gruppi punk e l'hockey. Non aveva paura di mettersi contro i pezzi grossi. Abbiamo bisogno di persone come lui, soprattutto oggi che rischiamo di perderci nel labirinto mediatico di politicanti e opinionisti". Con queste parole il regista Michael Cuesta, già vincitore di un Emmy con la serie Homeland, introduce il protagonista del suo La Regola del Gioco.
Il film, distribuito da BIM il 18 giugno, ricostruisce una delle inchieste giornalistiche più sconvolgenti che ha scosso irrimediabilmente l'America e la vita del giornalista coinvolto. Stiamo parlando di Gary Webb che, tornato in California per entrare nella redazione del San José Mercury News, nell'estate del 1995 riceve la telefonata che avrebbe cambiato per sempre la sua vita e il percorso della sua carriera. Così, dopo aver vinto il premio Pulitzer per gli articoli sul terremoto di Loma Prieta, dedica i successivi anni ad indagare sulla pista offerta da una certa Coral Baca. Determinato a seguire il suo istinto, Webb scopre un'oscura alleanza tra i trafficanti di droga, un esercito ribelle ed i loro contatti all'interno della CIA.
I tre articoli dell'inchiesta intitolata Dark Alliance (Alleanza oscura) vennero pubblicati dal Mercury News nel 1996. Qui Webb parla di trafficanti di droga che, lavorando con i Contras nicaraguensi fiancheggiati dalla CIA, facevano arrivare quantità enormi di cocaina a Los Angeles, dove gli spacciatori inondavano le strade di crack. Ma il risultato più grande dell'inchiesta riguarda i proventi della vendita della droga, che venivano usati per finanziare le milizie dei Contras sostenute dall'amministrazione Reagan e impegnate in una guerra civile in Nicaragua.
Ad interpretare questo spirito libero e determinato è Jeremy Renner, coinvolto nel progetto anche a livello produttivo. "Quando il produttore esecutivo Don Handfield mi ha fatto conoscere questa storia, ho capito che volevo interpretare Gary. Mi sono subito messo al lavoro, chiedendo o riscuotendo favori, per trovare i fondi necessari a produrre il film. La storia di Gary doveva essere raccontata. Il suo è un viaggio emotivo ed eccitante, ma anche molto attuale, se pensiamo all'impatto che hanno sulle nostre vite i moderni sistemi di sorveglianza e i social media. Il governo e i politici possono essere chiamati a rispondere del loro operato solo se esiste una stampa libera, impegnata e vitale. Gary ha fatto la cosa giusta, pagando un prezzo personale altissimo. La sua storia mi ha commosso". E, per immergerci completamente nei rischi del giornalismo libero ecco la clip esclusiva Giornalismo d'assalto. Nel cast anche Ray Liotta, Paz Vega, Michael Sheen e Andy Garcia.