Dopo la gioia per l'ingresso nella cinquina per il miglior film internazionale, per Matteo Garrone è il momento delle recriminazioni per non aver vinto l'Oscar. Ospite del Bifest - Bari International Film Festival, il regista di Io capitano ha intrattenuto il pubblico del Teatro Petruzzelli, gremito per l'occasione, lamentandosi dell'occasione mancata.
"Potevamo vincere" ha spiegato Garrone nelle dichiarazioni riportate da Ansa. "Purtroppo la campagna degli Oscar non è andata come doveva andare, non abbiamo avuto il distributore americano giusto che ha investito quello che andava investito e poi, soprattutto, nessuno ci ha detto che si poteva correre in tutte le categorie. Una cosa che fa la differenza perché è una gara in cui non tutti partono alla pari. Se corri per tutte le categorie hai come votanti tutti i diecimila dell'Academy, mentre per la categoria miglior film straniero a votare sono solo in mille".
Io capitano? Un film "strano"
Dopo essere entrato nella cinquina dei candidati al miglior film straniero, Io capitano è stato battuto da La zona d'interesse di Jonathan Glazer, ma per Matteo Garrone la vittoria era a portata di mano, anche se poi ammette: "Io capitano è un film davvero strano. È stato rifiutato da alcuni festival e da tanti distributori e anche il fondo europeo di Euroimages, che in genere ha sempre sostenuto i miei film, questa volta ha detto no. Non ho avuto nessuna motivazione scritta, ma quando poi l'ho chiesto mi hanno detto che era stato bocciato 'perché trattava un tema cosi drammatico in maniera avventurosa'".
Come svela la nostra recensione di Io Capitano, la pellicola racconta il dramma dei migranti economici dall'Africa in Europa seguendo la storia di due giovani. Garrone ha sottolineato come questo film sia una vera e propria Odissea contemporanea: "La realtà è molto più dura e così ho lavorato per sottrazione. Oggi poi, va considerato, che c'è il problema dei social. Questi ragazzi africani vivono già virtualmente nel nostro paese grazie alle immagini che noi postiamo. Immagini che fanno immaginare loro che sia tutto facile da noi, ma non è così. Per fortuna c'è stata una straordinaria accoglienza nelle scuole grazie a professori illuminati. I giovani credo possano davvero cambiare le cose".
Il regista ha, infine, annunciato che "ad aprile andremo in Senegal, dove tutto è iniziato, e porteremo il film nei villaggi più remoti con degli schermi mobili. Vale a dire che torneremo dove i due protagonisti esordienti, Seydou Sarr e Moustapha Fall, hanno cominciato il loro viaggio".