Va in onda stasera su Rai1, alle 21:25, Io, una giudice popolare al Maxiprocesso, la docufiction con Donatella Finocchiaro e Nino Frassica, che ricostruisce il Maxiprocesso tenutosi a Palermo nella seconda metà degli anni Ottanta, una pietra miliare nella lotta contro la mafia. La televisione e il cinema lo hanno raccontato più volte, affascinati dalle personalità dei suoi protagonisti, da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a Tommaso Buscetta. La docufiction sceglie di farlo cambiando prospettiva, mettendo al centro del racconto una delle giurate popolari che hanno contribuito alle storiche condanne con cui il processo si è concluso: non un personaggio famoso, dunque, ma una persona comune, che si è trovata catapultata in un evento storico dimostrandosene all'altezza
Sicilia, 1986. Caterina (Donatella Finocchiaro) è una giovane insegnante di Cefalù, soddisfatta della sua vita. È felicemente sposata con Salvatore, un piccolo antiquario, e ha un figlio adolescente, Luca, appassionato di calcio. Un giorno la sua tranquilla quotidianità viene interrotta da una convocazione del tribunale di Palermo. È stata sorteggiata come giurata popolare nel Maxiprocesso, istruito dai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con il quale per la prima volta nella storia lo Stato italiano porta alla sbarra killer e capimafia, accusati di aver costituito un'associazione criminale detta Cosa nostra sotto il controllo di un vertice chiamato "Cupola".
Caterina è spiazzata: è un impegno gravoso e anche pericoloso, ma convinta dai giudici e spalleggiata dal marito accetta. E la sua vita ne esce stravolta. Deve lasciare il lavoro e recarsi ogni giorno nell'aula bunker di Palermo per assistere alle udienze. Davanti a lei sfila gente spietata responsabile di centinaia di omicidi di altri mafiosi e di gente qualunque. È un'esperienza che la sciocca profondamente. Ma soprattutto è il suo privato a non essere più lo stesso. Il figlio Luca, sentendosi trascurato, diventa aggressivo e ostile. Il negozio del marito viene vandalizzato dai mafiosi e l'uomo chiede alla moglie di lasciare il processo e tornare alla vita di prima.
Caterina è spaventata, combattuta, sul punto di cedere, ma resiste. Grazie al sostegno di Giordano e Grasso, giudici del processo, all'amicizia di Rita, un'altra giurata, e al cambio di atteggiamento del marito e del figlio, che dopo le prime incomprensioni finiranno per supportarla, Caterina resta al suo posto fino alla fine, prendendo parte alla Camera di Consiglio che stabilirà, nel dicembre del 1987, pene pesantissime per gli accusati. Un colpo terribile alla mafia siciliana, inferto anche grazie al coraggio e al senso civico di Caterina.
La docufiction si avvale di un cast eccezionale, a cominciare da Donatella Finocchiaro e Nino Frassica, per la regia di Francesco Miccichè, e di interviste uniche e preziose ai protagonisti dell'epoca - dal pubblico ministero Giuseppe Ayala al Presidente della Corte Alfonso Giordano, passando per il giudice a latere Pietro Grasso fino ai membri della giuria popolare Maddalena Cucchiara, Francesca Vitale, Teresa Cerniglia e Mario Lombardo. I filmati d'epoca inseriti sono stati forniti dalla Rai (da Rai Teche che, in collaborazione con Rai Sicilia, ha digitalizzato e conserva l'intero girato del Maxiprocesso); le foto e i titoli dei giornali mostrati fanno parte dell'archivio de L'Ora di Palermo e sono stati forniti dalla Biblioteca Regionale Siciliana. Gli innesti fiction e alcune interviste sono state girate dentro l'aula bunker, dove si è tenuta realmente la Camera di Consiglio del processo. Alcune riprese sono state realizzate nelle stanze di ristoro e in quelle in cui dormirono i giurati in quei 35 giorni.